Capitolo 12.🍦

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"Una coppetta di gelato tutta cheesecake, per favore" dico sorridendo al signore del camion dei gelati mentre posiziono gli spicci sul palmo della sua mano sinistra.
"Subito signorina" dice il tizio ricambiando il sorriso.
"Anche tu qui?"
Sento una voce familiare così mi volto e subito rimango sorpresa.
"Ciao" dico imbarazzata.
Sorride timido e ordina anche lui un gelato.
"Che ci fai tu qui ?" Domanda curioso.
Che ci faccio io qui?! Che ci fa lui qui, non credo di averlo mai visto in città prima della scorsa settimana.
"Come puoi vedere, volevo un gelato e sono venuta dal mio amico, Bob" dico leggendo il nome sull'insegna.
"Capisco"
"Beh, ci si vede in giro" dico avviandomi verso una delle tante panchine del parco ma poco dopo mi fermo e mi volto alle mie spalle.
"Che fai mi segui?" Dico fingendomi scocciata.
"Sei sempre così acida tu ?" Domanda lui accelerando il passo per poi fermarsi al mio fianco.
"No è che... è strano" rispondo imbarazzata.
"Che cosa?" Domanda lui con espressione confusa in volto.
"Niente lascia perdere" dico ricominciando a camminare.
Mi siedo sulla prima panchina che mi ritrovo vicino e inaspettatamente non sono l'unica a farlo così mi giro con il viso dalla parte opposta per nasconde il sorriso che mi è appena comparso in viso.
"È molto buono questo gelato" dice cercando di aprire un discorso.
Quanto è carino.
"Come ti chiami che non mi ricordo scusa ?" Chiedo fingendo di non ricordare il suo nome in modo tale da dargli poca importanza anche se in realtà me lo ricordo benissimo.
"Oh, Dylan Evans" risponde deluso dalla domanda.
"Sai sei carina, vuoi fare la dura, quella che se la tira e se ne sbatte di tutti" dice lui mostrandomi un sorrisetto.
"Non sono affatto così" rispondo subito infastidita.
Ok, vuole stuzzicarmi va bene, vediamo chi resiste.
"Ah no? Allora raccontami un po' di te" dice con tono sicuro spiazzandomi.
"Cosa vorresti sapere?" Chiedo voltandomi verso di lui e incrociando le gambe sulla banchina.
"Sei nata con la cheiloschisi non è vero ?"
Ma che maleducato, non ho intenzione di rispondere a questa domanda.
Faccio per alzarmi e andarmene ma lui mi ferma tirando delicatamente il mio braccio.
"Scusa, non volevo metterti in imbarazzo" dice mostrandosi dispiaciuto.
Rimango a guardarlo per alcuni minuti, poi mi risiedo e comincio inaspettatamente a raccontarmi.
"Si, in realtà la mia malformazione è più complicata poiché è una labiopalatoschisi, coinvolge sia la bocca che il palato e in alcuni casi anche il naso." Rispondo cercando di nascondere la vergogna.
"Beh il tuo naso non è niente male ed anche il labbro" dice allungando una mano per toccarlo ma istintivamente mi porgo all'indietro.
"Quanti interventi hai eseguito?" Domanda.
"Per ora 5" rispondo.
"Cavolo, non lo avrei detto" dice sorpreso.
"Anche io ho delle cicatrici, questa me la sono fatta cadendo dalla moto" dice mostrandomi il ginocchio per trasferire il discorso su di lui.
"Questa qui invece me la sono fatta in vacanza in montagna, ero piccolo ed invincibile, credevo di essere forte come Hulk così ho sganciato un destro alla slitta, volevo romperla in mille pezzi ma come risultato ho ottenuto una mano rotta e cinque punti" dice scoppiando a ridere e sciogliendo l'impalcatura di ghiaccio che mi ero creata attorno.
Sorrido, è simpatico.
"Oh, finalmente mi hai sorriso" dice puntando l'indice.
"Hai ancora fame?" Domando.
"Cos'è, vuoi invitarmi a cena?" Scherza alzandosi dalla panchina continuando a sorridermi.
"Ti ho anticipato per caso?" Chiedo inarcando un sopracciglio e accennando un sorrisetto.
"Mmm forse si, credo proprio di si" risponde lui mostrandomi la mano che afferro poco dopo per alzarmi anche io.
Camminiamo fianco a fianco fino a quando non troviamo un chiosco, ordiamo due panini e delle bibite, occupiamo un tavolo e ci sediamo comodi sugli sgabelli posizionandoci uno difronte all'altro.
Continuiamo a chiacchierare fino a tarda sera, gli parlo della mia famiglia soffermandomi su Travis e della mia passione per la danza, lui mi racconta di sua madre e delle marachelle che combinava da bambino, non fa alcun accenno alla ragazza dal nome Charlotte ma decido di non dargli penso, in fondo stiamo solo creando un amicizia.
Mi riaccompagna a casa e ci salutiamo con un semplice ciao, semplice come l'inaspettata giornata passata insieme.
Devo dire, anche se mi scoccia ammetterlo, che è proprio un bel ragazzo, sia dentro che fuori. 
Spero solo non mi causi problemi.

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