Come si sente una madre quando è privata della possibilità di proteggere il proprio figlio? Annullata, devastata, colpita a morte.
Era un incredibile vuoto e una soffocante sensazione di impotenza.
Questo quello che sentiva la donna, la quale stava camminando ancora una volta per quegli stretti corridoi, scortata dai suoi druidi, per raggiungere un'altra stanza, dove legato ad un altro lettino, un'altro generale, sottotenente o soldato semplice, con un'altro capo d'accusa, sarebbe stato torturato un'altra volta.
Bugie, verità e grida che stavolta venivano distorte da quel sottofondo quasi impercettibile ma onnipresente e che faceva l'aria pesante, talmente tanto che la sentiva condensarsi dentro e scendere a grumi verso lo stomaco, come ad aggiungersi all'angoscia già presente dentro di lei. E non poteva fare a meno di pensare che al posto di quello che stava subendo tutte quelle sofferenze, e che le stava davanti, senza faccia e senza nome per lei, sarebbe stato il suo unico figlio, che il nome lo doveva a lei.
Il suo volto, segnato dal tempo e dagli effetti disastrosi che la quintessenza aveva sulla sua pelle, era corrugato in un'espressione che non suggeriva altro che disperazione, fortunatamente nascosto dal cappuccio della grossa tunica che la nascondeva da tutti, ma soprattutto suo figlio.
Già, perché Lotor, era sempre stato un ragazzino forte e intelligente, da tutti ritenuto più che degno di seguire le orme del padre, ma in più di una occasione l'aveva mistrattata.
Certo, se sei sicuro che tua madre è una Alteana e poi, a farne le veci, ti trovi davanti una strega Galra che di Altea non ha nemmeno il nome, il dubbio che non possa essere chi ti ha messo al mondo è lecito.
Eppure sentire quel "non sei mia madre!" sputato addosso con tanto disprezzo, era un colpo al cuore, che le dava la sensazione di non avere l'aria per respirare, tanto che avrebbe preferito cento "ti odio" a quella agonia.
Ma adesso, suo figlio non era lì nemmeno per trattarla da zerbino, perché era da qualche parte, braccato dal suo stesso padre.
Infatti, oltre a quella sofferenza ci si metteva quella terribile voce intimidatoria ad apostrofare la sua creatura con l'espressione "nemico dell'impero", che già di per sè le faceva contorcere lo stomaco dalla paura, ma quando venne pronunciata la frase "uccidere a vista", Haggar sentì il suo corpo pronto a cedere e a frantumarsi seduta stante sul pavimento lucido e freddo della sala, e stare là fino a che la sua carne rovinata non fosse stata spazzata via dal cosmo.
Invece era lì, in piedi in mezzo alla sala del trono, a metà strada tra la porta e il seggio regale, ingobbita dal suo mantello che pregava qualsiasi cosa fosse stato possibile pregare affinché suo figlio si salvasse.
Le venne in mente quando Lotor era ancora bambino, un ricordo lontano, e polveroso di quando, durante la permanenza su un pianeta, terra di conquista, il suo pargolo si era allontanato dal campo base.
Era un pianeta con una vasta area boschiva nell'emisfero nord, la quale si estendeva per chilometri e la striscia che la separava dal deserto arido del polo era limitrofa all'accampamento Galra.
Il principe, pensò bene, avuta una discussione con chi avrebbe dovuto badare a lui, di allontanarsi a passo svelto in mezzo a piante sconosciute e animali ignoti, insetti potenzialmente velenosi, indigeni che mai avevano avuto contatti con la loro razza civilizzata.
Nonostante la spettacolarità dello scenario, e la melodia della natura, il ragazzo venne sorpreso da una grande creatura feroce, simile ad un felino di fango, dalle spalle larghe e le zanne granitiche.
Haggar, che avendo un momento di pace si stava guardando il viso, allora meno scavato e segnato, incorniciato dai lunghi capelli bianchi, avvertì il pericolo e si precipitò in soccorso del giovane principe.
La bestia, venne scacciata dopo aver sparato alcuni colpi, spaventata da dardi luminescenti che non aveva mai visto.
Scampata la tragedia, la donna presa dal panico, rischiato l'infarto, cinse il corpo del ragazzo e lo strinse a sé, sospirando sollevata nel vederlo sano e salvo, mentre stupito, il piccolo Lotor si irrigidiva e con estremo disgusto la allontanava subito dopo.Era stato l'unico contatto che aveva avuto con suo figlio subito dopo aver "cambiato identità". Ed era il ricordo più caro che aveva.
Chiamata da un altro druido, dovette seguirlo e cercando di nascondere il suo passo pesante e angoscioso e si trascinò dietro a lui.
Un altro interrogatorio.
"Ti prego fa che non sia lui." Si disse e si incamminò lungo il corridoio.
