Capitolo 4 - Hélène ManKanzie

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Hélène Diana MacKanzie indossò per la prima volta la divisa di Grifondoro e scese in Sala Comune. Quando vi arrivò era ancora deserta.
Si guardò attorno incuriosita dall'arredamento oro e rosso, dal camino acceso e dalle poltrone imbottite. E proprio su una di queste scorse un giovane. Doveva essersi addormentato la sera prima.
Perse un paio di secondi a ricordare il suo nome. Harry Potter. Ma sì certo, il famoso Salvatore del Mondo Magico.
Lo osservò con attenzione. Capelli neri spettinati, occhiali di traverso sul naso e la famosa cicatrice a forma di saetta in fronte. Le guance ricoperte da un leggero strato di barba di un giorno e un viso virile. La cravatta giaceva abbandonata sul bracciolo della poltrona e i primi tre bottoni della camicia erano slacciati.
"Harry Potter, non sei per niente male", pensò divertita la giovane.
Proprio in quel momento, il ragazzo in questione aprì gli occhi verde smeraldo, borbottando parole senza senso. Si grattò i capelli arruffati e si raddrizzò gli occhiali. Gli ci vollero un paio di secondi per mettere a fuoco la stanza. Poi, mosso da sesto senso, si voltò di scatto e sfoderò la sua bacchetta.
- Calma Harry, sono Hélène!
Esclamò la ragazza, alzando le mani a proteggersi. Non immaginava che il ragazzo avesse i nervi così a fior di pelle.
Harry abbassò la bacchetta, rilassando i muscoli.
- Scusa. Sai, quando per sette anni c'è sempre stato qualcuno pronto a farti la pelle, sviluppi il tuo istinto di conservazione.
Rispose il moro, rivolgendole un sorriso imbarazzato.
- Posso capire. Ne so qualcosa anche io.
Bisbigliò Hélène, rabbuiandosi per un attimo.
- Cambiando discorso, oggi sarà il tuo primo giorno di lezione.
Disse Harry, cercando di distrarla dai suoi pensieri.
- Sì. Ieri ho avuto la giornata libera per sistemare le mie cose.
- Come ti sembra Hogwarts?
- Immensamente grande! Beauxbatons è meno di un quinto di questo Castello e non c'è una Sala Grande. E quelle scale incantate mi preoccupano un po'. Mettono a dura prova il mio senso di orientamento.-
Harry rise allegro.
- Già, alle scale piace cambiare. Comunque se non vuoi rischiare di perderti, basta aspettare che tornino al posto giusto.-
- Lo terrò a mente. La colazione dove si tiene?
- In Sala Grande, dove hai pranzato e cenato ieri. Ti dirò che inizio ad avere un po' fame. Ti va di andarci insieme?-
Domandò il moro. Hélène gli rivolse un sorriso di risposta ed uscirono dalla Sala Comune.
Chiacchierando del più e del meno, raggiunsero la Sala Grande e presero posto uno di fronte all'altra.
Harry si servì una tazza di latte caldo e prese una fetta di crostata. Hélène preferì una tazza di tè caldo e un croissant.
- La tua colazione è un mix tra tradizione inglese e francese!
- Adoro il tè inglese. Mia nonna Diana ne beve a litri e mi ha contagiato con la sua abitudine.-
Rispose sorridendo ed Harry ne rimase incantato. Era davvero bellissima. Ma ciò che lo colpiva di più erano i suoi occhi. In apparenza sembravano dello stesso colore dei suoi, ma guardandoli bene risultavano così diversi.
Erano di un verde acqua ammaliante, con delicati riflessi dorati. Come l'acqua che scorre in un ruscello di montagna.
- Ecco dov'eri finito Harry! Temevo ti fosse successo qualcosa quando non ti ho visto nel letto questa mattina.-
Esclamò Ron Weasley entrando trafelato in Sala Grande. Uno sguardo sconvolto dipinto in volto che si calmò non appena raggiunse l'amico. A quel punto lanciò un'occhiata scandalizzata ai due compagni di Casa. Prima che potesse dire qualcosa di imbarazzante, Harry intervenne.
- Ieri sera mi sono appisolato sulla mia poltrona preferita e mi sono svegliato stamattina. Hélène mi ha trovato in Sala Comune e siamo venuti insieme a fare colazione. Capito Ron? Non è successo niente di grave.-
- Ah, va bene. Allora mi siedo anche io.
E si lasciò andare sulla panca, accanto ad Harry. Si versò una generosa dose di caffè americano e iniziò a trangugiare qualsiasi cosa fosse commestibile.
- Affofa Haffy... Hai foffato un nuofo caffiatore?
Farfugliò Ron, con la bocca piena di cibo.
- Ron, un minimo di rispetto per Hélène! Non si parla a bocca piena.
Lo sgridò il Bambino Sopravissuto. Ron per poco non si strozzò per la sorpresa. Non era mai successo che Harry lo criticasse per il suo modo di ingozzarsi. Di solito il rimprovero partiva da Ginny o da Hermione. Ma non dal suo migliore amico.
- Sc..scusa Hélène. Dicevo: Harry, hai trovato un nuovo cacciatore per la squadra? Da quando Katie Bell si è diplomata, siamo rimasti con due cacciatori e non possiamo gareggiare per la Coppa del Quiddich senza il terzo.-
- Sì, lo so, Ron. Ho sparso la voce a Grifondoro. Oggi pomeriggio dopo le lezioni farò delle audizioni per il nuovo cacciatore. In qualità di capitano voglio che tutta la squadra sia presente, perciò anche tu e Ginny dovrete esserci.-
Hélène, che aveva seguito il discorso con attenzione, approfittò del momento di silenzio per partecipare alla conversazione.
- State parlando di Quiddich, giusto?
- Sì, infatti. Harry è il cercatore nonché capitano della nostra squadra. Io sono il portiere, mia sorella Ginny e Demelza Robins sono cacciatrici, Jimmy Peakes e Ritchie Coote sono i due battitori. Ma forse questo non ti interessa...-
- Ti sbagli Ron, mi interessa molto. Quando frequentavo Beauxbatons ero nella squadra della scuola. Giocavo nel ruolo di cacciatore. Harry, pensi che sarebbe un problema se anche io mi presentassi alle audizioni oggi pomeriggio?-
Gli domandò sfoderando un sorriso innocente. Harry capitolò subito ed acconsentì.

Hermione Granger entrò in biblioteca con Hélène MacKanzie a fianco. Dopo aver salutato Madama Pince, si sedettero ad un tavolo e la Caposcuola iniziò il suo compito di tutor.
- Come prima cosa Hélène, posso chiederti quale media avevi a Beauxbatons?
- Sì, certo. Avevo O in quasi tutte le materie. Non mi spaventa lavorare sodo per ottenere dei buoni voti, ma questo non significa che intendo sacrificare tutta la mia vita privata. -
Mise subito in chiaro la giovane.
- Mi sembra un buon ragionamento. E sono sollevata di sapere che sei un'ottima studentessa, perché così il lavoro non sarà troppo duro. Si tratterà giusto di arricchire quelle materie che noi affrontiamo in maniera più approfondita. Perciò se sei d'accordo, direi che possiamo dedicare un'ora al giorno a quest'attività integrativa.-
- Va bene. Per oggi possiamo iniziare da Trasfigurazione, che ne dici?
Ed Hélène tirò fuori il suo nuovo libro di testo, pronta a prendere appunti. Hermione sorrise soddisfatta. Quella ragazza prometteva davvero bene.
Iniziò a fare un rapido ripasso degli argomenti del quinto anno, in modo da verificare quanto la giovane sapesse già della materia.
L'ora trascorse in fretta ed Hermione si convinse sempre di più delle capacità di Hélène. La nuova Grifondoro si rivelò essere una ragazza molto sveglia e arguta. Le rivolgeva domande pertinenti che andavano dritto al nocciolo della questione e assorbiva in fretta i concetti nuovi.
Allo scadere del tempo, Hermione chiuse il tomo che aveva di fronte e le sorrise.
- Bene. Per oggi abbiamo studiato a sufficienza. Ora sei libera di fare ciò che vuoi.
- Grazie, Hermione. Sei davvero bravissima. Hai delle capacità espositive da ammirare. Sei portata per insegnare alla gente.-
Disse Hélène con sincerità e si congratulò con Silente per averle dato quella ragazza come Tutor. Era fenomenale, un vero pozzo di scienza e di magia!
