Afraid.

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«Hai la patente?» mi chiede mentre mi rimette la manetta e la lega al letto.

«No.» ho solo diciassette anni, come potrei?

«Bene. Hai mai guidato?» ma è stupido o cosa? Crede davvero che io guiderei senza neanche avere la patente?

«Certo che no.» sbotto e lui sbuffa.

«Dovrò guidare io, allora.» sbraita e io corruccio la fronte.

«Mi avresti lasciato guidare?» chiedo, non ha per niente senso. Avrei potuto benissimo parcheggiare in un luogo qualunque e scendere chiedendo aiuto a qualche passante.

«Sì, ma ti avrei ammanettata alla macchina o al mio polso, non sono stupido tesoro. Semplicemente non credo di riuscire a guidare, ma a quanto pare devo.» sospira e si passa le mani tra i capelli.

«Riposati, tra un paio d'ore partiamo.» mi annuncia, ma non ho per niente voglia di dormire e comunque non ci riuscirei.

Resto seduta e lui si distende affianco a me, sospirando.

«Vaffanculo.» mormora a causa del dolore alla ferita. Beh, sono contenta che un po' stia soffrendo anche lui. Dopo quello che mi ha fatto non ho intenzione di compatirlo minimamente. Se lo merita e merita anche che mia sorella lo abbia lasciato. E' solo un bugiardo e approfittatore.

Cala la notte e Zayn si alza a fatica per poi aprire un cassetto della scrivania e cacciare una bustina.

All'interno vi è una polverina bianca che lui sistema sulla scrivania creando una striscia. Arrotola una sterlina che ha in tasca e sniffa per poi sbattere le palpebre.

«Pensavo non ne avessi.» affermo spontaneamente.

«Un tizio ieri notte è venuto qui e me l'ha portata.» ora si spiegano le voci che ho sentito, quindi non stavo sognando e forse anche i pianti che sentivo erano veri.

«Ora dobbiamo andare.» mi informa e si avvicina per poi slegarmi dal letto e ammanettarti al suo polso.

Il fatto che adesso sia sotto l'effetto di stupefacenti peggiora ulteriormente le cose. Di solito quando è fatto diventa molto aggressivo e violento. Non voglio ripetere l'esperienza di essere picchiata e frustata.

Mi porta fuori dalla stanza e percorriamo il corridoio in cui corsi per cercare disperatamente la salvezza.

Arriviamo alla porta e sento il cuore in gola. Non esco di qui da quasi una settimana.

«Non fare scherzi.» mi raccomanda e poi con la mano ammanettata alla mia intreccia le nostre dita nascondendo la manetta con la manica della sua felpa.

Apre la porta ed usciamo. Mi guardo intorno e stiamo in mezzo al nulla, per questo nessuno mi sentiva urlare.

Ci sono solo baracche e qualche barbone, nessuno che possa aiutarmi.

Sospiro e alzo lo sguardo verso il cielo stellato. Almeno posso godermi questo.

Mi porta verso un'auto molto vecchia e rovinata e mi fa sedere per poi aprire la manetta e chiudere la portiera. Per un attimo penso di uscire e correre via, ma so che è inutile. Lui è più veloce di me e inoltre non c'è nessuno a cui posso chiedere aiuto.

Prende il posto del guidatore mentre io ancora fisso il finestrino e mette la sicura al mio sportello.

Mette in moto e io sospiro provando a cercare un modo per uscire di qui ed essere di nuovo libera come lui mi aveva promesso. Voglio tornare a casa e ci riuscirò, non mi importa quanto questo possa essere difficile.

The Mistake [Z.M.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora