Capitolo 40

387 48 12
                                    

ANTONY POVS

-Che problemi ha la tua amica?
Sputai a mia sorella mentre ero ancora abbracciato a Lidia. Lei intanto guardava andare via Greta dopo che le aveva urlato contro non so cosa. Tornò a guardare me dispiaciuta.
-Niente.
Disse semplicemente con voce stanca prima di rientrare in casa.
-Chi era quella?
Chiese Lidia con le labbra contro il tessuto della mia maglia. Mi staccai e la guardai negli occhi per poi spostarle una ciocca dietro l'orecchio.
-Oh, una tipa strana.
Commentai prima di farle cenno di seguirmi nel dondolo dove ero prima con quella ragazza.

-Come stai? Che effetto ti ha fatto rivedere la tua famiglia e i tuoi amici?
Chiese lei appena ci sedemmo. Scossi lentamente la testa e la guardai.
-Mi sento così... non so come descriverlo, tutti mi conoscono e sanno quello che ho fatto, sanno chi sono stati loro per me, ma me lo tengono nascosto.
Lidia ritirò le labbra dispiaciuta e si avvicinò a me in modo che lo spazio che ci dividesse sul dondolo scomparisse. Restò ferma a guardarmi prima gli occhi, poi le labbra.
-Mi dispiace.
Sussurrò. Non l'avevo mai baciata, e sinceramente non sentivo la necessità di farlo, almeno non in quel momento, ero nella confusione più totale.
-Antony.
Mi voltai verso chi mi aveva chiamato, era il ragazzo con cui avevo parlato prima: Lorenzo. Sembrava a disagio in quel momento ma sembrò nasconderlo.
-Ti va di fare un giro? Voglio farti vedere una cosa.
Feci per alzarmi ma Lidia mi afferrò per un braccio.
-Volevo stare un po' con te.
Nonostante la curiosità stava premendo dentro di me il suo volto mi fece pena.
-Lorenzo voleva portarmi in un posto dove ho passato molto tempo... prima.
Teneva ancora strette le mani intorno al mio braccio, quasi in un gesto possessivo.
-Allora vengo con voi.
Non protestai, avevo bisogno di una faccia amica per andare in giro con uno a me sconosciuto. Ci alzammo e raggiungemmo il ragazzo dai capelli rossi che intanto mi trasmetteva ancora una sensazione di disagio.

Lo seguimmo e mentre attraversammo il quartiere la mia mente andò a pensare a quella ragazza di prima: Greta. Chissà perché stava piangendo, e poi non aveva risposto alla mia domanda, era una mia amica sì o no?
Lidia mi distrasse dai miei pensieri stringendo forte la mia mano. Non sopportavo il suo starmi così attaccata ma in quel momento ero ancora scosso per dire davvero come mi sentivo e respingere l'unica persona che era riuscita a starmi vicina. Mi fermai quando notai che Lorenzo aveva fatto lo stesso. Si era fermato davanti a una casa e aveva iniziato ad attraversare il giardino. Lo seguimmo e già avevo tante domande da fargli.
-Dove stiamo andando?
Domandai quando notai che Lidia stava per fare altrettanto ma con tono irritato.
-Questa è casa mia.
Affermò il rosso prima di fermarsi davanti a una porta.
-E questo è il mio garage.
Di sottecchi riuscii a vedere Lidia inarcare un sopracciglio in maniera scettica.
-Un garage, davvero?
Gli fece eco. Lorenzo si voltò a guardarla e per un attimo mi sembrò che la stesse fulminando con lo sguardo. Infilò la chiave nella serratura.
-Credo che se Antony voglia ricordare qualcosa debba entrare qui dentro senza una cozza attaccata al braccio.
Vidi Lidia allargare la bocca offesa mentre io non riuscii a trattenere una risata. La ragazza mi mollò dopo avermi fulminato ed entrai nella stanza buia. Lorenzo premette l'interruttore e si illuminò di luce fioca che sembrava funzionare per miracolo.
-Fatti un giro.
Mi incoraggiò il ragazzo nonostante la mia mente fosse ancora a prova di bomba, non mi ricordava nulla quel posto, zero. Mi incamminai perdendomi in ogni singolo dettaglio e scrutando qualsiasi particolare. Vidi delle custodie di chitarre e di bassi, una batteria impolverata all'angolo e un microfono incastrato tra gli scatoloni in modo che entrasse. Le mie dita passarono sul legno di una piccola scrivania, le tolsi prima che potessero alzare della polvere. Notai dei fogli appoggiati sopra, erano spartiti e anche testi. Li presi e iniziai a leggerli di sfuggita fino a quando non mi fermai su uno in particolare, il titolo mi colpì: Ugly Heart. Perché chiamare una canzone così? Iniziai a leggere il testo.
-Your smile could light up New York city after dark.
Mi resi conto di aver letto la frase del ritornello ad alta voce ma non mi importò. In quel momento nella mia mente passarono veloci una serie di immagini e non riuscii a concepirne nemmeno una, ne venne fuori solo una cosa, anzi, un nome: Greta.
-Ricordi qualcosa?
La voce di Lorenzo mi fece voltare e tornare sul pianeta terra. Il suo tono nascondeva un non so che di insistente.
, avrei voluto rispondergli. Ma poi avrei dovuto spiegarli cosa e sinceramente non lo sapevo nemmeno io, ok, un nome, ma già lo avevo conosciuto, eppure sentivo dell'altro che non sarei riuscito a spiegare.
-No.
Mentii potendo poi ben notare la sua espressione delusa.
-Mi dispiace.
Disse abbassando lo sguardo.
-Non ti preoccupare.
-Bene, possiamo andare!
Lidia fece capolino nella stanza e mi riafferrò il braccio.
-Vorrei conoscere meglio la tua famiglia.
Mi tirò verso la porta e quando passai vicino a Lorenzo, che ancora era scosso, mi fermai e gli porsi la mano. Lui la strinse senza esitazione e ci guardammo negli occhi.
-Grazie, non pensare che quello che hai fatto sia stato inutile.
Le sue iridi si illuminarono e lui sembrò capire. Accennò a un sorriso, poi lasciai il suo garage.

