Capitolo 29 - Scacco matto al re

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Madama Chips stava percorrendo svelta la corsia centrale dell'infermeria. C'era un gran fermento e i feriti continuavano ad arrivare dal cuore della battaglia.
In quel mentre entrò nella stanza un giovane Tassorosso sorretto da due uomini. Il ragazzo era cereo in volto e si premeva la mano su un fianco, che sanguinava copiosamente. Gli aiutanti lo accompagnarono fino al letto più vicino e lo aiutarono a stendersi. Madama Chips fece per soccorrerlo, ma fu anticipata da un medimago. Ce ne erano una decina lì dentro, insieme a un numero discreto di medici Babbani, infermieri e aiutanti. Erano tutti genitori di studenti, molto più bravi nell'arte della cura che nel combattimento e per questo erano stati destinati all'infermeria.
Madama Chips si guardò attorno, valutando la situazione con occhi esperti. Non osava immaginare come avrebbe fatto a fronteggiare una situazione simile, se non ci fossero stati tutti quei preziosi aiuti. I feriti continuavano ad aumentare a vista d'occhio e l'incantesimo di ingrandimento apportato alla stanza, sembrava non essere mai all'altezza delle esigenze. L'infermeria si fermò qualche istante a riflette su quanto poco la gente si ricordasse del grande lavoro svolto dai curatori. Perché se fuori gli schieramenti si scontravano per sconfiggere il male, lì dentro loro combattevano una battaglia di pari difficoltà contro la morte e le infezioni, per salvare vite preziose.
Prese un lungo respiro, accantonando quei pensieri, e si diresse verso il fondo della sala, dove una porta aperta rivelava un'altra stanza. Lì dentro il professor Piton e la professoressa Sprite stavano lavorando senza tregua per fornire pozioni e medicamenti, assistiti da un gruppo di diligenti Corvonero e Tassorosso e da Neville Paciock, il miglior studente del corso di Erbologia. Nell'attraversare la corsia, passò accanto a Draco Malfoy, che stava discutendo con un'Hermione Granger piuttosto contrariata.
La ragazza era stesa sul letto e fissava il biondo con occhi stretti.
- Mezzosangue, non me ne frega una sega! Tu adesso resti qui e non azzardarti a scendere dal letto.-
- Ma Draco, io non..
Protestò la Grifondoro, ma fu interrotta per l'ennesima volta dal biondo, che non voleva sentire ragioni. Avvicinò il volto a quello di lei e la fissò dritta negli occhi ambrati.
- Non costringermi ad usare la magia!
Il suo sguardo d'acciaio non ammetteva repliche.
- Non puoi farmi questo! Io voglio combattere con voi!
Rispose la riccia, per nulla intimidita dal tono minaccioso del Serpeverde. Abbassò il lenzuolo e si mosse per alzarsi a sedere.
- Oh, invece non farai un bel niente! Dopo l'accidente che mi hai fatto prendere, stai pur certa che farò di tutto per tenerti lontano dallo scontro!-
E la spinse gentilmente ma con decisione a stendersi.
- Draco, quante volte devo ripetertelo. Sto bene!
Si lamentò la ragazza ma d'improvviso si sentì molto stanca. Draco aumentò la pressione delle mani sulle sue braccia e parlò con voce perentoria.
- Mezzosangue, tu da qui non esci!
E si abbassò sulle sue labbra, soffocando ogni protesta in un bacio mozzafiato. La giovane non si oppose. Assecondò il suo bacio con languore e quando si staccarono, Hermione aveva perso un po' della determinazione di poco prima. Lo guardò negli occhi, decisa a ribattere, e si sentì come se fosse stata immersa nell'ovatta. Sbatté più volte gli occhi e ad ogni battito le palpebre sembravano sempre più pesanti.
- Draco, tu... – e si interruppe per soffocare un sonoro sbadiglio - non puoi obbligar...-
Ma non riuscì a terminare la frase. Scivolò lentamente sul cuscino e chiuse gli occhi, finendo dritta nel mondo onirico di Morfeo.
Il biondo la scrutò attento per assicurarsi che stesse davvero dormendo, poi si accostò e le diede un bacio sulla fronte.
- Mai fidarsi di una Serpe, Mezzosangue. Sai che giochiamo sporco pur di raggiungere i nostri scopi. E in questo momento il mio obiettivo è di salvarti la vita.-
Le accarezzò il volto con dita leggere e le scostò un boccolo ribelle, che le stava solleticando le labbra. Mentre la guardava dormire con viso rilassato, Draco si convinse ancor di più di aver fatto la cosa giusta. Lui non era un Grifondoro avventato e con il complesso dell'eroe come San Potter, ma un Serpeverde astuto, abituato a strisciare nell'ombra. Lo Sfregiato non avrebbe impedito ad Hermione di combattere, in parte perché aveva bisogno del suo brillante aiuto e in parte per quello stupido orgoglio e lealtà che caratterizzava i sui pari.
Ma lui non era così. L'unica volta che aveva deciso di comportarsi da "Grifondoro", permettendole di partecipare allo scontro, aveva quasi rischiato di vedersela morire tra le braccia. Ma non avrebbe commesso una seconda volta lo stesso errore. Avrebbe fatto di tutto pur di salvarla e in quel tutto, ogni azione era lecita.
Le lanciò un ultimo sguardo e si allontanò dal letto. Vide in lontananza il professor Piton, che era intento a parlare con Madama Chips, e lo raggiunse. L'insegnante di pozioni terminò la conversazione con l'infermiera e si avvicinò al suo pupillo.
- La ringrazio, professore. Il sonnifero ha fatto effetto.
- Non si preoccupi, Signor Malfoy. La signorina Granger si sveglierà non prima di domani mattina.-
Draco annuì con il capo e si congedò dall'insegnante. Non si sentiva minimamente in colpa per aver dato ad Hermione una discreta dose di sonnifero, spacciandolo per pozione ricostituente. La Grifondoro, già provata dagli eventi appena accorsi, non aveva avuto l'arguzia di accorgersi dell'imbroglio e aveva finito per bere il liquido, senza porsi troppe domande.
Draco uscì dall'infermeria e percorse a ritroso i corridoi, diretto verso l'occhio del ciclone. Ad ogni passo la consapevolezza di quello che stava per fare lo riempiva di forze e di determinazione. Strinse fra le dita della destra la bacchetta, continuando a fissare il cammino davanti a sé.
Glie l'avrebbe fatta pagare molto cara. Nessuno aveva il diritto di toccare un membro della famiglia Malfoy e restarne impunito. E Bellatrix aveva tentato di uccidere l'unica donna che sarebbe mai potuto diventare la futura signora Malfoy. Molte persone erano morte per molto meno per mano di suo padre. E Draco in quel momento non gli era certo secondo in fatto di propositi di morte e di torture atroci.
"È anche per questo che preferisco che tu non veda, Mezzosangue. Perché io non sono buono e misericordioso come tu pensi che sia. Io sono anche un Malfoy e come tale so essere spietato e disumano.", pensò fra sé.
Ora il fragore della battaglia era inconfondibile. A pochi passi da lui si apriva il portone della Sala Grande e al suo interno poté scorgere un massa indistinta di duellanti. Percorse gli ultimi passi che lo separavano dal teatro di quegli scontri ed ogni distrazione fu spazzata via dalla sua mente.
Alzò la bacchetta, pronto ad uccidere, se necessario, e si guardò attorno. Scandagliò con sguardo d'acciaio l'intera Sala e vide sul lato opposto Rodolphus Lestrange. Stava ancora combattendo con Albus Silente ed era difficile stabilire chi stesse avendo la meglio. Le pareti alle loro spalle e il pavimento erano devastati dalla potenza dei loro attacchi. Combattevano senza sosta e attorno a loro si era formato un ampio vuoto. I pochi che avevano osato avvicinarsi, giacevano a terra privi di vita.
Draco li superò con lo sguardo e tornò a scrutare meticoloso quella folla di gente. Lui stava cercando lei. La donna che aveva firmato la sua condanna a morte nel momento in cui aveva scagliato quell'Avada Kedavra.
Poi la vide. Bellatrix Lestrange era al centro della Sala e stava duellando con Potter.
Si avvicinò con passo deciso, senza staccare gli occhi da quello scontro. Notò subito che Bellatrix stava adoperando lo stesso trucco che aveva usato con Hermione. Stavolta però stava facendo sul serio. Non si limitava a degli incantesimi di media potenza, giusto per distratte l'avversario, ma scagliava delle potenti maledizioni. Proprio in quel momento vide sua zia spostare lo sguardo verso destra e, seguendo la sua traiettoria, individuò Seamus Finnigan, che se la stava cavando dignitosamente in uno scontro con un Mangiamorte.
Un sorriso perverso si disegnò sulle labbra piene di Bellatrix e Draco capì cosa aveva intenzione di fare, ancor prima che pronunciasse la sua sentenza di morte.
- Avada Kedavra!
Vide Harry ghiacciarsi sul posto, mentre voltava lo sguardo verso Seamus. Fu questione di pochi secondi. Finnigan non ebbe nemmeno il tempo di accorgersene. Fu colpito alle spalle dall'Anatema Che Uccide e la fiamma della sua vita si spense con un gelido soffio.
Draco sentì una stretta allo stomaco a quella vista, mentre una rabbia ceca si diffuse nelle sue vene.
- Sei un'assassina!
Non fu la sua voce ad urlare, ma quella stravolta del Bambino Sopravissuto. Poi Harry si scagliò contro Bellatrix e iniziò a combattere, mosso da furia incontrollabile.
- Crucio!
Gridò Harry, ma la donna schivò la maledizione con agilità. Potter non si diede per vinto e contrattaccò. Ma Bellatrix non aveva ancora terminato la sua opera. Rise divertita alla reazione adirata del moro e senza voltarsi scioccò le dita della mano sinistra.
Fu così che Draco assistette alla morte istantanea di Susan Bones, Ernie Macmillian e Terry Steeval. Come se Bellatrix avesse tirato dei fili invisibili, i tre inarcarono la schiena in uno spasmo e caddero a terra come delle vecchie marionette gettate in un angolo.
Lo Slytherin sgranò gli occhi incredulo. Prima d'allora, aveva visto una sola volta usare quel sortilegio ed era stato lo stesso Voldemort a darne dimostrazione. Il Lord Oscuro aveva poi spiegato ai suoi discepoli quanto in realtà fosse una magia folle, poiché non si aveva l'esatta percezione di quante persone sarebbero morte. E in particolare si rischiava di uccidere anche i propri alleati. Quella riflessione fu di fatto confermata dalla vista di due Mangiamorte stesi a terra, anche loro morti per mano di Bellatrix.
Sua zia era completamente folle ed ebbra di potere. Senza attendere una reazione del Bambino Sopravissuto, la donna iniziò a scagliare Avada Kedavra in ogni angolo, finendo per colpire senza discrezione studenti e uomini incappucciati. Draco vide Dennis Canon, Millicent Bulstrode e Lavanda Brown accasciarsi a terra inerti, seguiti da cinque Mangiamorte. Ma lei non se ne curò minimamente, da tanto era presa a ridere di fronte all'espressione ghiacciata e impotente di Potter.
Draco a quel punto non poté più trattenersi. Corse come un folle contro sua zia, scostando con impazienza chiunque si trovasse sul suo cammino. Nella mente del biondo c'era solo spazio per una lucida prontezza e freddo calcolo.
- Togliti di mezzo, Potter! Ci penso io a lei.
Sentenziò il Serpeverde, ponendosi di fronte all'avversaria.
- Che cosa..?
Iniziò a dire il Bambino Sopravvissuto, ma uno sguardo duro di Draco, bloccò ogni sua protesta.
- Ho detto di cavarti dai coglioni, Sfregiato. Il tuo stupido spirito Grifondoro ci farà uccidere tutti! Guardati intorno e inizia a contare quanti di noi hanno dovuto pagare il tuo ridicolo eroismo!-
Il biondo indicò i corpi privi di vita dei sei compagni di scuola per riportare i suoi occhi argentei in quelli sconvolti di Harry.
- Io non mi faccio degli scrupoli ad uccidere, soprattutto se ne va della mia vita!
Quella frase fu come uno schiaffo in pieno viso per il Bambino Sopravvissuto. Draco aveva toccato un nervo scoperto. Era vero. Harry aveva ucciso soltanto una persona prima d'allora e si trattava del mostruoso Lord Voldemort, le cui sembianze ricordavano a fatica quelle di un essere umano. Ma ora era diverso. Bellatrix era una strega folle ma decisamente umana. Si sarebbe meritata di morire come la peggiore creatura di questo mondo, ma Harry non riusciva a pronunciare la maledizione che le avrebbe spezzato la vita. Fissò gli occhi argentei di Draco e riconobbe in quello sguardo la voglia di vendicare colei che quella pazza di Bellatrix aveva rischiato di uccidere e senza la quale non avrebbe avuto senso vivere. Riconobbe lo sguardo di un uomo che stava proteggendo il suo amore e che non si sarebbe fatto scrupoli pur di riuscirci. Così Harry capì e si fece da parte.
In quel breve lasso di tempo Bellatrix non aveva staccato un attimo gli occhi dai due ragazzi. Sulle labbra aleggiava un sorriso perverso e divertito.
- Ragazzi, vi prego non litigate. Sono sicura che riuscirò ad eliminare entrambi nel giro di pochi minuti.-
- Sta zitta, schifosa megera!
Sputò Draco con disprezzo e senza attendere oltre le scagliò una fattura di magia oscura.
Bellatrix la parò con un certo sforzo, per poi deviarla contro la parete alle sue spalle.
- Bene, finalmente qualcuno alla mia altezza.
Per Harry quelle parole furono una cocente umiliazione. Per la prima volta si rese conto di non essere così forte come tutti lo reputavano. Osservò Malfoy scattare agilmente di fianco per evitare una maledizione e ruotare su se stesso, quando un secondo incantesimo gli si abbatté accanto ai piedi. Era molto abile. Ma il Bambino Sopravissuto non aveva tempo per indugiare in simili pensieri. Si gettò nella mischia e riprese a combattere per il bene.
- Serpensortia!
Un serpente di grosse dimensioni si materializzò attorno al corpo di Bellatrix e iniziò a stringerla fra le sue spire letali. La donna spalancò gli occhi stupita. Di certo non si aspettava un simile incantesimo semplice ma efficace. Prima che Draco potesse pronunciare una maledizione oscura, Bellatrix riuscì a puntare la bacchetta sulla coda del rettile.
- Vipera Evanesca!
Tornata libera, approfittò della vicinanza di un Mangiamorte e si fece scudo con il suo corpo. Il biondo non si soffermò a pensarci sopra. Pronunciò un sortilegio che trafisse il corpo dell'uomo incappucciato e lacerò la veste di Bellatrix.
La donna scavalcò il corpo privo di vita del malcapitato e tornò all'attacco. Draco schivò il colpo per un soffio, mentre la manica della sua camicia si strappava in più punti.
- Sectumsempra!
Stavolta un taglio netto violò la guancia diafana di Bellatrix. La donna si passò un dito sulla ferita e si portò il polpastrello alle labbra, assaggiando il sapore del sangue.
- Sai nipote, è davvero un peccato che tu abbia deciso di cambiare fronte. Le tue abilità sono sprecate in mezzo a questi perdenti.-
Disse in tono di conversazione.
- Risparmia il fiato per combattere!
Urlò Draco e in breve tempo ingaggiarono una battaglia ardua, senza esclusione di colpi. Il biondo aveva un unico obiettivo in mente. Uccidere Bellatrix. Quella pazza doveva essere fermata una volta per tutte e grazie alla sua morte, il maleficio Incupularum avrebbe perso di potere.
Il duello si stava protraendo per troppo tempo e Draco si sentì stufo di giocare al gatto col topo. Così decise di ripagare sua zia con la stessa moneta, ritorcendole contro i suoi bassi trucchetti.
Finse di essere stato colpito dal suo ultimo incantesimo e cadde a terra bocconi. Udì Bellatrix ridere sguaiata, mentre si avvicinava con passo lento.
- Caro nipote, temo che dovrò ucciderti adesso. L'infame tradimento al Signore Oscuro dovrà essere lavato con il tuo sangue.-
Draco non si mosse da terra e strinse la bacchetta fra le mani con più vigore.
- Avad..
Scattò in piedi con un balzo e Bellatrix non ebbe il tempo di reagire.
- Ardemonio!
Una potente e pericolosa fiamma maledetta si abbatté su di lei, avvolgendola completamente. Bellatrix gridò, riconoscendo il temibile incantesimo.
- Accio bacchetta.
Pronunciò Draco con freddezza e una volta che l'ebbe in mano, la spezzò a meta. Le urla di dolore di Bellatrix fecero voltare una buona parte dei presenti. Draco rimase a fissarla con odio e rancore, mentre il fuoco muta forma si scindeva in evanescenti creature demoniache, generate dalla stessa maledizione. I volti grotteschi e diabolici si fondevano con le fiamme per tornare a riprendere le loro forme. Innumerevoli artigli, simili a quelli di rapaci graffiarono e lambirono le carni di Bellatrix, poi i volti demoniaci gravarono su di lei e la dilaniarono senza pietà.
Le urla di dolore risuonarono agghiaccianti nella sala e un grido maschile ancor più potente fece sussultare i presenti.
Rodolphus Lestrange aveva appena abbandonato il duello con Silente per correre dalla moglie. Quando la raggiunse un altro urlo disumano lacerò l'aria.
- NOOOO!
Pronunciò un incantesimo oscuro che fece cessare quelle fiamme ed il corpo straziato ed irriconoscibile di Bellatrix si accasciò a terra. L'uomo l'abbracciò in preda all'angoscia, macchiandosi i vestiti del sangue che scorreva copioso dalle profonde lacerazioni. Il corpo era martoriato ed ustionato in ogni suo punto e nell'aria aleggiava l'odore acre di capelli e di carne bruciata.
Rodolphus posò una mano sul petto di Bellatrix e sussurrò alcune parole in una lingua sconosciuta, mentre lacrime di dolore gli rigavano il volto.
Il corpo della donna in pochi secondi tornò come nuovo, ma non c'era più nulla da fare per la sua vita. L'Ardemonio era riuscito a raggiungere il suo cuore prima che il contro incantesimo facesse effetto.
Rodolphus strinse fra le braccia il corpo senza vita di Bellatrix e affondò il volto sul suo petto, che non si sarebbe mai più alzato per un respiro.
Passò la mano sinistra, su cui luccicava la fede nuziale, sul ventre della donna e un rotto singhiozzò gli squassò il torace.
- Bellatrix, mia amata. Il nostro erede è morto con te.
Nella Sala Grande era sceso un silenzio irreale. Tutti osservavano attoniti quella scena. Silente abbassò lo sguardo, scuotendo lentamente la testa.
- È triste, Rodolphus, che per capire quanto male il tuo ideale abbia causato, tu debba perdere l'unica tua speranza di felicità.-
Lestrange non aveva udito quella frase. Era ancora chino sul petto della consorte, su cui stava piangendo senza sosta.
Draco era rimasto a guardare la scena senza fiatare. Non provava nessun tipo di rimorso a quella vista, giusto un po' di compassione per il dolore dello zio.
Poi Rodolphus sistemò il corpo della moglie a terra e si voltò verso Draco.
- Crucio!
Gridò con la voce stravolta per la rabbia. Il biondo non fece in tempo a difendersi. Cadde a terra in preda ai contorcimenti, ma la sua agonia fu subito interrotta.
- Stupeficium!
Era stato Harry Potter a parlare. Lo schiantesimo scagliò Rodolphus sul pavimento, che perse il controllo sulla Cruciatus.
Draco si alzò faticosamente in ginocchio e una mano tesa gli apparve davanti al volto. Alzò lo sguardo ad incontrare gli occhi verdi di Potter.
- Malfoy, per una cazzo di volta, metti da parte il tuo orgoglio.
Il Serpeverde ghignò e prese la mano di Harry, che lo aiutò a rimettersi in piedi.
- Bene, Malfoy. Adesso vediamo di sistemare Rodolphus una volta per tutte.
Il biondo levò un sopracciglio con stupore.
- Tu ed io? Che fine hanno fatto le regole del duello leale che tanto declamavi?
- Per quanto mi riguarda, mi ci pulisco il culo!
Sbottò il moro e saltò di lato, quando un potente maleficio si abbatté contro di loro. Rodolphus si era appena alzato in piedi ed ogni suo movimento era comandato da una furia ceca. La sua ira era paragonabile a quella di un'animale ferito a morte.
- Bene, Sfregiato. Vedi però di non essermi d'intralcio.
E Draco indirizzò una maledizione contro Rodolphus. Le sorti del combattimento furono chiare fin dall'inizio. Per quanto Lestrange fosse un grande mago, si trovò fin da subito in svantaggio. Prima di tutto perché si stava battendo con due validi avversari ed inoltre perché il suo cuore dilaniato dalla perdita aveva orami accecato la sua mente brillante. I suoi gesti non erano guidati da calcoli minuziosi ma dalla disperazione più nera, poiché ormai non riusciva più a credere in qualcosa. La sua vita era finita nel momento in cui Bellatrix aveva smesso di respirare. Non gli importava più nulla dei suoi sogni di gloria, se non avesse potuto condividerli con la sua Regina. Non gli importava delle sorti dei suoi Mangiamorte o della memoria del Signore Oscuro. Era precipitato in un tunnel sempre più buio da cui non vedeva via d'uscita. Si batteva per inerzia, attaccando con forza sempre minore, ed infine arrivò la sua espiazione.
- Avada Kedavra!
Accolse quelle parole come un'ancora di salvezza. Dalla bacchetta del Bambino Sopravissuto si liberò un fascio di luce verde e Rodolphus lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. Un sorriso di gioia si dipinse sulle sue labbra, mentre l'anatema che uccide si abbatteva sul suo petto.
- Sto arrivando, mia amata.
Sussurrò, poi la vita abbandonò per sempre il suo corpo.

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