Hermione raccolse i suoi libri dal tavolo sorridendo di rimando.
- Hélène, posso farti una domanda.
- Certo, dimmi pure.
La Caposcuola esitò un attimo, poi si decise a proseguire.
- Hai mai sentito parlare del Ballo del Giglio di Hogwarts?
- Certamente! Mia nonna Diana non faceva altro che parlarne quando ero più piccola. Pensa che lei e mio nonno Alexander sono stati la Regina e il Re del ballo.-
Rispose Hélène, radiosa al solo ricordo.
- Immagino che sarà ancora più contenta di sapere che quest'anno cade il cinquantenario. Proprio così, il Ballo del Giglio animerà nuovamente il Castello.-
La informò Hermione orgogliosa.
- Dici sul serio? Non ci posso credere. Manderò subito un gufo a mia nonna per informarla.-
- Scrivi nella lettera che lei e tuo nonno sono invitati al Ballo del Giglio come ospiti d'onore e che non accetteremo dei no in risposta.-
Le disse Hermione, decidendo sul momento. Di sicuro Malfoy non avrebbe avuto niente da contestare. Si trattava solo di due ospiti speciali.

Hermione accompagnò Hélène fino al campo di Quiddich, su richiesta di quest'ultima. A quanto pareva, quella mattina Hélène aveva appreso da Harry stesso che si sarebbero tenute le audizioni per il nuovo cacciatore. Hélène spiegò alla sua Tutor di aver giocato per tre anni in quel ruolo nell'accademia francese e di essere interessata al posto.
Il tempo quel pomeriggio era soleggiato con una leggera brezza autunnale a scompigliare i capelli delle due Grifondoro. Scorsero da lontano un gruppetto di ragazzi ed Hermione riconobbe subito le teste rosse dei fratelli Weasley e la zazzera spettinata di Harry.
Quando furono a pochi passi di distanza, il Bambino Sopravissuto si accorse della loro presenza e le raggiunse, tenendo in mano una pergamena.
- Ciao Herm. Ciao Hélène! Alla fine sei venuta.
- Quando una MacKanzie da la sua parola, puoi stare certo che la manterrà, dovesse essere l'ultima cosa che fa!-
Recitò la giovane, ricordando le parole che tante volte le aveva ripetuto il padre.
- OK! Noi siamo pronti a vederti in azione.
Esclamò Harry, aggiungendo il nome della ragazza all'elenco dei presenti.
Hermione, sentendosi un pesce fuor d'acqua, decise che sarebbe tornata al Castello. Purtroppo non c'era niente da fare. La sua viscerale paura per il volo, le impediva di amare a pieno quello sport. Si accontentava benissimo di fare da spettatrice e di tenere il tifo per la sua Casa, ma non si sarebbe mai azzardata a salire su un manco di scopa.
La Caposcuola rivolse ad Hélène i suoi migliori auguri e la lasciò nelle mani di Harry.
Stava passeggiando senza meta sotto il porticato da un paio di minuti, quando dal lato opposto scorse Draco Malfoy. Era appoggiato con le spalle contro il muro e fumava tranquillo una sigaretta. I capelli mossi dal vento e gli occhi socchiusi, come per gustare meglio il sapore del tabacco. Il cuore perse un battito, mentre i ricordi del giorno prima le invadevano la mente. Quel loro "quasi" bacio l'aveva lasciata profondamente turbata e piena di interrogativi. Perché aveva tentato di baciarla? E perché lei non si era scostata?
Migliaia di domande le affollavano la testa, mentre continuava a chiedersi se lui l'avesse già vista. Sembrava perso nei suoi pensieri. Forse non se ne era ancora accorto.
Stava per decidersi di cambiare strada, quando una seconda persona comparve accanto a Draco Malfoy. Si trattava di una ragazza coetanea di Ginny di Corvonero di cui non conosceva il nome. La giovane doveva essere apparsa dal corridoio accanto a Malfoy. La vide avvicinarsi al Caposcuola di Serpeverde e scambiare un paio di parole con lui.
Malfoy a quel punto spense la sigaretta, prese per un braccio la Corvonero e sparì con lei dietro l'angolo.
Hermione, senza sapersi spiegare il perché, lo seguì circospetta.
Quando arrivò all'angolo, si affacciò, restando ben nascosta e vide Malfoy allacciato alla Corvonero. Lui la spingeva contro il muro con il suo corpo virile, mentre la bocca era incatenata alla sua, avida di lussuria. Una mano le stava accarezzando la gamba e dopo poco andò a sparire sotto la gonna. La Corvonero emise un gridolino.
Una sgradevole sensazione si piantò alla bocca dello stomaco di Hermione. Non aveva intenzione di guardare oltre. Girò sui tacchi e corse via veloce come il vento.
Non riusciva a spiegarsi il perché di quella reazione. Se ne sarebbe dovuta fregare di chi quella Serpe si sbatteva. Eppure quella sensazione di fastidio allo stomaco continuò a tenerle compagnia anche quando ormai si trovava a metri di distanza da lui, dall'altro parte del Castello.

Draco Malfoy si scostò dalla Corvonero che stava baciando. Un movimento al limite della sua visuale lo aveva distratto dai suoi intenti. Fece giusto in tempo a voltare lo sguardo e a focalizzare una nota chioma riccia mentre scompariva dietro l'angolo. Rimase immobile a fissare quel punto ormai vuoto.
- Ehi, Draco, cosa ti succede? Perché ti sei fermato?
Domandò la ragazza con voce suadente. Si scostò la frangia mora dalla fronte con un movimento ben studiato. Si trattava della famosa ragazza di Corvonero che gli aveva consigliato Blaise. E fino a quel momento stava confermando la sua tanto lodata bravura.
- Niente. Vieni con me.
Rispose freddo, poi la prese per un braccio e si infilarono nel corridoio alla loro destra.
Draco aprì la porta di un'aula in disuso e insieme entrarono dentro.
- Colloportus!
E sigillò la porta con un colpo di bacchetta.
- Dove eravamo rimasti?
La mora sorrise intrigata. Si sedette sulla cattedra e lo guardò in attesa. Draco ghignò lascivo e in pochi passi le fu davanti. Iniziò a baciarla famelico, lasciandosi guidare dal desiderio. Non c'erano sentimenti in quei gesti, solo il bisogno fisico di sfogare un istinto primordiale. Passò ad accarezzarle il collo, scese al seno e ai fianchi. Le mani esperte di lei presero a slacciargli la cravatta verde e argento e gli sfilarono il maglione di dosso.
A quel punto Draco con decisione la spinse sulla cattedra e l'eccitazione prese il posto della ragione.

Harry Potter e Ginny Weasley spalancarono le bocche stupiti. Davanti a loro, a diversi metri di altezza, Hélène MacKanzie segnò il suo dodicesimo gol negli anelli, lasciando Ron senza parole. Era riuscita a eludere la difesa e il portiere, segnando altri 10 punti.
- Sono stupefatta. È una forza della natura.
- Concordo in pieno. Non c'è paragone con nessun altro.
Sussurrò il Bambino Sopravissuto. Si sistemò gli occhiali sul naso, con un gesto distratto. Ormai non aveva senso proseguire con le audizioni. Sapeva già chi scegliere.
Salì a cavallo della sua Firebolt e si librò in cielo, arrivando accanto ai suoi compagni di squadra. Fischiò con la bocca per attirare la loro attenzione.
- Ok, basta. Tutti a terra. Ho preso la mia decisione.
I giocatori annuirono e tutti insieme planarono al suolo con le scope.
Harry si fermò davanti a loro e annunciò il verdetto.
- Come prima cosa, voglio ringraziare tutti quelli che si sono presentati oggi come candidati. Come sapete, dovrò scegliere solo uno di voi. Vi ho guardato attentamente mentre mi dimostravate le vostre abilità e infine ho deciso che il posto di cacciatore andrà a...- fece una pausa ad effetto, poi disse - Hélène MacKanzie!
La ragazza gli sorrise raggiante. Harry e tutti i componenti della squadra le strinsero a turno la mano per congratularsi.
Hélène era al settimo cielo per la felicità. Dopo la morte di sua madre, avvenuta circa un anno prima, aveva perso le speranze di riuscire a sentirsi felice un'altra volta. Invece sembrava che quella scuola tanto bizzarra e il suo amore per il Quiddich l'avrebbero aiutata a lenire le sue ferite.
Si trovò a ringraziare mentalmente i suoi nonni paterni che avevano tanto insistito per far tornare lei e il padre in Gran Bretagna e avevano voluto che lei si scrivesse ad Hogwarts.
Era da giusto due giorni che si trovava lì e il mondo accanto a lei stava tornando ad avere suoni, profumi e colori.
- Vieni con me, Hélène. Ora che sei una di noi, hai bisogno di una tua divisa.
Disse Ginny, avvicinandosi alla ragazza. Hélène annuì e seguì la rossa negli spogliatoi.
Ginny aprì un armadietto e ne estrasse una divisa nuova della squadra. Con un incantesimo la fece adattare alle misure della nuova cacciatrice e glie la porse.
- Grazie infinite. È perfetta.
Sussurrò, stringendo la divisa tra le braccia.
La rossa le rivolse un sorriso amichevole poi le diede una pacca leggera sulla spalla.
- Figurati! Ti sei meritata il posto. Su quella scopa sai fare dei miracoli! Torniamo dai ragazzi, sicuramente domani sera si festeggerà a Grifondoro!-
Quando raggiunsero gli altri la metà della squadra si era già dileguata. Harry e Ron stavano sistemando le palle dentro il baule per metterle al loro posto. Informarono le giovani che gli altri erano andati via per organizzare la festa di cui Ginny aveva parlato prima. Hélène non credeva alle proprie orecchie.
- Voi potete organizzare feste a vostro piacimento?
- In teoria no. Però abbiamo le conoscenze giuste!
Rispose Ron con una strizzata d'occhio. Vedendo l'espressione perplessa della nuova cacciatrice, Harry pensò di darle spiegazioni.
- Hermione è la nostra Caposcuola e per quanto sembri essere un'eterna So-tutto-io, ha in realtà una passione sfegatata per le feste. Perciò visto che a lei piace festeggiare, perché non dovremmo farlo! Grazie a lei possiamo anche introdurre alcolici!-
Hélène continuava a convincersi sempre di più di essere capitata in una scuola completamente diversa dalle altre. Decisamente speciale e viva.

Alle otto meno dieci di sera Hermione Granger raggiunse il ritratto di "Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll" e trovò Draco Malfoy appoggiato alla parete. Quella posizione le fece tornare in mente l'episodio a cui aveva assistito a pomeriggio e si sentì molto irritata.
- Granger.
Disse Draco in segno di saluto. La Grifondoro gli rivolse un cenno del capo e passò tre volte di fronte al muro. Non appena comparve la stanza delle Necessità si accinse ad entrare, senza curarsi se il biondo la stesse seguendo.
La stanza era identica alla volta precedente. Draco superò la soglia svogliato e si sedette al tavolo in mogano.
- Granger, vediamo di fare una cosa veloce.
Borbottò scocciato. Hermione lo fulminò con lo sguardo e sbottò.
- Ci vorrà il tempo che ci vuole Malfoy! Perché tutta questa fretta. O forse hai qualcuno che ti aspetta nel letto per farsi scopare?-
Malfoy alzò il sopracciglio stupito. Di certo non si aspettava un commento del genere dalla perfetta e puritana Granger.
- Quanta volgarità Mezzosangue! Stasera sei più acida del solito. Hai mangiato limoni a cena?-
- Quello che faccio io non ti riguarda Malfoy!
Esclamò Hermione e si mise a sistemare la pila di pergamene che si era portata dietro.
- La stessa cosa vale per te Granger.
La Grifondoro arrossì all'istante, continuando a tenere la testa bassa sui fogli.
Colpita e affondata. Possibile che Malfoy l'avesse vista quel pomeriggio.
Draco la fissava divertito. Il mento appoggiato alla mano, il gomito sul tavolo e un ghigno ambiguo dipinto in volto.
Gli occhi argentei la studiavano con interesse. Si era accorto del suo malumore e non ci era voluto un genio per capire che si collegava a quanto era accaduto diverse ore prima.
- Non ti ha insegnato la mamma che non è buona educazione spiare le persone?
La canzonò il biondo. Hermione a quel punto alzò lo sguardo, orgogliosa più che mai.
- E questo cosa c'entra?
Non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura.
Draco vide la sua espressione mutare da imbarazzata a determinata. Negli occhi della Grifondoro si poteva leggere una silenziosa battaglia tra orgoglio e sincerità. Continuò a scrutala divertito, notando che il suo modo di fissarla la confondeva abbastanza.
Dopo un paio di secondi gli occhi dorati di Hermione puntarono decisi verso quelli di Draco. Una Grifondoro non ha paura delle sfide e tanto meno di essere messa in imbarazzo da una subdola Serpe.
La vitalità dello sguardo della ragazza lasciò Draco sbigottito, che si sentì perdere in quel mare ambrato. Percepì una grande forza interiore che rivelava a tratti le sue falle, lasciando scoperto un incertezza di fondo e un muto grido di solitudine e di affetto. Si sentì sopraffatto da quei sentimenti, non riuscendo però a distogliere lo sguardo.
Hermione dal canto suo si perse nel lago argento dei suoi occhi. In un primo momento percepì freddo e desolazione, ma scrutandovi a fondo vide la barriera impenetrabile abbattersi e mostrare ben altro. Una debole luce di speranza e una voglia di imparare a vivere e sognare. Vide anche tanta sofferenza e dolore, rassegnazione e disperazione. Le si formò un nodo in gola per la commozione ma proprio in quel momento Draco sciolse il loro contatto visivo. Si alzò di scatto dalla sedia e si avvicinò alla finestra, voltandole le spalle. Temeva di averle mostrato troppo di se stesso. Nessuno conosceva il suo io interiore.
- Draco...
Sussurrò Hermione, chiamandolo per nome per la prima volta.
Draco sussultò, sentendosi chiamare a quel modo.
- Non chiedermi niente. Non ho intenzione di darti spiegazioni su di me.
- Sì... d'accordo.
E rimasero in silenzio. Poi il biondo si voltò e le rivolse uno sguardo insondabile. La barriera impenetrabile era tornata a frapporsi tra lui e il resto del mondo.
- Avrei una domanda.
- Sì?
- La ragazza nuova, quella MacKanzie, ha forse qualcosa a che vedere con quell'annuario che hai letto martedì sera? -
Hermione rimase stupita dalla domanda. Tutto si aspettava, tranne quel cambio di discorso così netto. Decise di assecondarlo senza proteste. Non erano ancora pronti per parlare liberamente dei loro stati d'animo.
- Quando ieri sera quel cappello ammuffito ha iniziato a ciarlare della sua famiglia, mi sono saltati alla mente quei due nomi: Alexander e Diana. Sono forse loro?-
- Sì. Ottimo intuito Malfoy.
Confermò la Grifondoro, tornando al cognome.
- Granger, non dovresti più dubitare delle mie capacità intellettuali. Non dopo averti parato il culo per ben due volte. La prima con il tema del ballo e la seconda con la pozione!-
- Sei sempre il solito presuntuoso, Malfoy!
Lui le rivolse uno sguardo altezzoso, rinunciando all'ultima parola. Hermione alzò le spalle e continuò a parlare.
- Tornando al discorso: Alexander e Diana sono i nonni di Hélène e lei in persona mi ha confermato che sono stati il Re e la Regina del Ballo del Giglio. A quel punto ho pensato fosse carino invitarli, così ho chiesto ad Hélène di mandare loro un gufo...-
- Granger, la tua mancanza di educazione mi lascia allibito!
Esclamò la Serpe scioccato dalle parole della Grifondoro. Hermione sollevò le sopracciglia perplessa. Eppure non le sembrava di aver detto niente di sconveniente.
Malfoy, vedendo che la Caposcuola proprio non ci arrivava, sbuffò esasperato.
- Mezzosangue, mi cadi su queste banalità! Ti ricordo che per il galateo magico viene considerato di grande maleducazione mandare inviti a feste tramite altre persone. Se consideri che la nonna di Hélène, seppur abbia sporcato il suo sangue mettendosi con quel MacKanzie, è pur sempre una Purosangue. E i Purosangue guardano con molta attenzione a questi dettagli. Spero che la tua nuova amica non abbai ancora scritto alla nonna o noi saremmo considerati degli imperdonabili cafoni.-
- E questo significherebbe che potrebbe declinare il nostro invito.
- Esatto! Vedo che inizi a capire.
Concluse Malfoy, come se stesse parlando con una bambina piccola. Si accese una sigaretta per sfogare lo stress. Con un incantesimo non verbale aprì la finestra. Come la volta precedente, si appoggiò al bordo e si mise a fumare.
Hermione era rimasta davvero sorpresa. A volte si dimenticava che Malfoy era ultimo erede di una delle famiglie più antiche e nobili del mondo magico. Lo testimoniava l'anello d'oro che portava all'anulare della mano destra. Lo stemma dei Malfoy. Una M ben rifinita con piccoli cardi attorno alla lettera.
Era nobile di sangue e di tradizioni e il galateo gli era stata insegnato fin da piccolo.
- Assicurati che questa MacKanzie non abbia ancora spedito il gufo.
- Sì. Provvederò al più presto.
Rispose Hermione, annuendo con il capo.
- E se siamo ancora in tempo, dovremo scrivere un invito di nostro pugno e spedirlo. A proposito, sai dirimi il cognome da nubile di questa Diana?-
- Rowanley, perché?
Sentendo quel cognome, Draco sbiancò vistosamente. Hermione spalancò gli occhi preoccupata.
- Rowanley? Sei sicura?
- Sì. L'ho letto anche sull'annuario. Ma vuoi spiegarmi cosa c'è che non va?
- Mezzosangue, tu non ti rendi conto! Il casato dei Rowanley vanta centenari di tradizione da essere pari solo a quello dei Black. Sono originari del Galles e sono tra le famiglie più potenti in circolazione. Adesso che ci penso però sono sempre stati neutrali e non si sono lasciati coinvolgere dalle idee del Signor Osc... di Voldemort.-
Si corresse il biondo, ricordando che solo i seguaci di Voldemort lo chiamavano Signor Oscuro. Vide Hermione sobbalzare per un attimo, ma rimase ad ascoltarlo imperturbata.
- Perciò a maggior ragione dobbiamo evitare di fare figure di merda!
- Sono d'accordo. Visto che siamo in argomento, chi pensi che dovremmo invitare al Ballo?
Domandò la Grifondoro, prendendo appunti sulla pergamena.
- Forse un paio di personaggi del mondo magico che avevano partecipato alla vecchia edizione, come i coniugi MacKanzie, ma non troppi. Non ho intenzione di partecipare ad un ballo pieno di vecchi!-
Borbottò. Poi aspirò una boccata di fumo, beandosi dei suoi effetti calmanti.
- Potremmo invitare anche il Ministro della Magia, qualche famiglia importante e i genitori degli studenti. -
- Ok, Mezzosangue, andata.
- Cosa mi dici dell'arredamento? Come faremo a mettere su il tema delle stagioni?
Malfoy sollevò un sopracciglio e le rivolse un'occhiata superba.
- Per questo ci sono i nostri schiavetti. Tra due settimane li metteremo all'opera per tirar fuori qualche idea. -
- Malfoy i nostri compagni non sono degli schiavi! Vengono solo per aiutarci.
- Sì, ma noi siamo i responsabili e dovranno sottostare ai nostri ordini!
E diede un tiro soddisfatto alla sigaretta.
Hermione rinunciò a protestare. Con Malfoy il discorso dell'uguaglianza tra classi non attaccava proprio. Tutte parole sprecate. Si alzò in piedi e lo raggiunse accanto alla finestra.
- Un altro argomento che mi preme affrontare... tu sai ballare?
- Ovvio! Ma che domande mi fai Granger! Io sono un Purosangue, non te lo scordare.
Hermione alzò gli occhi al cielo esasperata. Ma era peggio di un disco rotto!
- Scusa sai se te l'ho chiesto! E la vuoi piantare di ricordarmi ogni istante che sei un Purosangue! Non c'è mattone in questa scuola che non lo sappia. E comunque non vedo quale sia la coerenza tra il tuo sangue e il saper ballare. Anche Ron è Purosangue ma non sa mettere un piede dietro l'altro senza inciampare!-
- Non mi paragonare a Lenticchia, Mezzosangue. Io sono stato allevato in una famiglia ricca e potente, mentre lui fa parte di un'altra classe sociale. Il mio lignaggio nobile mi obbliga a conoscere molto bene il galateo, a saper combattere con la spada e a condurre una dama sulla pista da ballo. E che questo ti sia sufficiente come risposta.-
- Sempre il solito superbo altezzoso Principe delle Serpi!
Lo accusò Hermione. Draco ghignò e le soffiò il fumo in volto.
- È proprio per questo che ti affascino.
- Affascinarmi tu? Malfoy tu fumi roba pesante!
Draco non si curò del commento e le si fece più vicino. La studiò da capo a piedi. Indossava una maglia a maniche lunghe rossa che le disegnava il seno e un paio di jeans Babbani. I capelli erano sciolti sulle spalle in morbidi boccoli. Si trovò a pensare come dovesse essere poterglieli accarezzare.
Sorprendendola, le prese una ciocca di capelli tra le dita, godendosi la sua espressione confusa. Sentì la morbidezza dei capelli tra i polpastrelli e fu invaso da uno strano calore alla base dello stomaco. Da bravo attore rimase a scrutarla con un ghigno stampato in volto.
Hermione arrossì e si maledì mentalmente per la colorazione repentina delle guance. Sapeva che in quel modo Malfoy l'avrebbe presa in giro in eterno.
Draco invece si avvicinò sempre di più al suo volto ed Hermione capì cosa stava per succedere. Ma lui a pochi millimetri dalla sua bocca si fermò e sfoggiò un altro ghigno made-in-Malfoy.
- E cosa mi dici di questo Mezzosangue? Ti fai tentare dal lupo cattivo delle favole?
Hermione lo fulminò con lo sguardo, sentendosi presa in giro. Quella maledetta Serpe velenosa la stava facendo impazzire!
Draco le rivolse un'ultima occhiata divertita poi si voltò verso la finestra.

Sotterranei del Castello.
Serpeverde.
Nella sua camera singola da Caposcuola, Draco Malfoy se ne stava straiato sul letto con lo sguardo al soffitto. Il lenzuolo oro argento attorno ai fianchi e la mente persa altrove.
Pansy Parkinson aveva da poco lasciato il suo letto per tornarsene nel suo dormitorio.
Fare sesso sì, ma senza dormire insieme. Quella era sempre stata la regola ferrea di Draco. E non aveva mai concesso deroghe. Dopo una sana ginnastica insieme che culminava con il raggiungimento dell'orgasmo, lui le liquidava tutte quante. Freddo e indifferente come suo solito. E non c'era distinzione per nessuna, nemmeno per Daphne o Pansy che erano delle habitué.
Quella sera la sua mente era impegnata a ricordare gli eventi di un paio di ore prima. Pensava alla Granger nella stanza delle Necessità. E ne era alquanto turbato. Perché da quando era iniziata quella pagliacciata del ballo, il suo io interiore aveva iniziato a vacillare.
Tralasciando il fatto che la Granger fosse una Mezzosangue Grifondoro, che bastava di per sé ad escluderla dai suoi pensieri, e un'inguaribile So-tutto-io, in quei pochi giorni trascorsi a stretto contatto, aveva iniziato a studiarla attentamente.
Si era reso conto di quanto fosse molto attraente. Quei suoi occhi dorati che lo guardavano con orgoglio, le labbra piene da prendere a morsi che erano una continua tentazione.
Il seno ben proporzionato, avvolto da maglie in apparenza innocenti e quelle gambe sensuali che, dall'inizio della settimana, non facevano che attirare la sua attenzione.
La bramava. Desiderava averla nella sua collezione di conquiste. Il suo essere così diversa dalle altre, stimolava ancor di più il suo istinto da cacciatore.
Voleva averla. Per farle scomparire quell'aura da puritana che si portava dietro. Per trascinarla con lui nel suo mondo di ombre e perdizione. Per dimostrare a sé stesso che Draco Malfoy può avere chiunque. Compresa lei.
Il lato ragionevole della sua mente, quello fedele agli insegnamenti della sua famiglia, gli consigliava di non avvicinarsi a lei. Gli ricordava di non sporcare il suo sangue nobile con una Mezzosangue.
Ma in quel turbinio di desiderio e lussuria, la ragione contava ben poco. Avrebbe avuto il suo corpo e nient'altro.


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