GRETA POVS

Ero tornata a casa prima di rischiare di perdere i sensi. Mi lasciai cadere sul divano portando una mano alla fronte e massaggiandola.
-Tesoro?
Chiamò mia madre accorgendosi che ero rientrata.
-Che hai?
Entrò nella stanza e mi guardò preoccupata. Le raccontai di Antony e del fatto che avesse perso la memoria e lei restò a fissarmi a bocca aperta.
-È una cosa terribile!
Esclamò al termine del mio racconto. Mi limitai ad annuire.
-Già.
Non riuscivo a togliermi l'immagine di lui abbracciato a quella Lidia. Ma la cosa che mi aveva fatto davvero tanto male era stato parlarci, era stata una sensazione così strana. Mi alzai di colpo, sentivo gli occhi bruciare di nuovo.
-Vado a fare una passeggiata.
Mia madre mi guardava ancora preoccupata.
-Sei sicura? Sei bianca in faccia, non vorrei che...
-Sto bene, mamma, davvero.
Dovevo solo evitare Antony, facile, no? In quel quartiere piccolo come il nostro era davvero semplice!
Indossai una felpa, la sua, e con la scusa portai fuori anche Stella.

Quell'indumento sapeva ancora di lui, odorava della sua colonia, del dopobarba, e profumava della sua pelle. Mi strinsi nelle spalle, non dovevo pensarci.
-Scusa?
Mi voltai e mi ritrovai proprio lui davanti. Sospirai spazientita.
-Ciao.
Il mio tono risultò quasi arrabbiato, infatti Antony sussultò un attimo.
Ignoralo, Greta. Ripresi a camminare mentre Stella passava sopra all'erba del prato.
-Ehi, ti stavo chiamando in realtà!
Disse lui alzando la voce da dietro le mie spalle. Trattenni delle lacrime, perché?! Io volevo ignorarlo!
Dio, come poteva aver dimenticato tutto quanto, tutto quello che avevamo fatto insieme. Mi resi conto che mi aveva raggiunto di nuovo e mi stava fissando.
-Che vuoi?! Lasciami in pace!
Sbottai aumentando il passo. Mi passai veloce la manica della felpa sugli occhi già colmi di lacrime.
-Volevo farti una domanda! Anzi, adesso due!
Mi fermai e tornai a guardarlo, dovevo essere forte, così evitai i suoi occhi e guardai direttamente Stella che lo stava annusando e scodinzolando. Antony la ignorò e riuscii a vederlo stringere i pugni.
-Ok, prima domanda: perché piangi sempre?
Perché non posso baciarti, brutto idiota che non sei altro.
-Io non piango!
-No? Stai sempre a fingere invece!
Nel suo tono non c'era nulla di cattivo, anzi, sembrava divertito. Lo guardai e vidi che stava trattenendo una risata. Lo vidi frugarsi nelle tasche e cacciare un pacchetto di fazzoletti. Me ne porse uno incastrandolo tra l'indice e il medio.
-Tieni.
Lo afferrai con noncuranza e ripresi a camminare sperando che lui mi seguisse.

Raggiunsi un posto all'ombra sotto un grosso albero e mi sedetti sull'erba, Stella era stanca così si sdraiò sull'erba senza fare tante storie.
-Seconda domanda.
Esclamò Antony sedendosi accanto a me emettendo un gemito di sforzo. Sospirai e guardai davanti a me nonostante la tentazione di voltare gli occhi verso la sua figura era tanta.
-Ti ricorda qualcosa: 'Ugly Heart'?
Mi voltai di scatto e stavolta fui costretta a guardarlo, spalancai la bocca.
-Cosa?
-Ugly Heart, è una canzone e te l'ho chiesto perché... in qualche modo mi ha ricordato te.
Lo fissai, aveva le ginocchia piegate e le sue braccia le cingevano. Riuscivo a vedere le familiari vene farsi spazio dall'avambraccio al dorso delle sue mani.
Deglutii un groppo alla gola e mi sforzai di non piangere di nuovo, certo che me lo ricordavo... quella era la nostra canzone.




#spazioautrice
Fatemi sapere che ne pensate lasciando un commento e se vi piace aggiungeteci una stellina, alla prossima, vi mando un bacio ❤️
~Sara

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora