Eravamo appena tornati dalla 57ª spedizione fuori dalle Mura, una fra le più disastrose di sempre. Camminando per la base vidi soltanto superstiti che piangevano i loro compagni e man mano che camminavo, senza trovare chi cercavo, il mio stomaco inziava sempre di più a essere schiacciato da un'ansia che non voleva andarsene.
"E se anche lui...?"
E mano mano che l'ansia cresceva, i miei passi aumentavano di velocità, i pensieri si facevano sempre più paranoici e la paura aumentava.
Spinsi la porta della sala conune ed entrai.
Era lì seduto, a testa bassa con una tazza di thè fumante tra le mani.
Sospirai pesantemente e mi avvicinai a lui.-Hey Levi!
Non mi rispose, bevve un'altro sorso di thè.
-Tu stai bene?...
Ancora nessuna risposta, possibile che mi stesse ignorando?
-Dove sono tutti gli altri?
Chiesi ancora.
-Sentimi, Quattrocchi. Non ho voglia di parlarne, okay?
Capii che era successo qualcosa così presi posto accanto a lui
-Non vuoi proprio dirmelo? Mh?
Finalmente si voltó verso di me, con uno sguardo che cercava di essere il più serio e autoritario possibile ma che veniva tradito dai suoi occhi azzurri lucidi.
-Sei... Sicuro di stare bene?
Dissi inclinando la testa di lato, lui poggió la tazza sul tavolo, prese un respiro e poi parló:
-Petra... Oruo... Erd... Gunther... Loro... Sono... Sono morti. Non ci sono più. Ed è tutta colpa mia... Cazzo...
Sentivo che la voce quasi gli moriva in gola a pronunciare quelle parole, io nel frattempo ero sconvolta, erano davvero tutti morti?
-Eren è stato l'unico sopravvissuto... È colpa mia...
Si strinse nelle spalle, come per farsi più piccolo, come per cercare di sparire.
-Mi... Mi dispiace, Levi...
Non seppi dire nient'altro, e mi maledissi per la mia stupidità.
-Se fossi stato lì con loro avrei potuto impedirlo... Ci avrei provato... Invece li ho lasciati nelle mani di Eren... È tutta colpa mia...
-Ma no... Non è colpa tua, non potevi prevederlo e-
-Non potevo ma avrei dovuto! Avevo la responsabilitá di quattro persone che invece di guidare e proteggere come avrei dovuto, ho mandato a morire e sono morte! Non puoi prendere sempre tutto alla leggera, Hanji! Riesci a capire che sono tutti morti?! Questo non si risolve con uno stupido "non è colpa tua." Questo non risolve affatto. Avró sempre le loro vite sulla coscienza... E questa volta tu non puoi farci niente.
Mi sentii come rimproverata, impotente, come di aver sbagliato, abbassai lo sguardo.
-Scusami...
Lui si guardó attorno, per essere sicuro che non ci fosse nessuno e poi fece una cosa che non mi sarei mai aspettata.
Mi abbracció.
Posó la testa sul mio petto e si strinse a me. Lo aveva fatto solo quando erano morti Farlan e Isabel... Anche se ci conoscevamo da poco, lui aveva deciso di mettere nelle mie mani tutte le sue sofferenze nella speranza che io in qualche modo le facessi scomparire, e ci provavo. Ogni volta cercavo di fare il possibile perchè tornasse ad avere la sua espressione di sempre e non quello sguardo con il quale mi aveva guardata poco prima.
Mi chiedevo sempre a quale scopo facevo una cosa del genere.
Insomma, cosa mi spingeva a farlo? Per quale ragione avrei dovuto farmi in quattro solo per sapere che stesse bene?
In fondo nemmeno io ne avevo idea, ma vedere che si fidava di me mi rendeva felice, ed è davvero una sensazione fantastica, come di non essere solamente una stupida con gli occhiali ma di contare un pó di più.
-Scusami per come ti ho parlato...
Disse
-No tranquillo...
Dissi appoggiando il mio mento sulla sua testa.
Avrei voluto non sciogliere mai quell'abbraccio.-Levi, mi servirebbe che tu--
In quel momento entró nella stanza Erwin, con i rapporti in mano.
Sentii Levi pietrificarsi e staccarsi velocemente da me, sbiancando di colpo e riprendendo il suo thè in mano. Io avvampai di colpo.
-Ho... Interrotto qualcosa?
Chiese confuso
-No. Ora poggia quella roba sul tavolo e torna pure a girarti i pollici.
Disse Levi con la voce di sempre.
Erwin, probabilmente, aveva capito che invece aveva interrotto qualcosa quindi si limitó a posare i rapporti e andarsene come Levi gli aveva detto di fare.Quindi come se niente fosse, Levi prese di nuovo la tazza in mano e bevve un sorso di thè, poggiandola schifato subito dopo.
-Questa è tutta colpa tua, occhialini di merda.
-Colpa mia?! Ma cosa ho fatto?!
-Con le tue stupide chiacchere hai fatto freddare il thè. Tch.
-Ma non è colpa mia!
-È sempre colpa tua.
Disse alzandosi zoppicando fuori dalla stanza.
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