Capitolo uno

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Quella mattina era proprio noiosa per lui.
Ripeto : qualsiasi mattina era noiosa.
Quando si trattava di scuola , Eren Jaeger , era l'ultimo ad entrare in classe e il primo ad uscire da lì .
Non per le brutte compagnie, per carità. Lui aveva molti amici ed era anche un ragazzo davvero socievole e simpatico, se non fosse stato per quelle terribili ore scolastiche che lo prosciugavano sino al midollo.
Odiava sentire i professori parlare e parlare di cose successe centinaia d'anni fa, oppure della matematica.
Ma , a dirla tutta, a chi piaceva davvero la matematica?
Per Eren , non era altro che un insieme di numeri e segni messi a casaccio su un foglio e , nell'insieme se avevi un culo grande quanto una casa , usciva fuori il risultato dovuto .
Eren non aveva mai avuto la fortuna di trovare il risultato giusto , nemmeno se si fosse sforzato un po' con le meningi.
Ed anche la campanella dell'ultima ora suonò.
Il ragazzo dagli occhi smeraldo era troppo concentrato ad osservare fuori dalla finestra, dove stava cadendo la neve che aveva imbiancato gran parte del cortile fuori scuola e non si fermava .
Scosse velocemente la testa, quando si sentì chiamato e strattonato per una spalla , e rivolse lo sguardo al suo amico di banco : Armin Arlet .
Il biondino gli rivolse uno dei suoi sorrisi più belli e mise la borsa sulla spalla .

-É suonata la campanella.-
Informò l'amico che subito si alzò in piedi e raccolse tutte le sue cose , per poi riporle all'interno dello zaino a tracolla verde .

Non l'avrebbe mai detto ma , il suo colore preferito era proprio quello .
Infatti, indossava sempre cose di quel colore .

-Non l'avevo sentita .-
Borbottò il castano, seguendo l'amico con gli occhi cerulei simili all'Oceano in estate .

-Avevo notato.- ridacchiò l'altro. -Eri di nuovo nel suo mondo .- sospirò infine .

-Mi capita spesso?-
Domandò, inclinando un sopracciglio e ricevendo un cenno del capo da parte del diretto interessato.

Mugoló.
A volte , faceva comodo allontanarsi dalla realtà per potersi rifugiare nel proprio mondo dove nessuno era capace di farti del male.
Fatto dalla potente corazza chiamata immaginazione .
Dov'è difficile essere tirati fuori.
Ed Eren , essendo così , si ritrovava spesso a vagare nei pensieri, anche senza dare ascolto a nessuno .
Si giustificava sempre con la stessa scusa :"puoi ripetere ciò che hai detto ?" Per non fare nessuna figura davanti agli altri , ovviamente.

Strinse tra le mani le cinghie della sua borsa, affondando la testa nel colletto della sua grande felpa, verde come sempre .
Faceva un freddo cane e piccoli brividi stavano attraversando ogni singola particella del suo corpo .
Si diede un'occhiata in giro , trovando la classe vuota ma non del tutto .
Mikasa , che si era posizionata proprio nel banco dietro ad Eren, si stava dirigendo da loro con una mano alzata in segno di saluto .
La sua faccia era coperta da una grossa e calda sciarpa rossa , che le lasciava scoperti solo i grandi occhi grigi.
I capelli corvini ricadevano su entrambe le spalle , mentre una ciocca attraversava morbidamente un occhio .
Aveva un grosso cappotto beige che le copriva il corpo sino a metà coscia, dove terminava anche la gonna della divisa scolastica.
Aveva entrambe le mani incrociate in avanti , sostenendo una borsa dello stesso colore del giubbotto ma un po' più chiara .

-Hey ragazzi .-
Sussurrò lei , in modo flebile , da sotto il tessuto cremisi .
I due sorrisero , mentre si diressero verso la porta dell'aula.

Come accadeva spesso, lei tornava a casa insieme a loro .
Come accadeva spesso, stava dietro sentendo la conversazione che avveniva tra i due .

I due ridevano ma lei non interveniva mai , solo se interpellata da Eren .
E , quando il castano chiamava il suo nome, le sue gote erano solite a tingersi di un leggero strato di rosso , che spiccava subito sulla sua pelle lattea .
Ma ,questo , Eren non poteva vederlo.
In parte , per la sciarpa rossa , ma anche perché lui aveva sempre dimostrato di avere i prosciutti davanti agli occhi .
Non aveva mai badato a ciò che Mikasa provava realmente per lui .
A lei stava bene così .
Magari, un giorno , l'amore della sua vita si sarebbe accorto dei suoi sentimenti.

Dopo essere usciti dall'edificio, percorrendo un po' di strada a piedi, si fermarono davanti ad un vicoletto dove più avanti si trovava la casa di Eren .
Li salutò velocemente .
Mikasa si lanciò addosso a lui e lo abbracciò:-Stai attento.- gli sussurrò all'orecchio, in modo talmente silenzioso da stare attenta a non farsi sentire dal biondo .

Eren , in cambio, le diede delle pacche sulle spalle e la allontanò da se :- l'ho sempre fatto .- sorrise e si voltò, incamminandosi solo dopo aver salutato i due .

Proprio non capiva un simile comportamento da parte della corvina.
Si ritrovò a sospirare , con gli occhi semichiusi, mentre un ennesimo fiocco di neve si poggiò , delicatamente, sulla sua spalla destra .
Svoltò un paio di strade ed aprì il piccolo cancelletto in ferro battuto, dove all'interno si nascondeva una maestosa casa ed un giardino sempreverde, ricoperto dalla neve .

Entró, percorrendo il viale , la cui scia era costituita da pezzi in pietra incastonati tra loro che formavano un sentiero che portava fino al portico di casa , dove c'era un'altalena.
Scrollò le spalle , facendo cadere la neve sul tappeto che dava il benvenuto, ed aprì la porta, dopo aver girato la chiave nella serratura.

Angel without wings | Ereri |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora