Capitolo 43

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She sleeps alone
My heart wants to come home
I wish I was, I wish I was beside you
She lies awake
I'm trying to find the words to say
I wish I was, I wish I was beside you

ANTONY POVS

Aprii la doccia e lasciai che l'acqua mi colpisse violentemente il volto per svegliarmi meglio, quella mattinata avevo il mio primo giorno di università ma non riuscivo a togliermi lei dalla testa.
Spalmai lentamente il sapone sul mio petto scontrandomi con tutti i succhiotti di ieri. Ci passai lentamente le dita e mi morsi inconsciamente il labbro ripensando a quella situazione così strana.
"Non voglio darti un impressione sbagliata."
E poi si era messa a piangere, perché? Non la capivo, dio quella ragazza era così strana, ed era per questo che mi piaceva così tanto. Le avevo chiesto quale fosse la mia debolezza e lei aveva risposto: "io", ed aveva pienamente ragione. Ieri quando mi aveva fatto cadere sul suo letto ero praticamente una marionetta, ero suo schiavo, avrebbe potuto farmi quello che voleva, era come se avesse il potere su di me ed io non riuscissi a fare niente per fermarla. Era lei la mia debolezza, e mi stavo interrogando da ieri notte su una cosa, una sola e semplice domanda: perché? Perché proprio lei? La conoscevo da così poco ma... sembrava di conoscerla da una vita, e lo so, so che prima la conoscevo meglio, ma come tutti i miei amici d'altronde, eppure questa sensazione la provavo solo con lei. Appoggiai la testa al muro lasciando che l'acqua attraversasse la mia schiena e rabbrividii. Uscii dalla doccia e dopo essermi vestito raggiunsi la mia università.

Finita la prima lezione ritornai a casa e nel tragitto incontrai Greta, andava di fretta, stava mettendo delle schede dentro la borsa, sembravano quelle per le ecografie e questo mi fece socchiudere gli occhi confuso.
-Ehi!
Dissi cercando di sembrare meno imbarazzato possibile per quello successo ieri. Lei alzò lo sguardo ma lo riabbassò in fretta.
-Ciao.
Disse, poi mi superò non dandomi tempo di proseguire il discorso. Tirai un lungo sospiro esasperato lanciando la testa all'indietro. Non volevo affatto che si comprasse così per tutto il tempo.

GRETA POVS

-E se le avesse viste?!
Giravo per la mia camera in preda al nervosismo facendomi quella domanda di continuo. Sofia era seduta a gambe incrociate sul mio letto e mi seguiva con i suoi pazienti occhi azzurri.
-Greta, non può aver visto l'ecografia, hai detto di averle messe dentro la borsa, no? E poi nella prima il bambino non si vede, potrà pensare che magari fosse una lastra.
La raggiunsi sul letto buttandomi a peso morto.
-E quando mi crescerà la pancia come farò?
-Si risolverà tutto prima che succeda.
I miei occhi scattarono su di lei che era nella stessa posizione di prima, quindi essendo sdraiata la vedevo dal basso.
-E se non gli tornasse la memoria mai e poi mai?
Sofia alzò gli occhi al cielo.
-Come sei paranoica negli ultimi tempi.
-Non sono paranoica, sono realista.
Sospirò.
-Come dici tu.
Si sdraiò accanto a me e guardammo insieme il soffitto come se fosse la cosa più interessante del mondo.
-Forse se uscissimo noi tutti come i vecchi i tempi vi trovereste meglio. Ieri vi abbiamo lasciato soli così poco.
Tralasciando la delicatezza di Sofia per la sua insistenza dopo che le avevo detto del bambino eccetera, mi ricordai di ieri e mi portai le mani davanti agli occhi.
-Che c'è?
Chiese lei confusa. Non le risposi e mi limitai a voltarle le spalle girandomi su un fianco. Nonostante questo, sentivo il suo sguardo addosso.
-Greta, qualunque cosa sia successa ieri... lascia perdere, non pensarci, non pensare a niente. Ti fai troppi problemi, ti sei abituata troppo al fatto che lui non ti conosca, ma non è così, sono sicura che nel profondo non è così.
Feci per protestare ma lei continuò.
-Infondo è sempre lui, non devi aver paura di incontrarlo o altro perché veramente, quando siete insieme non si nota che lui non si ricordi di te.
Mi voltai a guardarla.
-Forse lo pensi tu, che sei abituata a vederci sempre insieme.
Lei scosse la testa e il suo sguardo sembrò sincero.
-Dico sul serio, Greta.
E se avesse ragione? Beh forse, ma... la cazzata che avevo fatto ieri, non potevo andare lì e far finta di niente... o forse sì. Sospirai.
-E va bene, dove andiamo sta volta?
Sofia trattenne un sorriso.
-In pizzeria, che ne dici?
Feci spallucce indifferente e mi tirai su con la schiena.
-Questa è la prima e l'ultima volta, sappilo.
Lei sorrise soddisfatta e lasciò il mio letto.
-Mh, se lo dici tu, ci vediamo!
La salutai e anche quella giornata finì nel più normale e noioso dei modi. Mi mancava così tanto averlo vicino.

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora