Capitolo 7 - Zucche e tradimenti

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Hermione Granger camminava lungo il corridoio del quarto piano con a fianco Michael Corner. I due Caposcuola passarono di fronte all'aula di Storia della Magia e controllarono che non ci fosse niente di strano. Sotto quel punto di vista le ronde notturne erano abbastanza noiose. Non succedeva niente di particolare, a parte quelle volte in cui Pix il poltergeist decideva di combinare qualche marachella delle sue e l'intervento era d'obbligo il più presto possibile.
Quel lunedì sera la situazione era molto tranquilla e i due Caposcuola passeggiavano l'uno accanto all'altra, parlando del più e del meno.
Hermione pensò che mancava meno di una settimana alla Festa di Halloween e non aveva ancora rimediato un cavaliere. A dire il vero gli inviti c'erano stati, ma lei li aveva rifiutati tutti perché non provenivano dalla persona che desiderava.
E la persona in questione le stava a fianco e chiacchierava di qualsiasi cosa, tranne quello che volevano sentire le sue orecchie.
- E così mi chiedevo se ti andasse di venire al Ballo di Halloween con me...
La Grifondoro sentì giusto in tempo quella frase e per poco non inciampò.
- Che cosa? Non ho sentito. Puoi ripetere?
Domandò stupita. Era meglio chiedere conferma. Forse a furia di desiderarlo, si immaginava che glie lo stesse dicendo.
Michael arrossì leggermente. Si fermò e rivolse i suoi occhi azzurri verso Hermione. Si schiarì la voce e parlò.
- Ecco... ti andrebbe di venire al Ballo di Halloween con me?
Hermione sorrise radiosa.
- Sì certo. Temevo che non me l'avresti mai chiesto.
Si lasciò sfuggire, pentendosi subito dopo. Lo guardò colpevole, sicura di aver fatto una gran figuraccia. Invece incrociò uno sguardo sorpreso e lusingato.
- Da..davvero? Io averi voluto chiedertelo da subito, però temevo che mi avresti rifiutato, così ho tentennato fino all'ultimo. -
- Ed io ero troppo orgogliosa per chiederlo a te.
Confessò Hermione. Il proverbiale orgoglio Grifondoro che non si smentiva mai.
Michael le dedicò un sorriso bello come il sole di mattina. Gli occhi azzurri in piacevole contrasto con la pelle abbronzata.
Hermione si rilassò e mossa da un entusiasmo contagioso, riprese a camminare lungo il corridoio, mentre Michael tornava a parlare di argomenti innocui.

- Ti andrebbe di venire al ballo di Halloween con me?
Domandò Harry al suo riflesso nello specchio. Fece una smorfia insoddisfatta e si passò una mano tra i capelli.
"Rassegnati, non accetterà mai." Pensò rivolto a sé stesso.
Sospirò sconfortato e si decise ad uscire dalla camera da letto. Attraversò la Sala Comune, dove a quell'ora del pomeriggio diversi ragazzini svolgevano i loro compiti. Le voci schiamazzanti spiegavano il motivo per cui fossero lì a studiare e non nel regno del silenzio di Madama Pince.
Proseguì lungo il corridoio, prese le scale e dopo diversi minuti uscì in cortile. Era diretto al campo da Quiddich per gli allenamenti ed era in largo anticipo. Gli altri non sarebbero arrivati che di lì a mezz'ora. Lui aveva deciso di andare prima, per poter trascorrere un po' di tempo in solitudine a cavallo della sua Firebolt.
Si cambiò negli spogliatoi e fece ingresso in campo. Con un certo disappunto, si accorse che qualcun altro aveva già occupato il territorio.
Volava una decina di metri sopra di lui, passando accanto agli anelli della porta.
Harry montò sulla sua scopa e planò in aria, per capire chi fosse quell'intruso.
- Hélène?
Domandò stupito, non appena la riconobbe. La ragazza vestiva la divisa della squadra, i capelli castani erano raccolti in una coda alta, gli occhi concentrati davanti a sé.
Sentendo la voce del suo capitano, si voltò sorpresa e gli rivolse un sorriso di saluto.
- Ciao Harry.
- Ciao. Come mai sei qui già a quest'ora? Gli allenamenti iniziano fra trenta minuti.-
Hélène si avvicinò con la scopa e alzò le spalle. Sotto braccio teneva stretta la Pluffa.
- Mi andava di venire qui. Avevo bisogno di pensare ad altro.
E la sua espressione si incupì. Fu solo per qualche istante, poi un sorriso velato comparve sulla bella bocca.
- Ti capisco. Questo posto mi aiuta a svuotare la mente dai pensieri.
Confessò Harry, indicando con un ampio gesto il campo, gli anelli e le tribune.
- Qui non importa chi sei o quali sono i tuoi tormenti. Hai solo un obiettivo in testa: vincere. E cerchi di fare il tuo meglio per raggiungerlo. -
Hélène annuì. Sapeva perfettamente cosa intendesse il ragazzo.
- Sì. È un'ottima valvola di sfogo.
Rimasero in silenzio per un po'. Entrambi concentrati nei propri pensieri.
- Forza! Vediamo se anche oggi sei in forma. Io faccio il portiere. Cerca di segnare!
La incitò Harry e volò di fronte agli anelli. Hélène gli lanciò uno sguardo di sfida e partì in attacco. Si fermò a una certa distanza dai cerchi e lanciò la Pluffa.
Harry, che aveva sviluppato una vista acuta, grazie al suo ruolo di cercatore, scattò subito di fronte all'anello al centro e parò la palla.
- Non male Capitano!
- Come no! Che cos'era quello di prima? Non pensare di concedermi grazie solo perché sono il tuo Capitano. Voglio vederti giocare al meglio!-
Esclamò Harry. Si massaggiò le mani un po' doloranti. Non indossava i guanti e la Pluffa, seppur leggera in confronto ai Bolidi, era pur sempre una palla di cuoio. Estrasse la bacchetta dalla tasca interna della divisa.
- Accio Guanti!
E un paio di guanti da portiere gli comparvero davanti. Li indossò e sorrise ad Hélène.
- Ok. Ora va meglio. Forza, un altro tiro!
Lanciò la palla alla cacciatrice. La ragazza la afferrò al volo e partì di nuovo verso la porta. Improvvisò una finta per confondere il portiere, ma Harry non si fece ingannare. La vide puntare verso l'anello di destra e si protese a parare il colpo. Hélène tirò la palla, la cui traiettoria puntava dritta verso il cerchio di sinistra.
Harry si lanciò di scatto e riuscì a pararla con un pugno.
- Allora MacKanzie! Quando inizi a giocare sul serio?
Gli domandò il Capitano, tornando al centro della porta.
- Sto giocando Potter. Forse sei più bravo di quanto credessi!
- Te l'ho detto. Nessuna pietà con me! Lancia!
La esortò il Bambino Sopravissuto. Hélène tornò all'attacco e questa volta fu rapida e precisa come un sicario. Colpì il bordo del cerchio e fece gol.
- Ecco! Finalmente! Iniziavo a pensare che Ron fosse una schiappa come portiere.
- Non perderti in chiacchiere Capitano! Pensa a difendere gli anelli!
Esclamò la ragazza, partendo di nuovo verso i cerchi. Fece un abile finta, che confuse Harry e a mise a segno un altro gol.
- E quella che cos'era?
Domandò Harry colpito. Non aveva mai visto un numero del genere.
- Me l'ha insegnata mio padre. È una delle sue finte preferite.
- Complimenti.
Harry si sistemò di nuovo al centro degli anelli e si apprestò a parare. Hélène, bellissima come sempre, si avvicinò all'area di tiro. Da quella distanza riusciva già a vedere i suoi occhi color smeraldo. Stupendi. La bocca morbida ridotta ad una linea dritta per la concentrazione. Rimase incantato a osservarla e si dimenticò del suo ruolo di portiere. La ragazza lanciò la palla ed Harry non accennò a muoversi. La Pluffa, scagliata con forza, gli finì dritta in faccia con un notevole tonfo.
- Ahi!
- Harry! Per Merlino! Quanto mi dispiace.
La cacciatrice si avvicinò al Capitano che si teneva una mano davanti alla faccia. Hélène gli fu davanti e gli spostò la mano per vedere i danni.
- I tuoi occhiali si sono rotti! Zut!
Harry mugugnò in segno di dolore e si tolse gli occhiali. La lente destra era incrinata e le stanghette erano piegate in un angolazione strana.
Hélène impugnò la sua bacchetta e la puntò sull'oggetto danneggiato.
- Oculus Reparo!
E gli occhiali tornarono come prima dell'incidente. Harry le sorrise riconoscente e li inforcò di nuovo.
- Scusa davvero. Non volevo farti male. Forse ho un po' esagerato.
Disse la giovane mortificata. Si sentiva in colpa per aver tirato con troppa grinta.
- Non ti scusare. Non è successo niente. Anzi, è colpa mia che mi sono distratto.
- Ti prego, dimmi come posso rimediare. Je suis tellement désolée!
Harry la osservò divertito e non poté trattenersi dal commentare.
- Che sorpresa! E così quando sei agitata viene fuori il tuo lato francese!
Hélène rise alla considerazione. Non ci aveva mai fatto caso prima d'allora.
- A quanto pare è così.
- Comunque davvero, non ti preoccupare.
Ma la cacciatrice non si dava tregua.
- Absolument! Voglio sdebitarmi!
- Ok... allora che ne diresti di venire al Ballo di Halloween con me?
Buttò là il moro, cogliendo la palla al balzo. Hélène gli rivolse un sorriso furbesco.
- Si potrebbe fare. Però ad una sola condizione.
- Sentiamo.
La cacciatrice fece una smorfia e gli puntò il dito contro.
- Quegli occhiali da vista sono orribili. Ti stanno malissimo. Sono troppo infantili. Se sabato mattina verrai con me ad Hogsmeade a comprarne un paio nuovo, io verrò con te al Ballo.-
Harry sbatté gli occhi sbigottito. Non sapeva se prendere il commento come un'offesa o come un consiglio spassionato. In sette anni di scuola ad Hogwarts nessuno gli aveva mai detto che sembrava un poppante con i suoi occhiali. Nessuno a parte Malfoy, che però non faceva testo.
- Ok. Ma ti prenderai tu la responsabilità di sceglierli.
- Ovviamente!

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