Capitolo 48

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Passarono i giorni e, pian piano, l'edificio dove Antony avrebbe lavorato prendeva forma. In più prendeva forma anche il nostro bambino e le cose stavano cambiando. Io e Antony stavamo prendendo bene la notizia, lui era emozionantissimo e non vedeva l'ora. Mi diceva che se fosse nata femmina le avrebbe insegnato ad andare in bici, sui pattini, o persino a cavallo, qualsiasi cosa. Invece se fosse nato maschio gli avrebbe insegnato a giocare a calcio, la sua vecchia passione e, se non gli fosse piaciuto, allora a baseball o a football. Guardava crescere la mia pancia con il sorriso sulle labbra e adesso al terzo mese si poteva notare un po' un accenno. Eh già, erano già passati tre mesi, dicembre era alle porte e quindi anche il compleanno di Antony. La sua festa capitava proprio il giorno dell'inaugurazione del ristorante di suo zio, così aveva deciso di far due feste insieme.

Ero in salone e stavo messaggiando con Sofia. Lei, come al solito, voleva aiutarmi con i preparativi nonostante mancassero ancora un po' di ore.
"Prevenire è meglio che curare."
Continuava a ripetermi la bionda con insistenti messaggi.
-Ehi, che fai?
La voce di Antony mi fece alzare la testa e infilare il cellulare nella tasca dei jeans. Lo guardai con aria innocente, era dall'altra parte della stanza, ovvero all'inizio della cucina.
-Niente.
Nonostante fosse lontano riuscì a decifrare la mia espressione.
-Che stai combinando?
Lo raggiunsi e gli cinsi la vita da dietro mentre era impegnato  a prepararsi un the.
-Ok, stavo decidendo con Sofia cosa fare per le due feste e... Anche il tuo regalo.
Lui girò la testa per guardarmi dietro la sua schiena.
-Greta.
Disse sospirando.
-Non c'è bisogno che tu mi faccia il regalo, lo sai benissimo.
Sorrisi e lo strinsi di più dondolando con il mio corpo in modo che anche lui facesse lo stesso. Lui nascose un sorriso guardando di nuovo in avanti verso la bevanda che stava preparando.
-E invece io voglio fartelo.
-E va bene... tanto alla fine fai sempre come vuoi tu.
Inarcai un sopracciglio nonostante non potesse vedermi.
-Oh, lo hai capito allora.
Decisi di lasciargli un bacio veloce sul collo e allontanarmi da lui che si voltò alla svelta quasi volesse prendermi.
-Adesso esco con Sofia, ci sentiamo dopo, probabilmente mi vedrai direttamente stasera.
Lui annuì sorridendo. Adesso aveva lo sguardo perso nel vuoto, sembrava abbastanza pensieroso ma decisi di non evidenziare quella situazione.
-Non me lo dai un bacio?
Mi avvicinai di nuovo a lui con sorriso compiaciuto e gli diedi un ultimo bacio sulle labbra prima di prendere la mia giacca e uscire di casa.

Io e la bionda passammo tutta la giornata al ristorante con lo zio di Antony. Era diventato davvero un bel posto; aveva due piani, il superiore era l'ingresso con il bar e alcuni tavoli sparsi per la piccola stanza. Mentre dopo aver sceso le scale e aver raggiunto il piano di sotto, si poteva benissimo essere accolti da un grandissimo salone occupato da tavoli, per il pavimento, e lampadari di cristallo, per la soffitta. I camerieri stavano preparando il buffet per l'inaugurazione mentre io e Sofia organizzavamo il tempo e lo spazio per la festa di Antony che, come deciso in fine, ci sarebbe stata dopo l'inaugurazione.

Così finito il nostro "lavoro" di perlustrazione dell'edificio e organizzazione del party, tornammo a casa di Sofia per cambiarci e truccarci. La ragazza mi prestò un suo abito nero e semplice come piaceva a me.
-E come piace a Antony.
Aveva aggiunto lei come se mi avesse letto nel pensiero.
-Smettila.
Dissi alzando gli occhi al cielo. Lei sorrise e mi guardò a lungo, si fermò sull'abito e, nonostante non mettesse in risalto la pancia, lei la guardò.
-È incredibile che stia succedendo tutto questo.
Alzò di nuovo lo sguardo e l'oceano dei suoi occhi si scontrò con il mio marrone scuro.
-Sono così felice per voi, vi auguro il meglio, davvero. Non ci posso credere che sia passato così tanto tempo.
Sorrisi e senza pensarci due volte la abbracciai.
-Ti voglio bene Sofia.
Ogni tanto avevamo anche noi i nostri momenti di dolcezza, che prima o poi venivano interrotti da qualcuna delle due.
-Dai, andiamo!
Esclamò infatti la bionda staccandosi da me e sorridendomi divertita.
Scendemmo di sotto e aspettammo Lorenzo che ci venne a prendere con la sua macchina.

Ugly Heart 2.//Greta Menchi e Antony Di FrancescoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora