Capitolo 10

585 59 19
                                    

Raggiunsi il divano e mi buttai a peso morto su di esso, tenni premuta la busta di ghiaccio sul mio polso fino a quando la porta di casa non si spalancò.

Entrò Antony sparando così tante domande che mi scoppiò quasi la testa.
-Greta sei qui? Come stai? Cos'è quel livido? Te lo ha fatto Lorenzo?
Si sedette in fretta accanto a me e tirai un lungo sospiro, lì capì che doveva placare le domande.
-Scusami, ero preoccupato.
-Sono caduta e mi sono fatta male al polso.
Antony mi accarezzò un fianco tirandomi verso di lui. Eccola lì un'altra menzogna, ma dovevo per forza. Se solo gli avessi accennato che in realtà la ferita me l'aveva procurata Lorenzo sarebbe corso a picchiarlo e io gli avrei dovuto spiegare tutto.
-Come è successo?
-Lorenzo non voleva parlare così l'ho inseguito ma sono caduta, ci ho rinunciato, è impossibile parlare con lui.
-Mi dispiace.
Mi accoccolai contro il suo petto.
-Ti ho chiamato perché avevo bisogno di conforto, avevo promesso a Sofia che avrei risolto tutto invece non ce l'ho fatta.
Antony mi accarezzò la guancia e mi baciò la testa.
-Lascia perdere, Sofia capirà.
Mi strinse di più a se.
-Per favore resta qui, i miei non ci sono e ho bisogno di te.
Forse poteva sembrare strano il fatto che ero così scioccata per quanto ne sapesse Antony, forse se gli avessi detto tutto avrebbe capito. Prima che potesse rispondere, Stella scese dalle scale e ci raggiunse.
-Wow, da quanto tempo è che stiamo qui dentro? Questo cane non potrà mai fare la guardia.
Commentò Antony. Stella salì sul divano e incredibilmente si strusciò sul fianco di Antony.
-Ehi, stai cominciando a piacerle, non offenderla.
Lui sorrise e accarezzò la cagnolina, mi guardò di nuovo.
-Ordino qualcosa a domicilio?
Propose tirandomi su il morale e facendomi dimenticare per un secondo di Lorenzo.
-È il colmo detto da uno che fa le consegne a domicilio.
Dissi trattenendo una risata.
-Non sei simpatica.
Commentò lui anche se stava ridendo. Lo baciai prima che si alzasse per andare a chiamare il ristorante cinese.

Il cibo arrivò in breve tempo e ci accomodammo in cucina, ogni volta che ordinavo dal cinese prendevo gli spaghetti o roba simile, odiavo il sushi e anche Antony.
Non sapevo come dirgli che il giorno dopo sarei tornata da Lorenzo, lui mi avrebbe detto di rinunciare ma il punto non era quello. Io sapevo una cosa che non dovevo sapere, o almeno dovevamo chiarire, Lorenzo era mio amico e non volevo si facesse del male.

-A che pensi?
Chiese Antony mentre teneva tra le dita le sue bacchette.
-Non lo so, un po' a tutto, ma adesso che siamo a cena pensavo anche a quanto mi manca vivere con te.
Antony sorrise. Avevamo fatto quella esperienza quando eravamo a Londra e mi sarebbe piaciuto riprovarla.
-Beh sì, vorrei tornare a farlo, ma tu devi finire ancora gli studi e il mio lavoro fa schifo per mantenerci.
Annuii tristemente e nella stanza regnò il silenzio. Riusciva a sentirsi solo lo sbattere delle bacchette.
-Fosse per me andrei subito a vivere insieme a te, principessa.
Quell'affermazione mi fece sorridere e mi fece sentire benissimo.
-Ti amo.
Non mi sarei mai stancata di ripeterglielo, e poi in quel momento sentivo proprio il dovere di dirglielo.
Antony mi fissò dritto negli occhi e amavo quando faceva così. I nostri sguardi erano i più sinceri, non si potevano nascondere e dicevano quello che la bocca non riusciva a pronunciare. Anche il fotografo Jimmy ci aveva detto una cosa simile, e non solo, anche Sofia e i ragazzi. Quando io ed Antony ci odiavamo inutilmente la bionda continuava a ripetermi 'sai da uno sguardo si capisce tutto e bla bla bla.' Io in quel momento facevo finta di non ascoltarla, ma sapevo che aveva ragione.
-Anch'io ti amo.
Disse lui.
Finita la cena andammo nella mia camera a guardarci un film per poi addormentarci.

Il giorno dopo mi svegliai presto e mi vestii in fretta. Scesi di sotto e preparai la colazione per Antony sperando che lasciasse la casa più in fretta possibile, dovevo andare da Lorenzo.
Lo sentii scendere le scale e sbadigliare, strusciò i piedi sul pavimento e raggiunse la cucina ancora dormiente.
Mi girai a guardarlo e notai che i suoi capelli erano più incasinati del solito, questo mi fece scoppiare a ridere.
-È ora di tagliare questo ciuffo.
Affermai mentre spegnevo il gas.
Antony si sedette a peso morto sulla sedia.
-Qui dentro sei tu l'esperta di capelli, quindi ok, mi fido di te.
Mi lasciai sfuggire un'altra risata e nel frattempo lo raggiunsi portandogli la colazione al tavolo. Gli passai una mano tra i capelli cercando inutilmente di aggiustarli un pochino.
-Non sono esperta nel tagliare ma solo nel tingere, e fidati, il biondo non toccherà mai più i tuoi capelli, davvero, ti lascio se lo rifai.
Antony rise e mi baciò.
-Grazie per la colazione, amore.
Solo in quel momento notò che io ero già vestita e truccata, questo gli fece aggrottare la fronte confuso.
-Dove devi andare?
Cercai di trovare una scusa plausibile.
-Oh... ehm a fare compere con Sofia, non credo tu voglia venire con me, vero?
Lui scosse la testa trattenendo un sorriso.
-No grazie, non ci tengo.
-Bene allora posso andare, nascondi le chiavi, tanto sai dove le metto.
Afferrai la borsa e gli depositai un bacio sulla fronte.
-A dopo.
Lo salutai.
-Divertiti.
Mi chiusi la porta alle spalle e presi un respiro profondo.
Adesso dovevo solo parlare con Lorenzo e chiarire ogni cosa.

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora