Raph - Gita di Natale

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-Cosa fai questo Natale?- mi chiede Jessie una mattina, durante l'intervallo.

-Non saprei- gli rispondo. -I miei vanno in Umbria, ma sinceramente non mi va di allontanarmi troppo.

-Che ne dici di accompagnarmi a prendere dei regali?

-Quando?

-Mm vediamo... la vigilia di Natale?

-Hai davvero intenzione di comprare i regali il giorno della vigilia?- gli chiedo ridendo.

-Ma ovviamente, non mi piace avere larga scelta, perché sennò poi perdo molto tempo quando sono indeciso, preferisco scegliere i miei regali fra i rimasugli dei negozietti di città- mi dice.

-Beh, allora sono con te. Ci vediamo in villa alle diciassette?

-In villa alle diciassette- conferma lui.

L'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze sembra essere volato, e subito arriva il giorno dell'appuntamento. Chissà dove saremo andati a fare compere; e, soprattutto, non avrebbe voluto mica comprare regali per metà di tutti gli iscritti al liceo?

Avevo pensato molto a noi in quei giorni. Ci conoscevamo ormai da un anno, e non potevo mai scordare come eravamo diventati amici. Certo, all'inizio eravamo solo conoscenti, e io ci tenevo molto ad avere un buon rapporto con lui, ma solo perché era molto popolare, e soprattutto perché era molto intelligente. Per dirla tutta, ogni volta che mi serviva un aiuto in matematica lui era lì per me.

Con il tempo poi erano cambiate tantissime cose. Ci eravamo conosciuti meglio, io avevo imparato a stargli accanto, a capirlo, a conoscerlo meglio. E così eravamo diventati amici per davvero, riuscivo a capire sempre cosa provava, anche quando non me lo diceva: mi bastava guardarlo negli occhi per capire se era arrabbiato, o se qualcosa non andava.

Passavamo molto tempo insieme. Dalle lezioni di aikido, a qualche breve passeggiata il sabato sera, prima di andare ognuno con i propri amici. Sì, perché comunque lui usciva sempre con i suoi compagni di classe, e io con i miei.

La vigilia di Natale ci incontrammo in villa, e lui mi portò fino alla stazione.

-Non andiamo lontano- mi disse. -E ora, fidati di me...

-In che senso Jessie?- gli chiedo io, sorridendogli.

-Fidati, e seguimi. Ho già preso i biglietti.

Acconsento con la testa, e lo seguo fino al binario, salendo sul treno. -Dov'è che andiamo?- gli chiedo.

-Non preoccuparti- mi risponde, accarezzandomi i capelli.

Quel gesto...

Quella sensazione... l'avevo già provata.

In un momento mi torna in mente quella volta che stavamo assieme al cinema e lui mi aveva dato un bacio sulla guancia. Ero terribilmente arrossito in quel momento, forse perché temevo che qualcuno che ci stesse osservando avrebbe potuto fraintendere la nostra amicizia. Poi però pensandoci, mentre stavamo su quel treno, quella era una vera e propria manifestazione di affetto... "Ma quante paranoie mi faccio" penso. Era solo un bacio innocente, una cosa da riderci su.

Il sole tramonta presto d'inverno. Sono quasi le diciotto ed è già buio. Jessie ha lo sguardo perso oltre il finestrino, così lo prendo con la mano sulle guance e lo faccio voltare verso di me. -Ehi!- gli dico -Non ci vorrà mica molto ancora?-.

-No, non preoccuparti- mi dice brevemente.

-Sono un po' stanco- gli dico.

-Se vuoi, addormentati- mi risponde.

E così mi appoggio con la guancia sulla sua spalla, e lo guardo nel riflesso dello specchio. Ha sorriso, e si è voltato verso di me. Alzo lo sguardo, ma prima che io possa muovermi mi dà un bacio giusto in fronte.

-Jessie...

Il treno scorre veloce sui binari.

-Si?

Ci allontaniamo sempre di più da casa, senza che io neanche me ne accorga.

-Anche io ti voglio bene, sai?

La vita segreta di Jessie HuskDove le storie prendono vita. Scoprilo ora