Capitolo 33

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-La verità, quella che non sai dire, Antony.
Repressi la rabbia stringendo i pungi.

Tornai subito ai tavoli dove i ragazzi stavano finendo di sparecchiare. Mi avviai veloce verso Sofia ma lei si accorse di me prima che parlassi.
-Che cosa le hai fatto?!
Domandò irritata portando le mani sui fianchi.
-Tu dimmi dov'è e magari ti rispondo.
Sofia mi tirò un calcio sullo stinco. Mi piegai in due imprecando.
-Ma sei matta?!
Lei scrollò le spalle in segno di indifferenza.
-Lo avrebbe fatto anche lei.
-Ma non sai nemmeno perché ce l'ha con me!
-Sono sicura che hai fatto una delle tue solite cazzate, per caso c'entra Clara?
Mi ritirai su e gonfiai il petto, affondai i miei occhi dentro i suoi e cercai di intimorirla.
-Sofia, dimmi dov'è Greta.
Scandii bene le parole in tono più sicuro possibile. Lei sospirò e indicò dietro di se.
-Si è chiusa in bagno piangendo.
Tirai un'altra imprecazione e corsi vicino ai bagni. Mi fermai quando percepii dei singhiozzi da una porta precisa. Bussai.
-È occupato.
Disse la voce rotta di Greta.
-Greta, sono io, aprimi.
La sentii soffocare un singhiozzo.
-Va via!
Urlò così arrabbiata da farmi quasi paura.
-Greta...
Iniziò a lanciarmi i peggio insulti. Quando smise sospirai e mi sedetti a terra, appoggiai la schiena sulla porta di legno del bagno. Iniziai ad ascoltare i suoi singhiozzi lenti.
-Sono ancora qui.
Affermai, stavolta non rispose.
-Senti Greta, ti stai arrabbiando per una cosa stupida successa 4 anni fa.
-Mi hai mentito.
Immaginai di vederla appoggiata dall'altra parte della porta con le gambe strette al petto e il trucco colato.
-È vero, l'ho fatto, ma solo perché avevo paura che se tu avessi saputo che ero stato innamorato di Clara saresti stata gelosa. Ma ti posso assicurare che io non provo più niente per lei, davvero, te lo giuro.
La sentii tirare su col naso.
-Te lo ripeto: è una cosa successa 4 anni fa ed ero più piccolo.
Tirai un lungo sospiro.
-Greta, l'unica persona che continuerei ad amare anche dopo 3-4 anni, saresti solo tu.

Quando sentii la serratura fare rumore mi staccai dalla porta per guardarmi alle spalle. Greta aveva finalmente aperto, era in piedi e mi stava guardando, si era asciugata le lacrime ma le restavano le guance arrossate e il trucco colato. Si sedette accanto a me e la fissai con le labbra schiuse.
-Mi dispiace per averti mentito.
Dissi quasi in un sussurro perdendomi nei suoi occhi marroni.
Greta scosse la testa.
-Non parlare.
Si avvicinò velocemente e poggiò le sue labbra sulle mie, sorrisi e ricambiai baciandola passionalmente.
Quando ci staccammo la guardai, trattenni un sorriso che dopo mi sfuggì spontaneamente. Leccai il mio umido labbro inferiore con la lingua.
-Bene.
Dissi incrociando le mani.
-Mi aspettavo di peggio, tipo che uscivi dal bagno solo per tirarmi un calcio sullo stinco, come ha già fatto qualcun altro.
Feci cenno con la testa verso Sofia che in quel momento era concentrata in una conversazione con Serena.
Greta rise facendomi sentire meglio.
-Ha fatto bene.
La guardai imbronciato e lei rise di nuovo.
-Sto scherzando... forse.
Risi insieme a lei e mi guardai intorno notando che il sole piano piano stava calando. La luce rifletteva sul lago lasciandolo con un effetto mozzafiato, era davvero bello. Lo feci notare a Greta e lei sorrise.
-Wow.
Esclamò appoggiando il mento sulla mia spalla e continuando a guardare l'acqua brillare.
-Mi è venuta in mente una cosa.
Affermai lasciando Greta accigliata.
-Che cosa?
Domandò staccandosi da me e portando le ginocchia al petto.
Mi voltai a guardarla e trattenni un sorriso.
-Non te lo dico.
Lei assunse un'espressione offesa.
-Perché?
Sorrisi.
-Perché forse è una sorpresa.
Dissi facendo il vago. Greta mi fissò con la mascella serrata, amavo quando faceva quella faccia. Baciai il suo broncio che si mutò in un sorriso.
-Vedrai.

Tornammo dagli altri mano nella mano e questo fece tirare un sospiro di sollievo a Sofia.
-Meno male, siete tornati giusto in tempo per aiutarci a mettere a posto.
La bionda caricò una borsa sulle mie braccia e un'altra la diede a Greta.
-Cosa? Già dobbiamo tornare?
Domandai tirando poi uno sbuffo esasperato. Sofia inarcò un sopracciglio biondo e mi guardò come se fosse ovvio.
-Mi dispiace per il piccolo inconveniente con mia cugina, ma tralasciando quello, non ti sei divertito abbastanza?
Sospirai e lasciai stare. Le diedi le spalle e presi a camminare lungo il parcheggio per raggiungere la macchina e posare la borsa.

GRETA POVS

Vidi Clara raggiungerci soltanto quando me lo fece notare Sofia. La fissai mentre camminava verso di noi. Aveva i capelli rossi racchiusi in una treccia fatta al volo e indossava una giacca di jeans, lì al lago era davvero tanto umido perciò non bastavano delle semplici maniche corte. La rossa di stringeva nelle spalle e non ero sicura che lo facesse solo per il freddo. Finalmente arrivò di fronte a me e la guardai mentre morsicava nuovamente la sua unghia.
-Non credevo che l'avresti presa così male.
Ammise accarezzando il braccio coperto dalla sua giacca di jeans.
Sistemai delle forchette dentro la borsa.
-Forse ho esagerato.
Chiusi la borsa con un gesto secco e la misi in spalla per poi tornare a guardare dentro gli occhi verdi e sinceri di Clara.
-Grazie per avermelo detto, queste cose ci aiutano a rafforzarci, spero che Antony non mi menta mai più su cose del genere.
Clara annuì e poi sorrise. Notai solo ora il rossetto nero sulle labbra, o forse prima non lo aveva.
-Lo spero per te.
-Grazie ancora, Clara.
Mi voltai notando che Antony ci stava guardando da lontano con il fiato sospeso. Sospirai e guardai di nuovo la ragazza di fronte a me.
-Spero di rivederti e magari conoscerti meglio, la prossima volta partiremo con il piede giusto.
Affermai stringendo il manico della borsa. Clara sorrise di nuovo.
-Lo spero, ci vediamo Greta.
-Ciao.
La salutai con un gesto della mano un'ultima volta, poi raggiunsi Antony e gli altri.

Salimmo sull'auto di Lorenzo negli stessi posti di quella mattina. Guardai Antony, che era accanto a me, come se dalla sua espressione avessi potuto dedurre che cosa aveva in mente. Da quando aveva detto: "Mi è venuta in mente una cosa ma non te la dico."
Mi era salita la curiosità a mille. Notai che lui mi stava sorridendo.
-A cosa stai pensando, Menchi?
Scossi la testa e distolsi lo sguardo fisso da lui.
-A niente che tu voglia dirmi.
Lui ghignò e si avvicinò di più a me.
-È una sorpresa.
Avvicinò il suo volto al mio e sfiorò le mie labbra, non voleva veramente baciarmi, solo farle toccare, come fecero anche i nostri nasi.
-Io odio le sorprese.
Lui rise e mi cinse la schiena con un braccio.
-Questa ti piacerà, piccola.

Lorenzo e Sofia ci riaccompagnarono davanti casa, dopo averli salutati raggiungemmo l'interno della nostra abitazione.
-Ah, casa dolce casa!
Esclamò Antony togliendosi la giacca e poggiandola sull'appendiabiti.
-Vado a farmi una doccia e ti raggiungo.
Affermò per poi iniziare a fissarmi quando notò che non gli avevo risposto. Ero concentrata a guardare il vuoto con le braccia conserte.
Antony si chinò per trovare il mio sguardo.
-Greta?
Mi risvegliai dal mio stato.
-Non hai proprio intenzione di dirmi nulla sulla "sorpresa"?
Antony sorrise divertito e poi scosse la testa.
-No.
Sbuffai lanciando la testa all'indietro.
-Ok, ci rinuncio.
Lui sorrise soddisfatto e si avvicinò alle scale.
-Brava bimba. 
Salì le scale e io lo seguii decidendo di andare in camera.

Indossai il pigiama e aprii la finestra per appoggiarmi con i gomiti sul davanzale ed affacciarmi sulla città.
Le macchine correvano a destra e sinistra velocemente quella sera, forse c'era una festa nelle vicinanze, infondo era un piccolo quartiere, non c'era traffico come ce ne era in centro. Iniziai a guardare le luci e a respirare la fresca aria che tirava.
Era bello sapere che quella casa fosse soltanto mia e di Antony, chissà quante volte lo avevamo pensato ma dopo finivamo per litigare. Invece alla fine ce l'avevamo fatta.
Decisi di chiudere la finestra e di raggiungere il letto, quando lo feci notai che Antony era già lì.
Portai le braccia al petto e lo guardai: era seduto sul materasso a gambe incrociate e la sua espressione si era trasformata in una innocente.
Inarcai un sopracciglio.
-Mi stavi guardando?
Lui sorrise e appoggiò la schiena allo schienale.
-Non posso? Avevi una bella posizione a 90, ringrazia per il fatto che ti abbia soltanto guardata.
Morsi il mio labbro inferiore e guardai a terra per evitare i suoi occhi.
Lo raggiunsi mettendomi sotto le coperte, cosa che lui fece subito dopo.
-Domani mattina non preoccuparti se non mi trovi, esco presto.
Affermò lui.
-Ok, stai diventando sospettoso, sai?
Lui sorrise compiaciuto facendomi irritare.
-Fidati di me.
Detto questo si sdraiò per poi spegnere la luce.
-Buonanotte, principessa.
Mi sdraiai anch'io rassegnata.
-Buonanotte.


#spazioautrice
Capitolo di passaggio, ma volevo farmi perdonare.
Scusate, scusatemi tanto, sono praticamente morta, scusatemi ancora.
Vi prego non togliete questa storia dalla biblioteca perché sto scrivendo, poco perché ho poca ispirazione, ma sto scrivendo.
Tra l'altro nell'ultimo capitolo mi sono pure scordata di mettere lo spazio autrice per avvertirvi che non sono morta ma vabbè.
Scusatemi ancora spero possiate perdonarmi, torno presto, giuro.
Vi voglio bene. ❤️
~gretassmjle

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora