Capitolo 2.

361 34 13
                                    

Mi sveglio lentamente e mi stiracchio dentro al letto, guardo l'orologio e noto che sono le sette e mezza del mattino, direi che mi sono svegliata presto stamattina, mi alzo e scendo giù in cucina a fare colazione.
Accendo la TV per vedere le notizie del mattino ma dicono sempre le stesse cose, così la spengo nuovamente e mi immergo nei miei pensieri finché non squilla il mio telefono, guardo il display e noto che è Alejandra, la mia amica spagnola che è qui con l'Erasmus.
-"Pronto? Ale?"
-"Si sono io, ¿Que estabas haciendo? (Che stavi facendo?)"
-"Stavo facendo colazione, ma tu che sei una dormigliona che ci fai sveglia a quest'ora?"
-"Ho litigato con Jorge ieri sera e non riuscivo a dormire.. Pensa che qua in Italia ho un altro, io gli ho detto che è uno stupido e abbiamo litigato"
-"Capisco.."
-"Ma che hai esta mañana? (Stamattina?)"
-"Niente Ale, devo andare in un posto e sono un po' nervosa.."
-"Entiendo.. (Capisco..) Se hai bisogno o torni presto e vuoi venire a casa mia, lo sai, mi casa es tu casa (Casa mia è anche casa tua)"
-"Gracias (Grazie) Ale, ora devo andare.. Ti mando un messaggio in caso"
-"Bien (Bene), ciao" mi saluta e chiudo la conversazione, finisco di fare colazione, dopodiché mi chiudo in bagno.
Faccio una doccia calda, dopodiché vado in camera a vestirmi, apro l'armadio e prendo l'intimo, un paio di jeans neri, un maglioncino color bordeaux e un paio di stivaletti anch'essi neri.
Finisco di vestirmi, asciugo un po' i miei lunghissimi capelli neri con il phon e poi ci passo la piastra, dopodiché stendo un velo di fondotinta sul mio viso, un po' di matita che fa da contorno ai miei grandi occhi verdi, un po' di blush, un po' di rossetto sulle labbra e sono apposto; metto gli orecchini ed una collanina, l'orologio, una sciarpa ed il giubbottino e sono pronta.
Afferro la borsa e le chiavi della macchina, scendo giù, prendo il cellulare, chiudo bene la finestra della cucina mentre tutte le altre erano ancora chiuse ed esco di casa, prendo l'ascensore e schiaccio il numero zero, così da arrivare al piano terra.
Esco dal condominio e vedo la fioraia che ha il negozio accanto casa mia che sta mettendo fuori alcune piantine, così mi avvicino a lei e la saluto.
"Buongiorno!"
"Ciao Lucrezia! Dove vai di bello?"
"Sto andando a fare delle commissioni, senta per caso ha una piantina non molto grande di orchidea?" Le
domando
"Certamente, entra, te la do' subito" mi sorride, così la prendo, pago ed esco per andare in macchina, adagio la piantina sul sedile del passeggero, dopodiché salgo e metto la borsa li vicino, per poi partire alla volta di Montepagano.

Sono circa le nove meno un quarto quando arrivo nella piazza principale del paese, direi che sono puntuale come un orologio svizzero.
Scendo dalla macchina e vado a prendere un caffè al bar di fronte, dopodiché torno in macchina a prendere la piantina e vado dritta verso casa di Gianluca, che ormai so dove si trova, visto quanti pomeriggi ho passato in sua compagnia, rivedo la mia vecchia casa che è poco distante dalla sua e mi viene un po' di malinconia, ma scaccio subito via questi pensieri e prendendo coraggio, suono il campanello.
Come mi aspettavo, viene ad aprirmi la dolcissima e bellissima Eleonora, che appena mi vede rimane scioccata.
"Lucrezia? Ma sei proprio tu?" Mi domanda ancora un po' scioccata
"Si, in carne ed ossa.." sorrido lievemente porgendole la piantina
"Ma non dovevi.. Quanto sei cresciuta tesoro.. Vieni entra, accomodati! Tesoro guarda chi è venuta a trovarci" dice al marito che è seduto sul divano intento a guardare la TV,
"No.. Lucrezia, quanto tempo! Che piacere rivederti" mi sorride cortese
"È un piacere anche per me" sorrido
"Gian ancora sta dormendo.. È tornato stamattina presto" mi dice Eleonora,
"Si, mi ha scritto un messaggio ieri sera.." dico cercando di rimanere calma e di mantenere un sorriso,
"Vuoi un caffè? Qualcosa?" Mi domanda
"No no, grazie lo stesso" le sorrido,
"Magari vai a svegliarlo, penso che salterà di gioia vedendoti" mi dice sorridendomi
"No vabbè aspetto.."
"Se non viene svegliato, non si alza prima di mezzogiorno" ridacchia,
"Vado allora" sorrido e mi avvio verso la sua stanza, apro piano la porta e la richiudo, grazie alla flebile luce che entra dalla finestra noto che è con la testa sotto il cuscino e le coperte sono sparse per la stanza, ogni tanto russa, si vede che è proprio stanco.
Mi siedo sul letto e gli accarezzo la schiena dolcemente, non so cosa mi prende ma sento di volerlo fare, nonostante io non riesca ad ammetterlo, mi è mancato tantissimo; lo sento mugugnare qualcosa nel sonno ma non capisco cosa, così decido di chiamarlo.
"Gianluca"
"Mmh.."
"Svegliati, o ti verso addosso un secchio d'acqua ghiacciata"
"Ma sono stanco.."
"Senti mi sono fatta un sacco di km fin qua e tu mi dici che sei stanco?" Scherzo
"Si"
"Va bene, allora io me ne vado" dico alzandomi
"No aspetta.." dice togliendo la testa da sotto il cuscino, poi mi guarda e spalanca i suoi meravigliosi occhi verdi come scioccato,
"Lu ma.. Ma sei tu?"
"Eh già.."
"Sei così diversa, non ti avevo riconosciuta.. Non che prima fossi grossa ma adesso sei dimagrita un sacco.. Vieni qui, fatti abbracciare" mi dice venendo verso di me ed abbracciandomi, anzi stritolandomi, perché un abbraccio di Gianluca batte la morsa di un pitone, ma io rimango rigida, nonostante tutto ce l'ho ancora con lui e spero che abbia avuto un valido motivo per chiamarmi qui.
"Ora mi preparo e poi andiamo a fare una passeggiata" mi stampa un bacio sulla guancia e si fionda in bagno mentre io rimango lì come una scema a toccarmi la guancia.

جيانلوكاDove le storie prendono vita. Scoprilo ora