Capitolo 46

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Restammo così per un po' fino a quando non decisi di confessarle le mie paure. Lei mi ascoltò in silenzio ma sentivo comunque la sua presenza. Era così bella mentre era concentrata a guardare un punto non definito. Alla fine del mio discorso sospirò e si strinse di più a me come per conforto. Questo mi ricordò il nostro primo abbraccio, lei mi aveva abbracciato perché le avevo appena raccontato di Serena e del suo coma... scacciai quei pensieri. Era ridicolo pensare a dettagli successi anni fa, dovevo affrontare la realtà, e la realtà era adesso. Non avevo più 17 anni e le cose erano davvero tanto cambiate da allora.
-Antony, anch'io ho paura.
Disse facendomi spostare la mia attenzione su di lei.
-Greta ma tu sei...
-Io non sono nessuno.
Mi interruppe lei.
-Sono solo io, ed ho paura quanto te.
Mi prese le mani e mi guardò negli occhi, mi persi a guardarla nonostante il suo sguardo triste mi facesse preoccupare.
-Ho affrontato la cosa per un mese da sola e non è stato affatto facile ma, Antony se affrontiamo questa cosa insieme scorrerà tutto liscio. Non possiamo scappare da questo, lo sai.
Tirai in alto la testa, sentivo le lacrime pungermi gli occhi e non volevo cedere.
-Non siamo pronti, lo so. Ma nessuno lo è stato, pensi che i tuoi genitori lo erano? Eppure ci sono riusciti a crescerti bene.
La guardai di nuovo.
-I miei genitori lo avevano programmato, Greta. Ed erano anche più grandi e più maturi di noi.
Lei mi strinse di più le mani e per un attimo sussultai.
-Andrà tutto bene, dobbiamo solo restare uniti.
-Lo so, ho solo paura ma non vado da nessuna parte, mi dispiace che tu l'abbia pensato.
Lei scosse lentamente la testa.
-Non l'ho pensato.
Mi accarezzò lentamente la guancia e io non potei fare a meno di sorridere. Mi abbassai di poco per essere alla sua altezza e la baciai. Ci staccammo e lei mi guardò aspettandosi forse una bella risposta.
-Hai ragione.
Dissi infine, ma il suo guardo non cambiò.
-Non posso continuare a scappare dalle cose, devo viverle.
I suoi grandi occhi scuri non smettevano di guardare i miei.
-E voglio viverle con te, quindi... penso che dovremo tornare a vivere insieme, e dovremo costruirci piano piano, mattoncino dopo mattoncino, la nostra vita.
Lei annuì.
-Lo penso anch'io.

Così scendemmo dal faro e ci tenemmo la mano. In quel momento tirò un vento fresco che mi rilassò quasi quanto mi rilassasse la sicurezza di Greta che tutto sarebbe andato bene. Forse era vero, insieme potevamo affrontare di tutto... d'altronde, lo avevamo sempre fatto, ne avevamo affrontate di tutti i colori insieme eppure eccoci ancora qui, mano nella mano in cammino verso la nostra casa. Eravamo pronti per tornare a vivere insieme, ma chissà se eravamo davvero pronti a tutto quello che ora si trovava nella pancia di Greta. Lei mi strinse la mano più forte facendomi tornare sul pianeta terra, mi voltai a guardarla.
-Vado a casa dei miei a prendere le mie cose.
Annuii e ci dividemmo per quella che fu una mezz'ora.

GRETA POVS

Preparai le valigie di nuovo, una scena che si era ripetuta già più di una volta e sperai che quella fosse definitivamente l'ultima. Chiusi anche l'ultima valigia e scesi di sotto, i miei genitori avevano deciso di occuparsi loro di Stella perché si erano affezionati e volevano più compagnia.
Nonostante inizialmente non fossi stata molto d'accordo cedetti.

Quindi mi avviai nella mia vecchia-nuova casa dove trovai già Antony. Stava incredibilmente cucinando e questo mi fece sorridere. Non mi aveva sentito arrivare così mi avvicinai di soppiatto a lui e lo afferrai per la vita. Antony sobbalzò ed io scoppiai a ridere.
-Aia!
Si voltò di colpo tenendo una mano stretta in un pugno e il mio sorriso si spense.
-Che succede?
-Se volevi farmi bruciare la mano ci sei riuscita!
Mi staccai da lui e assunsi un'espressione preoccupata.
-Mi dispiace, fammi vedere.
Lui mi mostrò la mano e non c'era assolutamente nulla. Si lasciò sfuggire una risata e lo fulminai con lo sguardo.
-Davvero? Ti piace prendermi in giro?!
Lui continuava a sghignazzare così gli diedi una pacca sul petto.
-Adesso ti faccio male veramente.
Lui non sembrò affatto spaventato, ovviamente.
-Che paura.
Mi lanciai contro di lui ma anticipò i miei movimenti e mi cinse i fianchi sollevandomi. Mi aggrappai istintivamente a lui e le gambe occuparono il loro solito posto, ovvero: allacciate dietro la sua schiena.
-Idiota.
Borbottai contro la sua spalla dove mi era appoggiata con il mento.
-Ci sei fidanzata con questo idiota.
Sussurrò lui nel mio orecchio, divertito e soddisfatto allo stesso tempo.
-Purtroppo... posso benissimo andarmene, non ci vuole molto.
Lui rise.
-Sì... non ti conviene visto che siamo appena tornati qui.
Alzai la testa e lui la avvicinò a me. Continuava a sorridere ma io non volevo dargli quella soddisfazione. Poi mi baciò e mi lasciai scivolare tutto addosso. Scesi dalle sue braccia e mi concentrai a guardare ciò che bolliva in pentola.
-Che prepari?
Lui si concentrò di nuovo sul suo piatto e arricciò il naso alla nuova vista.
-Ehm doveva essere pollo.
Mi venne la nausea soltanto a pensare che quel brodo quasi sul verdognolo fosse pollo. Soffocai un conato e guardai Antony che intanto aveva inarcato un sopracciglio per la mia reazione.
-Come sei esagerata.
Affermò esasperato e alzando gli occhi al cielo.
-Ordino al ristorante cinese... tanto va a finire sempre così.
L'ultima cosa la pronunciai a bassa voce ma lui riuscì comunque a sentire e a sorridere irritato.

Dopo aver cenato mi resi conto che stavamo di nuovo schivando l'argomento del bambino. Forse oggi non ne avevamo parlato abbastanza, non avevamo ancora discusso sulle ecografie e robe del genere. Così feci per parlare ma Antony mi anticipò dicendo che sarebbe andato a farsi una doccia. D'altronde lui si faceva la doccia sempre a quell'ora, ma avevo perso ormai l'abitudine dato quel che era successo. Annuii e andai in camera da letto, dopo essermi preparata mi sdrai sopra il piumino ancora non disfatto e iniziai a leggere un libro. Era da tantissimo che non lo facevo, mentre prima ero una lettrice accanita, ma onestamente la mia vita era cambiata così tanto che non potevo rilassarmi nemmeno un attimo e stare lì tranquillamente a leggere.

Lessi due capitoli interi in quel tempo dove Antony era sotto la doccia. Infatti quando raggiunse la camera nemmeno me ne accorsi, fino a quando non sentii un peso appoggiarsi poco sotto il mio petto. Tolsi il libro mettendolo al mio fianco e alzai leggermente il capo, ma non il corpo, per vedere Antony appoggiato con la testa a me come se fossi un cuscino o qualcosa di comodo. Aveva un'espressione beata sul viso e questo mi fece sorridere.
-Volevo sentire il bambino ma...
-Ma ha solo due mesi e non credo che si senta.
Continuai io per lui.
-Già.
Alzò di poco la testa da dove era appoggiato e giocò con il lembo della mia maglia, lo sollevò di poco scoprendomi la pancia e mi lasciò un bacio. Rabbrividii e lo fermai subito, sapevo come sarebbe andata finire. Lui mi guardò con un misto di dispiaciuto ed offeso.
-Perché?
Mostrò il labbro inferiore facendomi ridere.
-Mi fai il solletico.
Lui sorrise malizioso.
-Un motivo in più per continuare.
Fece per avvicinare di nuovo le labbra alla mia pelle ma lo fermai quasi implorandolo.
-Dai smettila!
Lui sbuffò e si lasciò cadere di nuovo con la testa stavolta sopra il mio petto. Mugugnò quando iniziai ad accarezzare lentamente i suoi capelli, prima passai alla parte rasata proprio sopra le basette appena accennate. Poi incastrai le dita in mezzo ai suoi ricci e cercai di fare dei movimenti più rilassanti possibili. Lui chiuse gli occhi e continuai a guardarlo con un sorriso compiaciuto.
-Ho lasciato Stella dai miei genitori ma a quanto pare qui o un altro cane.
Lui sorrise ma non aprì gli occhi.
-Non sei simpatica, sai?
Tirai indietro il ciuffo che gli era caduto davanti alla fronte.
-Senti... visto che prima stavamo parlando del bambino, ti volevo dire che tra poco c'è la seconda ecografia e tu dovrai venire con me ovviamente, sei pronto?
Lui poggiò una sul mio fianco ma ormai aveva rinunciato a tenere gli occhi aperti.
-Certo.
Tirai un sospiro di sollievo.
-Antony.
-Mh?
-Grazie.
Lui si mise più comodo con la testa.
-E di cosa?
-Di non essertene andato.
Lui cercò a tastoni qualcosa e afferrò la mia mano, se la portò lentamente vicino al viso e la baciò nel modo più delicato possibile, come un cavaliere.
-Ti ho già detto che non me ne andrò, dovresti saperlo.
Non smettevo di accarezzare i suoi capelli e quei movimenti riuscirono a far rilassare anche me.
-Antony.
Lo chiamai di nuovo.
-Mh?
Stavolta la sua risposta era più debole. Guardai il soffitto.
-Ti amo.
Non rispose e questo mi costrinse a tornare a guardarlo; si era addormentato. Sorrisi, era così carino e dolce mentre dormiva serenamente su di me.
-Ti amo, e tanto anche.
Sussurrai.



#spazioautrice
Ciao belliiiii, questo capitolo è calmo e noioso ma spero vi piaccia ❤️
Lasciate tante stelline e commenti e ci rivediamo alla prossima!
~Sara

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora