Capitolo 30

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Le ore passarono in fretta, anche perché io mi addormentai e quindi non mi pesarono per niente. Scendemmo dall'aereo e notai che la gente mi guardava in modo strano, mi ricordai che avevo addosso ancora il vestito da sposa e a quanto pare poteva sembrare strano. Decisi di ignorarli e guardare Antony mentre lasciavamo la pista di atterraggio.

Finalmente rimettemmo piede a San Francisco e non mi sembrava vero.
-Finalmente!
Esclamai, non avevo parlato per quasi tutto il viaggio, sembrava incredibile tutto quello. Antony mi rivolse un sorrise stanco.
-Credo che adesso debba tornare a casa e spiegare ai miei genitori perché sono sparito.
Gli presi le mani.
-Anch'io, ci sentiamo dopo.
Lui annuì e mi baciò, rimanemmo così per un po' e nessuno dei due voleva staccarsi.
-A dopo.
Ripeté lui ritirando le labbra e mollando le mie mani.

Passò un mese, le cose erano andate per il verso giusto da quando eravamo tornati. Anzi, oltre ad essere migliorate erano anche cambiate. Io e Antony decidemmo di trovare una casa per entrambi fino alla fine dell'estate, poi saremmo tornati a Londra perché dovevo continuare gli studi all'università, ma quello era un problema che si sarebbe affrontato più avanti. Si stava bene in quella casa, e vivere con lui era un'esperienza che volevo continuare a ripetere. I miei genitori erano stati contenti, anche perché non si sarebbero più dovuti occupare di Stella. Il mio vero padre invece, beh aveva perso ogni mio contatto per rintracciarmi, e forse era meglio così, magari si era rassegnato.

-Amore, cosa vuoi per cena?
Antony entrò nella sala mentre facevo zapping veloce tra i canali. Alzai la testa che era appoggiata sopra la mia mano e lo guardai sorridendo. Amavo il fatto che mi chiamasse "amore" era una cosa così dolce che mi faceva sentire più vicina a lui di quanto non fossi, non riuscivo a spiegare il perché.
-Non lo so, quello che ti pare.
Antony alzò le spalle.
-Bene allora ordinerò qualcosa tra un po'.
Si sedette accanto a me sul divano e allacciò un braccio intorno alla mia vita per attirarmi a lui. Poggiò le labbra sulla mia testa e inspirò il mio profumo. Tirò su il mento.
-A che pensavi?
Il mio sguardo vagò lungo la stanza prima di rispondere. Si fermò su Stella, la cagnolina (ormai non più tanto piccola) era sdraiata comodamente sul tappetino vicino alla finestra socchiusa dove entrava l'aria fresca di fine estate.
-A mio padre.
Dissi senza pensarci troppo. Antony mi guardò.
-Non vorrei che pensassi ancora a lui, dopo tutto quello che ti ha fatto.
Disse con una sfumatura di protezione. Mi appoggiai al suo petto e sospirai.
-Lo so, ma in fondo è mio padre, quello vero. Non mi toglierò mai quella brutta esperienza dalla mente.
-Non è stata tanto brutta.
Rivelò con tono divertito. Decisi di lasciare la sua spalla e mettermi dritta con la schiena contro lo schienale del divano.
-Per certi versi... No.
Adesso il suo sorriso si piegò in un tono malizioso.
-Ma mi sentivo in gabbia.
Continuai. Lui mi accarezzò il braccio salendo alla spalla.
-Non pensarci più, pensa che adesso siamo qui, non sei in gabbia e non sei sposata.
Riuscii a sorridere. Mi avvicinai a lui.
-E sono con te.
Affermai sorridendo. Lo baciai e mi avvicinai di nuovo a lui, tirandolo verso di me. Ci staccammo e lo guardai negli occhi mordendo il mio labbro umido. Antony sospirò e sembrò che volesse trattenersi.
-Vado ad ordinare da mangiare.
Disse con un grande sforzo nella voce.
-Ok.

ANTONY POVS

Finito di mangiare notai che Greta era pensierosa.
-Che hai?
Lei iniziò a giocherellare con la sua forchetta.
-Mi ha chiamato Sofia poco fa, ci ha invitato a una gita al lago... sai come i vecchi tempi.
-E cos'è che ti turba esattamente?
Greta alzò le sopracciglia e storse la bocca.
-Il fatto che io ci voglia andare e tu no visto che c'è Lorenzo.
Tirai un lungo sospiro e distolsi lo sguardo dal suo.
-Mi piacerebbe Greta ma... io e Lorenzo non abbiamo risolto niente, e sinceramente io non ho intenzione di parlarci.
Lei sembrò veramente dispiaciuta e questo mi spezzò il cuore.
-Mi manca stare tutti insieme.
Affermò, non riuscii a dire niente.
-Ti prego, Antony fallo per me.
Mostrò il labbro inferiore e fece gli occhi dolci, questo mi fece ridere. Sospirai.
-E va bene.
Mi arresi e lei iniziò ad esultare come una bimba. Mi fece così tenerezza che non resistetti alla tentazione di alzarmi e avvicinarmi a lei. Le presi le mani e la tirai contro il mio corpo. Lei mi abbracciò e ispirai nuovamente il suo candido profumo.
-Quando?
Chiesi riferendomi alla gita al lago.
-Presto, devo solo avvertire Sofia.
Si staccò da me e le sorrisi.
-Ok.
Greta sembrava davvero felice, andò di là e raggiunse la camera da letto. Io invece decisi di fare una doccia.

GRETA POVS

Antony uscì dalla doccia e arrivò in camera. Indossava dei pantaloncini corti e aveva lasciato il petto scoperto. Si stava passando velocemente un asciugamano in mezzo ai capelli bagnati.

Quando ebbe finito mi raggiunse sul letto. Appoggiò la testa alla mano e mi guardò.
-Che ti ha detto Sofia?
Domandò facendomi ricambiare il suo sguardo.
-Ha detto che tra due giorni si può fare, ah ci sarà anche tua sorella.
Antony sbuffò una risata.
-Non avevo dubbi.
Portai le ginocchia al petto e le abbracciai.
-Secondo me le manchi.
Antony fece spallucce.
-Beh d'altronde a chi non manco?
Disse allargando le braccia e facendomi alzare gli occhi al cielo.
-Ok, dopo questa mi metto a dormire.
Affermai trattenendo delle risate. Alzai le coperte mentre lo sentivo protestare.
-Ehi, ma io non ho sonno.
Si mise sotto le coperte con me e mi afferrò i fianchi.
-Io invece sì.
Antony avvicinò le labbra verso di me ma l'unica cosa che baciò fu il palmo della mia mano visto che lo bloccai. Risi per quella scena e afferrai il suo labbro inferiore con le dita quando ritirai la mano. Lo guardai negli occhi e lui sembrava divertito.
-Qualsiasi cosa tu abbia intenzione di fare questa sera, non puoi.
Affermai nonostante lui riuscisse a far vacillare il mio tono sicuro. Tirai di più il suo labbro quando sorrise.
-Non posso?
Mi fece eco inarcando un sopracciglio con aria innocente. Scossi lentamente la testa e sentii la sua lingua accarezzare il mio dito.
-Pensi ancora che non posso?
Risi piano e tolsi le dita dalle sue labbra per portare quello che aveva leccato nella mia bocca, giusto per provocarlo un altro po'. Antony sospirò e si morse con forza il labbro.
-Cazzo non puoi dirmi che non posso e poi fare queste cose.
Si avvicinò di più e mosse le mani che dai miei fianchi arrivarono al mio sedere.
-Vuoi sapere una bella cosa?
Domandai cogliendolo un po' alla sprovvista.
-Sì?
-Ho il ciclo.
Antony si fermò da quello che stava facendo con un'espressione impassibile.
-Stai scherzando?
-No.
Risposi ridendo per la sua faccia.
-Quindi tu... tu mi hai provocato apposta?
-Io? Non lo farei mai.
Dissi con aria da falsa innocente. Antony si rigirò a guardare il soffitto emettendo un verso indignato.
-Ma sei una stronza!
Scalciò verso l'alto come un bambino e non riuscii a smettere di ridere.
-Fanculo.
Disse con tono offeso girandosi dall'altra parte.

Ignorai il suo stupido modo di fare e spensi l'unica fonte di luce nella stanza: la lampada che avevo sopra al comodino. Chiusi gli occhi ma poi li riaprii e mi girai a guardare Antony che mi dava le spalle.
-Antony?
-Che vuoi?
Rispose con voce soffocata dalla mano che teneva sotto la guancia.
-Non riesco a dormire se non mi abbracci.
Il mio tono sembrò dolce anche alle mie orecchie. Antony si girò lentamente e trattenne a stento un sorriso.
-Vieni qui.
Sussurrò allargando le braccia. Sorrisi e mi accoccolai a lui che mi strinse. E insieme a lui anche la notte mi cullò portandomi nel mondo dei sogni. 



#spazioautrice
Hiii :3 sono qui per comunicarvi che non pubblicherò per un po' perché ho bisogno di idee e sono davvero a corto.
Spero che siate pazienti e che mi capiate, a presto, vi voglio bene.💗
~gretassmjle

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora