Raph - Cielo stellato

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-A Roma?- gli chiedo. -Tu sei completamente matto!

Lui mi guarda fisso negli occhi. Come faceva a sapere che quella era la mia città preferita? Cavolo, era davvero l'unico posto dove sarei voluto davvero andare.

Lo abbraccio forte, e lui ricambia il mio abbraccio. -Allora, cosa si fa?

-Andiamo a prendere i regali?- propone lui.

-Vada per i regali... ma sei sicuro che ci siano negozi aperti a quest'ora?

Ovviamente ci sono. Ma si tratta di volgari supermercati, dove all'entrata ci sono grandi cartelli con su scritto: "Vietata la vendita di alcolici dalle 22 alle 6". Entriamo, e ci dirigiamo di corsa nel reparto ortofrutta.

-Bene- mi dice lui. -Finalmente è arrivato il giorno in cui ti spiegherò qual'è la frutta che mi piace.


La notte intanto trascorre, e finiamo per passeggiare sul lungotevere, a guardare le barche che passano sotto i ponti, senza mai fermarsi, finché non spariscono dietro qualche ansa.

-Qui è tutto così diverso- mi dice lui, mentre continuiamo a camminare.

-Che ne dici di scendere sotto?- mi propone all'improvviso.

Ci avviciniamo alle scale per scendere vicino al fiume, ma c'è un cancello che ci sbarra la strada. -Non è un problema!- mi bisbiglia, tutto eccitato, mentre inizia a scavalcarlo.

Quanto l'ammirai in quel momento. Non si faceva scalfire o fermare da niente Jessie Husk, era sempre il primo in qualsiasi cosa, e finalmente iniziavo a capire perché.

Lo seguo, scavalcando il cancello, e lo raggiungo dall'altro lato. Scendiamo tutti gli scalini di corsa, e continuiamo a correre lungo il fiume. Corriamo, corriamo sempre di più, senza mai voltarci, fino a quando non ce la faccio più. Lui arriva un po' più avanti e poi si ferma, torna indietro e mi raggiunge.

Le gambe quasi non ce la fanno a tenermi in piedi, così mi siedo a terra. E lui si siede di fronte a me e resta a guardarmi. -Cosa c'è Jessie Husk- gli dico -non sei il primo corridore di tutto il liceo?

Lui ride. Rido anch'io. Ridiamo insieme.

Ci sdraiamo a terra, a guardare le stelle. -Quella lì- gli dico -... quella è la stella polare!

Lui la guarda un po', poi mi dice: -Ma a me sembra una stella come tutte le altre...

-E lo è infatti...- gli dico -ma per gli uomini del passato era molto importante, era un po' come un faro nel cielo, indicava la strada ai viandanti che si erano smarriti, o agli esploratori più audaci che si spingevano oltre le loro frontiere.

-Come noi allora...- mi dice lui. -Penso proprio che ci siamo persi qui in città.

Ridiamo di nuovo. -Finché siamo sulla terra potremo ritrovare la strada- gli dico.

Jessie resta in silenzio, poi si volta verso di me e mi guarda, e resta fermo a guardarmi, attraverso i miei occhi, nella parte più profonda della mia anima.

Riesco quasi a percepire cosa sta pensando, e mi sembra che i suoi occhi mi dicano: "Guidami tu... sei la mia stella polare". Ma forse è solo la mia impressione.

Poi guardo meglio nei suoi occhi. No, ha parlato per davvero, non sono i suoi pensieri, e mi ha detto: -Raphael, tu sei per me proprio come quella stella appariva ai viandanti e agli esploratori del passato... e cioè speciale.

La vita segreta di Jessie HuskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora