Ormai erano due settimane che non vedevo mia sorella Christine.
Avevo provato a inviarle messaggi, a telefonarle ma non mi aveva risposto, così decisi di andare a casa sua.
La sua casa era al terzo piano di un condominio vecchio e grigio, in quartiere quasi in periferia.
Parcheggiai, scesi dalla macchina e mi avviai verso il portoncino.
Mentre suonavo al campanello mi accorsi che la cassetta della posta di Christine era piena.
Volantini pubblicitari e ogni sorta di documento postale spuntavano da quell'affare.
Iniziai ad insospettirmi. Se c'era una cosa che faceva quella ragazza era controllare la posta, le piaceva avere tutto sotto controllo e ai vicini voleva dare una bella impressione di sè.
Suonai il campanello, piú e piú volte, ma nessuno mi aprì, nè mi rispose.
Allora decisi di aprire con la chiave che mi aveva dato. E iniziai a salire le scale.
Mentre salivo incontrai una vecchina, che mi guardó sistemandosi gli occhiali e mi chiese:
-Dove stai andando giovinotto?
-Da mia sorella, sta al terzo piano. Christine Johnson, l'ha vista di recente?
L'anziana assunse un'espressione sorpresa
-Quella ragazza? Non si fa viva da settimane ormai! Ci ha persino urlato contro l'ultima volta che abbiamo provato a chiedere sue notizie! Ha farfugliato qualcosa e poi ci ha chiuso la porta in faccia! Dal giorno non ci siamo più avvicinati e non l'abbiamo piú vista nè sentita.
-Okay... Grazie comunque...
Iniziai a preoccuparmi, cosí corsi su per le scale e mi fiondai sulla porta.Bussai, suonai il campanello, ma niente. Sembrava come se non ci fosse nessuno.
Anche il pianerottolo era in condizioni pietose: per terra era tutto impolverato e sporco.
Aprii la porta con la chiave datami da lei ed entrai.Il silenzio piú totale regnava in quell'appartamento.
Neanche un fiato.
-Christine?
Chiamai. Non mi rispose.
Il disordine era indescrivibile.
Era pieno di fotografie strappate e cornici rotte.
Anche il televisore era stato gettato per terra.
Raccolsi una fotografia più o meno intatta e restai stranito da ció che vidi...
Era una foto che ci ritraeva insieme, gli occhi erano stati cancellati con il pennarello indelebile nero, più e più volte.
La posai su un tavolino e mi avviai verso l'altra parte della casa, facendomi strada tra il disordine.
Nel silenzio tombale di quel luogo riuscivo a sentire dei sussurri. Arrivai in fondo al corridoio, alla stanza di mia sorella.
Era chiusa ma non a chiave.
I sussurri provenivano da qui ed erano insensati, non li capivo.
Aprii lentamente la porta ed entrai.-Impressione... Sguardi.... Giudizio...........
Mi ritrovai davanti ad una scena orribile.
I poster erano stati strappati via dal muro, anche le foto e i ritratti, strappati via con una tale violenza che aveva pure sradicato il chiodo.
Le tende erano chiuse e lo specchio distrutto e con del sangue incrostato sopra. Ma ció che più mi fece accapponare la pelle era mia sorella.
Aveva le braccia segnate, come se se le fosse stretta e avesse conficcato le unghie nella carne.
Riuscivo a distinguere le costole da sotto alla maglietta.- C-Chris...
Lei si voltó, interrompendosi nel suo blaterare e mi guardó con degli occhi orribilmente rossi e gli zigomi graffiati, che sembravano volermi esplorare l'anima, poi giró di scatto lo sguardo a terra riprendendo a balbettare.
-non guardarmi...
La sentii sussurrare.
-okay...
Mi voltai per non guardarla
-Cosa succede?
-loro.... Loro giudicano....
-Loro chi?
Chiesi ancora
-tutti... Tutti mi giudicano....
-non è vero Chris... Perchè hai strappato tutte quelle fotografie? E la televisione....
Lei si alzó e mi prese per il colletto guardandomi con i suoi occhi rossi e prese a scuotermi in preda alle lacrime con una forza inaudita viste le sue braccia scheletriche.
-NON POTEVO PIÙ SOPPORTARLO MARK! LORO MI GUARDAVANO, MI GIUDICAVANO, I LORO OCCHI.... I LORO OCCHI ERANO COSÌ ANSIOSI DI SAPERE! MI GUARDAVANO MARK! NON NE POTEVO PIÙ!
Cercai di rispondere ma fui scaraventato a terra.
-NON GUARDARMI
Gridó.Mi allontanai. Stavolta mi posizionai davanti allo specchio. Così da riuscire a guardarla, anche se era praticamente frantumato.
-Nessuno ti giudica...
-lo fanno tutti come lo fai anche tu... Sin dalle medie ho convissuto con il fantasma del giudizio altrui, gli occhi di chiunque mi guardavano e si facevano una pessima idea di chi potessi essere... Alle feste di compleanno i giudizi dei nostri parenti erano palpabili.... Qui non potranno farmi del male... NON MI VEDRÀ PIÙ NESSUNO!Detto questo fece una risatina psicopatica e si rotoló per terra sui cocci di vetro dei quadri.
Non sembrava provare dolore...
Poi si fermó di scatto.
-tu...
-i-io?....
Chiesi balbettando
-TU MI STAI GUARDANDO!
Disse e si alzó arrivando di corsa da dietro e spingendomi prima contro lo specchio e poi a terra.
Ricordo il dolore dei piccoli pezzi di vetro nel viso.
-LASCIAMI! TI PREGO!
Dissi cercandomo di divincolarmi dalla sua stretta.Lei non era più mia sorella.
Urlava.
Le sue urla agghiaccianti le ricordo ancora adesso.
Alla fine riuscii a liberarmi mentre lei stava ancora per terra tra il vetro. Scesi di corsa e salii in macchina.Qualche giorno dopo mi dissero che Christine si era suicidata.
Non andai al funerale, cercai di riprendermi stando a casa.
Le sue parole mi erano rimaste impresse nella mente.Non ebbi più il coraggio di guardare nessuno negli occhi da allora