XXV

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Guardò il registro delle chiamate. Almeno quindici. Senza neanche una risposta. Perché non rispondeva? Cosa sarà successo? Migliaia su migliaia di possibilità entrarono così violentemente nella testa di Lauren da farle venire il mal di testa. Le pulsava, il continuo martellare delle tempie le impediva di pensare liberamente senza essere disorientata. Alzò lo sguardo verso la città, il vento sferzava e i fiocchi non aiutavano di certo ad orientarsi in quel labirinto di strade, stradine e vicoli. Notò in quel momento quanto anche la nebbia si fosse alzata. Le 21:15. Da mezz'ora ormai stava in mezzo a quello bufera e le braccia non rispondevano più, le gambe stavano iniziando ad intorpidirsi. Doveva muoversi. Doveva trovare Camila e andare in un posto caldo il prima possibile. Portò ancora una volta il telefono all'orecchio, ma ricevette una telefonata prima di poter sentire il primo squillo del telefono della cubana.
"P-pronto?" Il freddo stava iniziando a giocare brutti scherzi, doveva muoversi.
<Lauren! Dove sei?! Come mai la tua voce è appena udibile?> La voce preoccupata di Normani fece assordare appena la ragazza. Doveva essere veramente in pensiero se chiamava in continuazione anche Lauren.
"Sono fuori.. i-in cit-tà.." la nuvola di condensa non bastava a riscaldare le dita di Lauren. Si guardò attorno. Quanto aveva percorso? Un paio di metri? Aveva letteralmente cambiato zona da quando era uscita da quel pub? Non lo sapeva. Quello che sapeva e che voleva era ritrovare Camila il prima possibile. Dove poteva essere? Se fossero state a Miami sicuramente Camila avrebbe trovato Lauren in uno dei suoi luoghi preferiti. Ma lì era a Chicago. Era una città sconosciuta per Lauren. E Camila stava cercando lei, non il contrario. Era come trovare un ago in un pagliaio. Era una sfida contro il tempo.
Sentì la voce di Normani riportarla alla realtà.
<Lauren devi tornare immediatamente a casa!> era decisamente preoccupata. Perché doveva? Non riusciva a capire. Normani era a casa? Ally? E Dinah? No. Con Camila in città e con quel freddo lei era sicuramente andata a cercarla, con o senza il volere dei genitori. Lo sapeva. Dinah non era una che lasciava perdere tanto facilmente le cose.
"Dove sei?" Si ricompose un attimo riparandosi sotto un portico lì vicino, sentendo un po' più calore e meno vento.
<Sono in città insieme ad Ally, Lauren. Stiamo cercando Camila. Ma tu devi tornare>
"Perché?"
<Sei senza giacca vero? Prima di andare siamo andate a casa sua a vedere cosa fosse successo, l'abbiamo vista lì e tu non c'eri> non le importava della giacca, le importava di Camila. Perché proprio lei doveva andarsene a casa? Certo, si sarebbe messa comoda su un letto dove ormai non era neanche più la benvenuta a sorseggiare cioccolata calda aspettando che gli altri trovassero Camila. Ovvio che non l'avrebbe fatto. Non si sarebbe data pace fino a quando non avrebbe trovato Camila. Pur di morire assiderata.
"Non.. ci penso.. neanche" non aveva nemmeno la forza di parlare, il freddo la stava rendendo un blocco di ghiaccio. Alzò la mano sinistra per massaggiarsi le tempie, notando le punte sempre più pallide, stavano quasi diventando blu.
Si incamminò di nuovo cercando di capire dove potesse essere la ragazza dagli occhi cioccolato.
<Laur-> la ragazza buttò giù la chiamata, cercando di fare mente locale.
Doveva chiamare o Ally o Dinah, perché Normani sicuramente si sarebbe preoccupata più per lei che per Camila. Poteva capirla, d'altronde non aveva una giacca che potesse riscaldarla se non una misera felpa che a malapena riusciva a non farla morire di freddo.
Si mise le mani sotto le ascelle, muovendo le braccia su e giù pe riscaldarsi, ma non funzionava, doveva entrare da qualche parte o quella bufera l'avrebbe completamente divorata.
Prima di ritornare sui suoi passi però, cercò di chiamare Camila, ma ancora quella volta la sua chiamata venne interrotta da qualcun'altro. Non era un numero salvato in rubrica, ma di certo era qualcuno in cerca di Camila.
"P-pron-to?" Si accucciò in un angolo, cercando di raccogliere tutto il calore possobile, si tirò su il cappuccio della felpa e dispose i capelli intorno al collo in modo da tenerlo al caldo.
<Lauren> una voce preoccupata, dall'altra parte della cornetta era sovrastata dal vento.
"Dinah?" Lauren si alzò affacciandosi fuori dal portico guardandosi intorno. Nessun'anima viva se non per qualche auto che cercava di tornare a casa il prima possibile. Sicuramente le previsioni avevano avvertito di stare o tornare immediatamente a casa.
E Lauren, la brava furba, era uscita di casa e scappata da quell'uomo che tanto le metteva soggezione senza dare una spiegazione. Ma mai e poi mai avrebbe immaginato che Camila si mettesse sulle sue tracce per ritrovarla, perché mai avrebbe dovuto? Non la odiava? Non aveva cambiato idea per aver saputo di essere una ladra? Di aver sparato a suo padre? Magari la stava cercando soltanto per dirle che la finiva lì, che non avrebbe mai più potuto e voluto avere a che fare con lei. Un violento giramento di nausea le pervase lo stomaco, tanto da mettere una mano sopra la pancia e trattenere i conati. Sentì le lacrime umidire le ciglia. Sperava di aver pianto tutte le lacrime in corpo, ma in cuor suo sapeva che per Camila avrebbe pianto per giorni e giorni, se non settimane.
Si asciugò gli occhi, alzandosi e riprendendo la sua ricerca.
Ma non ce la faceva. Il corpo le vietava di muoversi ora che quel poco calore che si fosse raccolto potesse sparire. Cercò di mettersi in piedi a fatica, stringendo ancora le braccia attorno al busto. Le mani si erano completamente addormentate, le gambe stavano cedendo e Lauren batteva i denti. Aveva freddo, un freddo tremendo. Se solo non se ne fosse andata non avrebbe per prima cosa rovinato la serata delle vigilia e seconda cosa non sarebbe stata in quella condizione.
La palpebre si stavano chiudendo e la forza iniziava pian piano a mancarle.
<Lauren? Lauren sei ancora lì?!> la voce allarmata di Dinah fece sorridere la ragazza, segno che d'altronde non la odiava. O almeno, faceva finta di essere preoccupata per non vedere triste Camila. Anche se quell'opzione la scartò subito dopo averla pensata.
"I-io.. Din-ah.. v-vie-ni qui... t-ti prego.." ormai voleva solo dormire e lasciarsi andare ma sapeva che se solo l'avesse fatto sarebbe stata la fine per lei.
<Lauren, dimmi dove sei> il tono si alzò appena dopo averla sentita in quello stato pietoso.
Non sapeva dove fosse. Non ne aveva la minima idea, sapeva soltanto di essere sotto un portico. A Chicago. Una città per lei completamente sconosciuta. Non l'aveva mai vista e non sapeva come fosse la città. In più, la nebbia era ormai talmente fitta da non vederci più un palmo dal naso. Il respiro di Lauren stava iniziando a diventare irregolare e il battito cardiaco sempre più forte e veloce.
Doveva andare da qualche parte. Doveva forse stare in quel pub. Però, prima non riusciva a pensare, in mente aveva soltanto Camila, la bufera di neve e qualsiasi avvenimento brutto che potesse capitare alla ragazza e che invece stava succedendo a lei. Rise per essere stata così stupida e non aver pensato prima di poter chiamare anche le ragazze.
"N-non.. lo s-so.." stava cedendo. Gli occhi si stavano chiudendo. Voleva soltanto dormire. Era stanca. Della giornata, di tutto. Voleva chiuderli. Era pochi passi dal poterlo fare e lasciare che tutta quella stanchezza se ne andasse dopo un sonno ristoratore.
<Lauren, Camila è qui con me, sta bene. È venuta a casa mia subito dopo che Normani avesse chiamato. Aveva il telefono scarico, per questo non ha risposto. Lauren, ti prego, dove diavo-> non sentì più la voce di Dinah ma quella che tanto desiderava ascoltare.
-Lauren- il suo tono così dolce come il miele ma preoccupato allo stesso tempo, diedero un po' più di energia alla ragazza. Sentì gli le palpebre meno pesanti, ma il battito e il respiro ancora davano qualche problema.
"P-pic-cola.." ormai non teneva neanche più il telefono con la mano, l'aveva appoggiato alla spalla, in modo da poter mettere la mano sotto il braccio.
-Lauren che diamine hai combinato?- la sua voce stava tremando però. Qualche singhiozzo le era scappato dalla bocca e stava cercando con tutta se stessa di riuscire a trattenerli e rimanere composta almeno fino a quando non avrebbe trovato Lauren. Le lacrime minacciavano di uscire e pregò con tutta se stessa di non scoppiare in quel momento. Una volta trovata le avrebbe chiesto spiegazioni, avrebbe domandato perché avesse fatto un gesto del genere. Perché era una ladra, o insomma perché aveva rubato.
Non le importava, avrebbe ascoltato tutto quello che c'era da sapere, non avrebbe preso conclusioni affrettate. Aspettò che la ragazza le rispondesse alla cornetta, ma non riusciva a sentire più la sua voce.
-Lauren?!- il tono si alzò preoccupato, cacciò giù le lacrime poi si mise a guardare più attentamente la strada. La voce appena flebile di Lauren la fece ritornare con l'attenzione al telefono.
"Guarda... la mia.. posizione.. Camila.. te l'ho manda-" non sentì nient'altro. Niente di niente. Se non il rumore di un telefono che cadeva per terra.
-LAUREN?! LAUREN TI PREGO RISPONDI!- Dinah la guardò sbarrando gli occhi. Premette sull'acceleratore aumentando la velocità.
<Chancho! Chancho ascoltami, dimmi dov'è> Camila con le mani tremanti cercò la posizione che le aveva mandato Lauren tramite messaggio guardando attentamente dove fosse.
-Non è lontano da qui, ti guido io- con voce tremante le indicò dove andare, dove svoltare. Con il cuore in gola la cubana pregò che non le fosse successo niente. Che le fosse soltanto caduto il telefono e che stesse bene. Aveva paura, una dannata paura che la stava divorando. Non ricordava di aver provato una tale preoccupazione o paura per qualcuno che amasse così tanto. Se poche ore fa Camila pensava che Lauren le piacesse tanto si sbagliava, eccome se si sbagliava. Solo in quel momento si era accorta che si era già innamorata di lei, ma nessuna delle due lo aveva ammesso. Per questo si guardavano codì, si toccavano in quel modo. Ora capiva. Non si stava innamorando, lo era già. Ma non se n'era accorta. A lei bastava quel legame per renderle uniche, speciali. Ma solo quando senti questa paura di poter perdere qualcuno capisci quanto tu sia legata ad essa.
Guardò ancora la mappa sul display del telefono che le illuminava il viso contorto in una maschera di preoccupazione da fare quasi spavento. Mancava poco, ancora una svolta a destra e sarebbero arrivate, almeno così diceva il telefono.
Arrivò esattamente dove quella puntina rossa sullo schermo indicava la posizione della ragazza.
-Okay, ora fermati- Dinah frenò di colpo colta all'improvviso, tirò su il freno a mano e spense il motore.
<È qui?> Camila annuì, girandosi verso il posto dietro Dinah prendendo una coperta che si erano procurate poco prima di uscire.
Uscì in preda al panico seguita da Dinah che cercava in tutti i modi di starle dietro.
Non appena giunse alla posizione indicata, vide un piccolo portico, dove si avventò dentro data la scarsa visibilità causata dalla nebbia.
Una volta lì, vide la ragazza che tanto sperava di trovare, abbandonata e rannicchiata in un angolo, il telefono ai suoi piedi e le mani abbandonate lungo i fianchi erano ormai diventate completamente blu. I capelli scompigliati le coprivano il viso privo di sensi.
Camila cadde in ginocchio davanti a lei, sconvolta. Non faceva altro che tremare e singhiozzare. Era davvero morta? Dinah si avvicinò ma la piccola la bloccò sul posto. Non poteva essere morta. Eppure da com'era, la pelle pallida, più bianca della neve le stava dando la conferma che fosse morta. Sentì il respiro mancarle, il cuore perdere i battiti e sentire un vuoto allo stomaco tanto da farle male.
Gattonò fino al corpo immobile di Lauren, spostandole qualche ciocca di capelli. La pelle completamente ghiacciata al contatto con la sua mano calda, bruciava. Bruciava come il suo non essere arrivata prima. Bruciava come la rabbia e la paura che sentiva in corpo. Non poteva morire così.
Prese la coperta avvolgendola intorno al corpo inerme della ragazza, chiedendo all'amica di aiutarla a caricarla in macchina. Mentre Dinah guardava la sua migliore amica pingere tutto quello che aveva in corpo, Camila urlava a Lauren.
-Guai a te se muori hai capito?! Non te lo perdono razza di idiota! Vedi di stare sveglia Lauren!- le uniche frasi che continuava a ripetere fino a quando non raggiunsero la macchina. La caricarono dietro, dove anche Camila si mise di fianco a Lauren, riscaldandola come meglio riusciva.
<È già in ipotermia, dobbiamo portarla in ospedale> Dinah era già alla guida, superando i limiti consentiti dalla legge.
-No Cheechee! Non ce la faremo mai ad arrivare in tempo. E il tempo non è a nostro favore. Torniamo subito a casa- l'amica la guardò contrariata. A casa non avevano di certo i materiali giusti per poter aiutare una ragazza in ipotermia. Sarebbe morta se non l'avessero portata in ospedale. Eppure lo sguardo freddo e duro di Camila la fecero riscuotere, cambiando direzione e correndo a casa. Nel frattempo chiamarono Sinuhe, dicendole di preparare un letto o un materasso davanti al caminetto di casa, preparando più coperte possibili.
Alejandro strappò il telefono dalle mani della moglie, sicuramente ancora infuriato.
<Non portarla qui hai capito Mija?! Non mi importa chi sia. Prima di tutto è una ladra>
Una ladra? Una ladra gentildonna, forse un po' come il ladro Lupin. Adorava il cartone che da piccola guardava sempre al pomeriggio dopo scuola. Guardò la ragazza, con le labbra gonfie e leggermente blu.
-Prima di tutto è la ragazza che amo. Se mi vieti l'accesso a casa adesso giuro che non mi rivedrai mai più- detto questo buttò giù la chiamata per concentrarsi sulla ragazza vicino a lei. Si tolse la giacca per coprirle le gambe.
Le prese il viso ancora freddo tra le mani.
-Lo so che mi senti Jauregui. So che non sei morta. Se non apri quegli occhi giuro che te la faccio pagare cara- ormai tutta la serietà e la durezza di Camila erano sparite per dare posto ad una voce rotta, spezzata e preoccupata dai troppi avvenimenti successi quella sera. Appoggiò la fronte sulla sua, lasciando che le lacrime invadessero il suo viso fregandosene dei rumori e dei singhiozzi.
"E.. se non.. gli aprissi?" La sua voce ancora roca e mozzata dal freddo, fu appena udibile per Camila, ma abbastanza forte da farle ribattere il cuore con meno aggressività. Aveva gli occhi chiusi, ma la cubana poté giurare di sentire il respiro irregolare di Lauren accarezzarle il viso.
Camila si strinse ancora più a lei, cercando non solo di riscaldarla come meglio riusciva, ma sperando che non fosse un sogno, che non fosse frutto della sua fantasia.
-Che ti è saltato in mente? Non dovevi andartene in giro così, sapevi benissimo che c'era una bufera. Sapevi benissimo che se avessi bussato ti avrei riaperto la porta. Sei un'incoscente quando fai certe cose- il pianto rotto e violento tanto da farle provocare tremolì l'avevano impossessata, ma ormai non importava. Lauren era salva e viva. Un blocco di ghiaccio certo, ma viva.
Lauren spostò appena il capo facendo capire che stesse ricambiando l'abbraccio, data la sua impossibilità nel muovere qualsiasi tipo di muscolo delle braccia. Sentì la voce tornarle e un calore mai sentito prima, ma stava ancora male. Era ormai in ipotermia e aveva un bisogno assoluto di calore.
"Lo so. E l'amarti è l'incoscenza più bella che sia capitata in vita mia"
Camila non rispose. Probabilmente era sempre stata sveglia, ma non aveva la forza di parlare, però era sicura che Lauren avesse sentito quello che avesse detto al padre. Non le importava. Era tra le sue braccia e stava bene. Più o meno.
Dinah le guardò dallo specchietto retrovisore sorridendo. Sentì anche lei un peso sparire completamente dalle sue spalle. Aveva capito che Lauren ormai era fondamentale nella vita di Camila ma soprattutto capì che Lauren non era una persona cattiva e che volesse rubarle le sue amiche. Forse doveva essere così cattiva. Avrebbe aspettato che la ragazza raccontasse tutto.
Arrivarono in neanche cinque minuti a casa di Camila, dove Sinuhe aprì subito la porta, correndo verso il veicolo. La bufera divenne ancora più forte di prima.
Cercarono di portare Lauren in casa, facendosi aiutare da Ally e Normani che corse anche loro fuori.
Una volta dentro, notarono tutti quanti i familiari delle ragazze in casa Cabello, preoccupati per Lauren.
Camila non ci fece caso e si fece guidare dalla madre che la portarono in salotto, dove un materasso con varie coperte era posto davanti al caminetto di casa.
Posarono la ragazza che stava ritornando a prendere colore ma che non era ancora fuori pericolo.
-Okay, allontanatevi tutti ora. Ragazze rimanete con me, gli altri escano per favore- tutti quanti guardarono Camila ma poco dopo le ubbidirono andando tutti in cucina.
<Cosa facciamo?> chiese Dinah mettendosi le mani nei capelli.
Ally nel frattempo si era già messa al lavoro, lanciando delle borse per l'acqua calda a Normani e Dinah.
<Riempitele e portatele qui. Camila, spogliamo Lauren>
-Cosa? Ma sei impazzita? Ha bisogno di calore- le lacrime continuavano a scenderle, meno di prima.
<Fidati> fu l'unica risposta dell'amica.
Lauren aprì piano gli occhi, sentendo sempre più calore avvolgerle il corpo. Posò lo sguardo su Camila, la quale aveva le sopracciglia leggermente corrugate, era concentrata, anche se la preoccupazione dominava ancora il suo stato d'animo. Vide le guance segnate da lacrime, lacrime che continuavano a cadere anche se ormai il peggio era passato.
"C-Camz.." abbreviò il nome di Camila, non seppe però il perché. La cubana portò lo sguardo sulla ragazza distesa sul materasso, prendendole una mano portandola al petto. Le accarezzò la guancia.
-Ehi.. è tutto okay.. ci sono io- forzò un sorriso, tirando ancora su con il naso. Aveva paura. Avrebbe funzionato quello che Ally le aveva proposto?
Nel frattempo Normani e Dinah tornarono con le borse, le posarono vicino ai piedi di Lauren, mentre Ally e la cubana erano intente a togliere gli indumenti alla ragazza.
<Okay ragazze, possiamo andare di là, Mila, tu sai quello che devi fare> concluse Ally sorridendole.
Camila ringraziò le amiche con lo sguardo poi aspettò che se ne andassero per togliersi anche lei i vestiti e rimanere in intimo come Lauren. Una volta fatto, prese tutte le coperte che trovò lì vicino al letto le stese in modo da potersi coprire anche lei e si sdraiò su Lauren. Quel tanto da non darle fastidio ma in modo da tenerla al caldo. Tirò su le coperte fino alle sue spalle, si appoggiò ai gomiti e guardò Lauren preoccupata.
-Ehi- il pollice che correva sulla pelle di Lauren, era delicato e testava il calore di essa, molto più caldo. Prese un respiro profondo e nascose il viso nell'incavo del collo della ragazza.
-Non morire..- pianse ancora e ancora, fino a quando non si svuotò e tornò a guardare Lauren ancora con gli occhi chiusi.
Vide per un momento le sue palpebre alzarsi e tornare a vedere quel verde che tanto amava. Era più chiaro del normale e un vuoto attraversava le sue iridi.
"Ti chiedo scusa Camz" gli occhi completamente aperti ormai parlavano chiaro. Era letteralmente dispiaciuta per l'accaduto.
-Ssh, è tutto okay- le mise un dito sulle labbra.
-Non mi importa. Mi importa che tu sia viva e che sia qui, con me- posò le labbra su quelle di Lauren, sentendo il suo corpo sempre più caldo, segno che quello che le aveva detto Ally stava funzionando. Quindi stare a contatto con i corpi nudi creava più calore.
Sentì poco dopo Lauren ricambiare debolmente e le sue mani, in quel momento ancora ghiacciate ma piacevoli data la pelle bollente di Camila, fermarsi sui suoi fianchi. Si staccarono un attimo guardandosi negli occhi, per perdersi in quell'infinito che loro amavano alla follia.
-Mi racconterai tutto quando starai meglio- Lauren annuì, sentendo Camila spostarsi in modo da darle più calore. Si sdraiò completamente su Lauren, stringendo le braccia intorno al corpo di occhi verdi. Nascose ancora il viso nell'incavo del suo collo.
-Dormi ora Lolo, hai bisogno di metterti in forze-
Lauren la strinse a sé più di prima. Aveva avuto paura di averla persa per sempre. Aveva avuto paura di non poterla più vedere, di abbracciarla, di baciarla.
"Camz"
-Dimmi- la mano di Camila percorreva dalla spalla di Lauren, passando per il suo collo fermandosi e accarezzandoglielo dolcemente.
"Ti amo" fermò il gesto della sua mano sentendo il cuore fermarsi. L'aveva detto? Sì, non poteva essere la sua immaginazione. L'aveva davvero detto. Si era davvero dichiarata.
Non rispose, ma sorrise, uno di quei sorrisi da fare male alle guance. Si strinse ancora più a Lauren e ad ella bastò quel movimento e sentire il sorriso formarsi sul suo volto, solleticandole la pelle. Non le servì una risposta, le bastò quel sorriso per capire che anche Camila provava lo stesso.

The T.E.D. || CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora