XIV

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Il silenzio era forse troppo imbarazzante per entrambe le parti. Dinah e Normani non osarono aprire bocca, guardarono soltanto Peterson e questo ormai da troppi minuti.
L'uomo rimase ancora qualche istante fermo in piedi a guardarsi le scarpe in pelle color carbone. Guardò il tavolino dove la cartella con le informazioni era chiusa in malo modo, poi prese coraggio e alzò lo sguardo verso le ragazze.
<Posso fare qualcosa per voi, ragazze?> chiese in modo cordiale.
<Veramente questo volevamo chiederlo a Lei, signor Peterson. Cosa ci fa a casa di Lauren?> domandò subito Dinah, muovendosi in avanti, notando il disordine in salotto. Non solo Lauren aveva bevuto, capendolo dalle lattine di birra per terra, ma neanche la sua alimentazione fu tra le più salutari. Si chinò guardando i sacchetti di patatine.
Nel mentre Peterson rimuginò sul cosa poter rispondere, per depistarle.
<Notando che Lauren non stesse venendo a lezione da una settimana, mi stavo preoccupando> concluse poi, annuendo, forse più a se stesso che loro.
Dinah si rialzò guardando l'amica, le quali si diedero uno sguardo d'intesa.
<Lei sa perché Lauren non c'era> disse Normani incrociando le braccia, forse infastidita.
<No.. ma cosa vi salta in mente?> ridacchiò nervoso, grattandosi la nuca e spostando ancora una volta lo sguardo verso la cartella.
Le amiche notarono il suo disagio e il continuo spostamento di sguardo su quella cartella beige, con dei fogli che uscivano da essa. Normani si mosse verso l'uomo e veloce, riuscì ad agguantare i fogli e portarseli verso il petto.
<No...> Peterson scattò in avanti ma troppo lentamente. Sbuffò ormai rassegnato all'idea di essere smascherato.
<Perché no? Dopotutto questi fogli non sono suoi, vero> Normani si allontanò giusto il poco che servisse per poter aprirla. Stava per aprire la cartellina contenente i dati quando una voce familiare, debole e impastata si vece forza nella stanza.
"Mani." La ragazza si girò scoprendo Lauren, appoggiata allo scorrimano, pallida e con un velo di sudore sulla fronte.
<Lolo, stai bene?> corse verso la ragazza abbracciandola.
"Sì, grazie" la strinse a sé, sorridendo.
"Ah.. Mani," disse sussurrando, "Camila si è fatta male, potresti andare ad aiutarla? Tu insieme a Dinah? C'è anche Ally". Normani la guardò scettica, ma poi annuì, guardando Dinah e salendo le scale.
Peterson tirò un sospiro di sollievo e ringraziò Lauren per l'aiuto.
"Fuori da casa mia" ordinò poi occhi verdi non appena le figure delle ragazze sparirono.
<Cosa?>
"Hai sentito bene Peterson. Sparisci" esclamò in un tono duro.
Vide l'uomo irrigidirsi e poi raggiungere la porta di casa.
"Anzi," lo fermò e si girò per guardarla, "prima che tu sparisca e lasci fare il mio lavoro. Ti prenderò quello stupido file a due condizioni" disse alzando due dita.
<Ti ascolto> si fece attento.
"La prima, una volta finito tutto, sparirai dalla mia vita, tu e l'FBI." Peterson la guardò serio, con le sopracciglia corrugate.
"La seconda," disse facendo una breve pausa, "mi manderai a studiare in un'altra università.. e, mi pagherete le tasse universitarie fino a quando non avrò finito gli studi" concluse, aspettando dicesse qualcosa.
<Perché non la puoi finire qua?> chiese curioso.
Lauren pensò a Camila, prima di rispondere decisa. Voleva davvero andarsene? Voleva davvero cambiare università per non metterla in pericolo? O perché voleva soltanto dimenticarla? Forse la seconda domanda posta era la più probabile. Doveva dimenticarla. Non poteva rischiare che Camila diventasse un potenziale bersaglio per Zero, e in più, lei non era per niente la persona giusta per lei.
Sospirò e rispose. "Devo dimenticare Camila. Non posso permettermi che rischi anche lei.. e in più.. non sono la persona adatta a lei" concluse con voce tremante.
Lucifer la guardò un attimo, poi però si ricompose.
<Ne sei sicura? Se cambiassi adesso università, fino a quando la tua missione non sarà conclusa, avrai a che fare con lei e le sue amiche. In più, rischieresti di mettere in pericolo le nuove amicizie che creerai nella nuova università> Lauren alzò di scatto il volto verso l'uomo. Non ci aveva pensato.
<Pensaci bene. Tanto oramai è troppo tardi, lo sai vero?> per la prima volta vide Peterson tirare fuori dalla tasca dei pantaloni un pacchetto di sigarette. Mise in bocca il piccolo cilindro e prima di accenderlo, aprì la porta e guardò Lauren.
<Ne sono dentro fino al collo Jauregui. Tutte e cinque. Soprattutto Camila. E non solo per il vostro rapporto, ma anche per suo padre e tu questo lo sai> concluse spalancando infine la porta.
<Pensaci bene> uscì e con sé portò la porta. <Ci vediamo domani> disse poi chiudendosi la porta alle spalle.
Lauren si sedette sullo scalino, nascondendo il viso tra le mani. La voglio davvero dimenticare? Cosa dovrei fare? Pensarci bene?
Iniziò a sentire piccole lacrime calde scendere dagli occhi.
-Lauren...- si asciugò velocemente le lacrime, girandosi di scatto.
Vide Camila, con il viso mascherato da preoccupazione e paura.
"Camz.." la parola le morì in gola. Non ebbe il coraggio di guardarle negli occhi. Tenne lo sguardo basso, imbarazzata e sentendo vergogna per se stessa addosso. Si sentiva come quando un bambino combina qualcosa e viene ripreso.
-Lauren guardami..- Camila iniziò a scendere le scale pian piano, aspettando che la ragazza la guardasse. Occhi verdi alzò lentamente lo sguardo, incatenando i suoi occhi a quelli di Camila.
-Ho sentito bene?..- il tempo sembrò fermarsi. Il cuore di Lauren perse più battiti. Sentì le gambe e il suolo cedere e presto capì che non fu solo una sensazione, cadde in ginocchio davanti alle scale, in preda al panico.
-Okay, okay Lauren, tranquilla- la mora scese rapidamente le scale per poter aiutare la ragazza.
Respirava a fatica, il pallore si fece più evidente in volto e minuscole goccioline di sudore iniziarono a scivolare giù per la fronte. Camila la guardò preoccupata pensando potesse andare in iperventilazione.
-D'accordo Lauren, respira lentamente, coraggio- prese il suo volto tra le mani e la guardò di nuovo negli occhi, imitando la respirazione da eseguire. Notò che in poco poco, riuscì a riprendere colore e il respiro si fece sempre più regolare.
"S-scusami" disse tra un ansimo e l'altro.
-Okay.. va bene..-
"Camila, dobbiamo parlare" concluse Lauren.
-Già, penso di meritarmi delle risposte..- sospirò triste, sentendo un nodo formarsi in gola.
-Stavi dicendo sul serio?... dell'università.. intendo..- nel frattempo si sedettero sul divano.
"Le ragazze?" Chiese, cercando di ottenere tempo per poter risponderle.
-Sono su.. non cambiare argomento-
"Okay Camz.. ecco, è difficile" iniziò.
-Cosa è difficile?!- sentì ormai il nodo formatosi e le lacrime minacciare di scendere.
-Il fatto che tu 10 minuti fa, prima di svenirmi tra le braccia hai detto di amarmi e che ora mi devi dimenticare?!- la piccola in alzò in piedi di scatto.
Lauren capì che la parte della missione a Camila non passò nemmeno per la testa, talmente tanto si concentrò su quello che disse.
"È vero, hai ragione. Ma.. da quanto ci conosciamo? Un mese? E già provo dei sentimenti così forti, non ci conosciamo neanche Camz.. e io non sono la persona adatta a te" si alzò anche lei, barcollante per via dei giramenti e della febbre.
Le prime lacrime iniziarono a scendere, mentre lo sguardo di Camila si fece più duro e pauroso. Prese Lauren per le braccia buttandola sul divano e sedendosi a cavalcioni su di lei. Catturò violentemente le labbra di Lauren in un bacio famelico, aggressivo, tanto da farle quasi male. In poco tempo, la sua lingua combatteva con la sua. La succhiò, la morse, e si staccò appena per prendere fiato.
-Questo basta per dire 'ci conosciamo appena'?!-
Mosse le mani, per sentire le curve di Lauren, il suo seno, la sua pelle, i fianchi, fino ad arrivare al bottone dei jeans. Mise una mano nei pantaloni e le morse il collo.
"C-camz.." un piccolo gemito uscì dalla bocca della ragazza grande.
-Dimmelo. Basta per dire 'ci conosciamo appena'?!-
"S-sì.." chiuse gli occhi cercando di non concentrarsi sul tocco della piccola.
-Allora non cambiare università, non cambiare città, rimani qui con me..- concluse ormai singhiozzando, senza riuscire a fermarsi.
Lauren le alzò il viso, asciugandole dolcemente le lacrime con il pollice.
"Camz.. i-io..." non riuscì a formulare una frase. Ormai non poteva più tornare indietro. In quel periodo così breve, si innamorò come non mai di una persona.
-Ti amo Lauren- e se prima non riuscì pronunciare qualcosa, in quel momento le venne difficile.
Camila posò ancora le labbra su quelle di Lauren, stringendo la ragazza a sé più forte che riuscì.
"Perdonami Camz.."
-Zitta.. ora va tutto okay..- sorrisero entrambe e si baciarono ancora una volta, ma stavolta dolcemente. Forse il filo del destino era davvero collegato, forse erano davvero fatte una per l'altra. Eppure ancora non sapevano cosa le avrebbe aspettate.


Ehm.. io sinceramente non so come farmi perdonare per questa assenza di non so quanti mesi.. forse dovrei soltanto sparire da wattpad perché non merito dei follower così come voi. Molti ancora di voi in questi mesi mi hanno chiesto se scriverò ancora e ho promesso che l'avrei fatto ma non sapevo quando. Volevo soltanto sparire da Wattpad, senza lasciar detto niente, ma poi ho pensato a voi e a quanto ci teniate alle mie storie e non saprei come farmi perdonare.
Non dirò quello che è successo per giustificarmi perché non avrebbe senso e non posso scappare da responsabilità. Sappiate solo che sono successe troppe cose, è cambiato qualcosa dal mio ultimo aggiornamento, io sono cambiata.
Spero davvero possiate perdonarmi per tutto quanto.. ancora un grazie di cuore davvero a chi continua e ha continuato a votare, commentare, ma soprattutto a leggere.
Grazie 🌺💚
-A

The T.E.D. || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora