Capitolo 45

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Eravamo sopra al prato del solito parco, io ero seduta in mezzo alle gambe di Antony e lui mi allacciava le braccia da dietro. Teneva appoggiavo il mento sulla mia spalla e ogni tanto mi lasciava dei baci sulla guancia. Dio mi era mancato così tanto.
-Come ti sei sentita quando hai scoperto che avevo perso la memoria?
Chiese lui accarezzandomi un braccio. Mi voltai lentamente a guardarlo e feci scontrare i nostri nasi.
-Malissimo, lasciamo stare, veramente.
Lui assunse un'espressione dispiaciuta e mi baciò a fior di labbra.
-Mi dispiace così tanto.
Sospirai.
-Ti avevo detto che era pericoloso andare a fare surf, ma adesso lasciamo perdere.
Lui annuì lentamente e io gli misi un braccio dietro al collo per stare più comoda nel guardarlo.
-Mi sei mancato.
A quella mia affermazione rimanemmo per un attimo in silenzio, forse non sapeva come rispondere.
-Certo, potevo fingere un altro po' di essere senza memoria, giusto per vedere se potevo fidarmi ancora di te.
Lo fulminai con lo sguardo e stavo per rispondergli a tono ma lui mi precedette.
-Sto scherzando, scema.
-Come mi hai chiamata?
Lui rise di nuovo e morse il mio labbro inferiore.
-Vorrei dirti che mi sei mancata ma non ricordavo nulla... quindi è come se non mi fossi mancata.
Gli accarezzai dolcemente la guancia e sorrisi per la sua innocenza.
Mi sdrai sull'erba e lui accanto a me.

Avrei dovuto dirgli che ero incinta al più presto, ma aveva appena recuperato la memoria ed era ancora un po' scosso. Decisi di dirglielo il giorno seguente. Chiusi gli occhi mentre lui mi accarezzava in maniera più delicata possibile i capelli e li attorcigliava in torno alle sua dita.
-Perché hai lasciato la nostra casa? Ti sentivi sola?
Annuii lentamente e lo guardai negli occhi.
-Avrei dovuto davvero darti ascolto.
Presi la sua mano che mi stava accarezzando e la chiusi tra le mie.
-Adesso si è risolto tutto, dobbiamo solo essere felici e non pensarci.
Antony sorrise.
-Continuiamo a vivere quella che è la nostra vita.

Lo riaccompagnai a casa e tornai poi alla mia. Non feci nemmeno in tempo a sedermi sul letto che Sofia mi chiamò.
-Glielo hai detto?!
Mi urlò nell'orecchio quando risposi. Socchiusi gli occhi.
-Detto cosa? A chi?
-Che sei incinta Greta, sveglia!
-No... io volevo aspettare.
La sentii sospirare teatralmente e questo mi infastidì.
-Davvero? Quando hai intenzione di dirglielo? La prossima ecografia è tra pochissimo!
Presi un respiro profondo.
-Sofia non mettermi ansia, ok? Antony ha appena recuperato la memoria, non potevo andare lì e dirgli che sta per diventare padre!
-Più tardi glielo dirai e più si arrabbierà!
-Che cosa? No, Antony non si arrabbierà, smettila.
-Ti consiglio di dirglielo al più presto.
-Consiglio? A me sembrava più un ordine.
-Buonanotte Greta.
Sospirai.
-Notte.
Ma cosa aveva Sofia ultimamente? Era più nervosa e petulante del solito.
Decisi di andare a dormire.

Il giorno dopo mi svegliai con un solo pensiero in testa: dovevo parlare con Antony. Mi alzai e mi avviai in fretta verso il bagno, ma appena aprii la porta della mia stanza mi trovai proprio lui davanti. Mi fermai a guardarlo sorpresa e lui sorrise.
-Ehi buongiorno, dove stavi andando?
Domandò divertito guardandomi dall'alto al basso.
-Da te.
Lui non smetteva di sorridere.
-Davvero? Così?
Disse inarcando un sopracciglio e indicando il mio imbarazzante pigiama a quadri dell'epoca di mia nonna. Allargai la bocca arrossendo e rientrai in camera cercando i miei vestiti.
-Ci sto comoda!
Antony rise ed entrò in stanza.
-Tranquilla, sei bellissima.
Lo guardai scettica.
-Ma smettila, questo pigiama è l'anti sesso.
Lui rise con più gusto e poggiò le sue mani sui miei fianchi.
-Tu anti sesso? Bella battuta, ti senti spiritosa oggi?
Mi tirò a se ed io istintivamente mi abbandonai contro di lui e allacciai le braccia dietro al suo collo. Antony mi baciò e tentai di non schiudere le labbra, dovevo parlargli veramente, non fare altro. Lui si accorse che stavo opponendo resistenza e si staccò da me guardandomi confuso ma anche con una sfumatura di delusione.
-Che ti prende?
Sospirai.
-Devo parlarti.
Lui spezzò qualsiasi nostro contatto fisico e portò le braccia al petto.
-Che succede?
Provai a parlare ma ne uscì soltanto uno sbuffo di resa.
-Nella mia testa sembrava tutto più facile.
Dissi quasi di più a me stessa che a lui. 
-Greta? Mi stai facendo preoccupare.
Avrei sempre amato il modo in cui pronunciava il mio nome, ma quella volta ebbe un'effetto contrario e mi mise ancora più ansia di quanta non ne avessi già. Dai Greta, puoi farcela. Mi avvicinai di più a lui e gli presi le mani, lo guardai negli occhi, i suoi erano fermi e calmi mentre i miei probabilmente risultavano lucidi.
-Ok... è stato un mese difficile per me, Antony. Devi sapere che appena tu te ne sei andato via con la tua famiglia e prima ancora che accadesse l'incidente... io ho scoperto una cosa.
Antony assunse un'espressione paziente che sarebbe durata davvero poco.
-Cosa hai scoperto?
Il nocciola dei suoi occhi adesso sembrava insistente, si mescolava al mio quasi nero con facilità, una cosa che riuscivano a fare continuamente e tranquillamente i nostri occhi era quella: intrecciarsi.
-Sono incinta.
"È fantastico, diventerò padre!" Mi aspettavo che dicesse davvero quello, ma lui rimase fermo e impassibile, d'altronde le cose non sono mai come te le aspetti.

La mia speranza che lui trovasse bella quella notizia stava pian piano svanendo, lo sentivo lontano, anche se eravamo a pochi centimetri di distanza, la sensazione era quella di un abisso incolmabile. Mi lasciò le mani e si allontanò di poco.
-E quando avevi intenzione di dirmelo?
Ora sembrava arrabbiato, ma poi si portò le mani ai capelli e strinse forte in un gesto di frustrazione.
-Avevi appena recuperato la memoria, non volevo peggiorare le cose!
Continuava a guardare fisso a terra come se non riuscisse a sostenere il mio sguardo.
-Antony, io credevo che...
Lui mi interruppe con un gesto della mano. Scosse la testa tirando un sospiro tremolante.
-Devo andare, scusa... ti amo.
Andò a passo veloce verso la porta e se la chiuse alle spalle lasciandomi lì senza parole, e non era la prima volta.

Appunto per questo non sarei restata lì, mi affrettai ad inseguirlo ma lui era già uscito. Di certo non potevo inseguirlo in pigiama, così mi vestii in fretta e corsi di fuori. Lo conoscevo troppo bene per sapere che non sarebbe andato a casa sua in un momento così, doveva pensare, sarebbe andato al faro.

ANTONY POVS

Rimasi a fissare la città illuminata dal prepotente sole mattutino, di solito non andavo lì al faro in quell'ora del giorno, si moriva di caldo, ma era il posto più vicino e più rilassante.
"Sono incinta."
Quanti ragazzi temevano quella frase? E forse ero stato uno stronzo ad andarmene da Greta così di fretta e senza proferir parola, ma avevo paura. Come si affrontavano quelle cose? Mi ricordai di quando a dirmelo fu Francesca, l'unica cosa che mi preoccupava era la reazione di Greta. Invece adesso era diverso, era lei ad avere in grembo mio figlio, la persona che io amavo di più al mondo. Sarei mai stato all'altezza di una cosa del genere? Greta sì, lei sarebbe stata la madre perfetta, lei era perfetta in tutto quello che faceva. Ma io non ero pronto ad affrontare tutto questo.

Sentii un rumore provenire dalla scaletta, mi voltai di colpo anche se sapevo benissimo chi era: Greta. Ci eravamo incontrati e baciati così tante volte lì sopra.
-Antony.
I suoi occhi si incupirono; stava per piangere. La sua voce era rotta e mi sentii così tanto in colpa, ma non ce la facevo ancora, volevo  stare da solo.
-Ti prego, non andartene e parliamo.
Disse lei come se avesse già capito le mie intenzioni... come mi conosceva Greta, nessun altro.
-E va bene, ma non piangere.
Cedetti io. Lei era già pronta a mettersi sulla difensiva ma la smontai con un abbraccio. Restammo così per un po' fino a quando non decisi di confessarle le mie paure.


#spazioautrice
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~Sara

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora