Capitolo 16

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Ero incasinata
Avevo così tanti appunti da recuperare e pensavo davvero che non sarei mai riuscita a stare pari passo con gli altri studenti
Per non parlare del lavoro.
Era tutto così complicato che trovavo impossibile organizzarmi come, invece, avrei fatto settimane fa

E mi rendevano ancora più ansiosa e asciata, le parole pronunciate da Madelene giorni fa
Ero stata attenta quando mi disse tutto ciò che pensava, ma pensavo fosse impossibile intendere giustamente ogni parola

Camminai lungo i corridoi della mia facoltà, arrivando alla mia classe
Salutai il professor. Martin, scusandomi delle mie assenze spesso frequenti
Non dissi nessuna scusa, poiché non ne avevo nemmeno una
Di sicuro non potevo dirgli "Affari di cuore, prof. Scusi se non sono stata presente alle sue lezioni sulla letteratura. Mi scusi ancora". No, proprio no.

Non volendo perdere qualche parola del prof. sui promessi sposi, mi sedetti nella quarta fila di banchi, mettendo sul banco il libro de I promessi sposi e il mio quadernino/agenda degli appunti
Guardai le diverse pagine macchiate dall'inchiostro, leggendo la mia scrittura incomprensibile
Ho davvero scritto io tutto questo? Ma cos'è, arabo?

Presi la mia penna, iniziando ad appuntare ciò che mi ero persa durante i giorni precedenti, finché il professor. Martin prese parola, facendo automaticamente frecciare tutti gli sguardi su di lui
Appoggiai la penna sul mio banco, mettendo la testa tra le mani, nell'intento di ascoltare la lezione

«Quindi, ragazzi», disse, guardando tutta l'aula «Non capisco perché tutti si ostinano a non venire alle lezioni, non pensavo di essere dannatamente noioso», fece ridacchiare qualche studente «In ogni caso, per chi non fosse stato presente alle lezioni precedenti, volevo chiarire il fatto che abbiamo trascurato un po' il discorso di Renzo e Lucia, poiché ho voluto discutere su ciò che vorrete fare tra qualche anno».

Restai perplessa: io ero venuta alle lezioni, di fretta, perché avevo paura di perdere altri appunti, e mi vengono a dire che nemmeno il prof. aveva parlato del libro?

«Scusi, prof.!», esclamò una ragazza dalla terza fila «Ma cosa vuole sapere, di preciso?».

«Nulla, precisamente. Ma gli anni di studio in questa facoltà sono quasi finiti. Avete quasi raggiunto il termine dei tre anni di studi universitari.», disse, camminando da una parte all'altra dell'aula «Sapete, vent'anni fa avevo circa la vostra età. Sapete che indirizzo andai a fare? Voi tutti rispondete "Ma che domanda ovvia prof, fece Letteratura". E invece no, andai a fare la facoltà di medicina.», sorrise, tirando in su gli occhiali «Come diavolo ci sono arrivato ad insegnare letteratura in un'università, non lo so. Volevo fare il chirurgo», Fece ridere ancora qualcuno

Sbuffai, sentendomi annoiata più che mai.
Ero interessata a ciò che stava dicendo il professore, ma fino ad un certo punto. Volevo solo andare a casa a dormire.
Mentre ero persa tra i miei pensieri, mi vibrò il cellulare messo nella tasca posteriore dei miei jeans, facendomi sobbalzare
Presi il telefono, guardando il messaggio:

"Piccola, potrei sapere dove diavolo sei finita? Madelene sta dando i numeri senza di te, Maxwell e Meghan non fanno che scopare come conigli ed io sono solo come un cane. Che ne dici di fare un saltino a casa nostra? Oppure pranzetto al bar davanti al parco. Che ne dici? Offri tu, ovviamente.
Alex"

Restai con la bocca spalancata.
Non capivo. Da quando mi dava quei nomignoli, e soprattutto, da quando mi chiedeva di andare a mangiare qualcosa insieme?
Ma andiamo! Ci eravamo solo scambiati qualche bacio, che sarà mai!

"Sono all'Università. Se il prof. non la smette di parlare della sua noiosa vita da medico mancato, vi raggiungo.
E, p.s un po' meno p.s. Non chiamarmi piccola, brutto idiota!
Frances"

Dopo qualche minuto, mi alzai, presi le mie cose e camminai lungo i gradini, arrivando davanti al prof. che mi guardava perplessamente
«Poco interessante?».

«No, no, assolutamente. Solo un'emergenza in famiglia. La prossima lezione ci sarò, prometto!», esclamai, uscendo dall'aula
Camminai lungo i corridoi percorsi mezz'ora fa, aprendo la porta d'uscita
Arrivai alla mia macchina, mentre ancora cercavo le chiavi della macchina

«Dannazione!», esclamai, esasperata

«Forse cerchi queste?», chiese qualcuno alle mie spalle, facendomi sobbalzare
Mi girai immediatamente, vedendo davanti a me un ragazzo dai capelli neri, con un viso abbastanza familiare
Guardai cosa avesse tra le mani, notando che stava tenendo in mano le mie chiavi della macchina

«Oh Dio, grazie! Non le trovavo!».

«Eh ci credo, le avevi lasciate sul banco in aula», mi sorrise, porgendomi le chiavi «Tu per caso sei..la cosiddetta "fiamma di Alexander"?».

Sentii le mie guance andare letteralmente in fiamme e mi strinse nelle spalle
«No, io..sono una semplice amica», risposi, sorridendo nervosamente «Per caso ci conosciamo?».

«No, ma vorrei», mi fece l'occhiolino. E subito mi tornò in mente il viso del ragazzo davanti al bar, appoggiato al muro «E comunque meglio così, posso tranquillamente provarci. Ieri eri uno schianto».

Risposi facendo una faccia disgustata «Ian, giusto?», chiesi, indietreggiando «Sei il ragazzo che ha fatto bere fino al collasso Alexander?».

«Si, piccola. Diceva che era rimasto male per una ragazzina», ridacchio «Sei per caso tu?», ghignò «Forse hai solo bisogno di essere sbloccata, mh, piccola?».

Spalancai gli occhi, appena iniziò ad avanzare verso di me
«Stammi lontano!», esclamai, aprendo di scatto la macchina
Mi infilai dentro, chiudendo la macchina a chiave

«Possiamo divertirci, cazzo!».

Nel frattempo, mi arrivò una chiamata
Alexander

Risposi immediatamente, affacciandomi dal finestrino, vedendo Ian con il mio blocco degli appunti in mano

«Che c'è piccola, questo ti serve?», chiese ghignando «Vieni a prendertelo!», diede un colpo al finestrino della mia auto

Sobbalzai «Alex!», esclamai, respirando malamente

«Piccola! Ma dove sei? Dovevi essere qui già da minuti!».

«Ian ha il mio quaderno degli appunti, mi serve! Ha detto anche che ieri ti ha fatto ubriacare di proposito e che gli avevi detto che eri rimasto male per me! Mi ha detto cose del tipo "forse hai bisogno di essere sbloccata" e mi è venuto addosso. Mi sono chiusa in macchina ma ho paura!», dissi tutto d'una volta. Non ero nemmeno sicura avesse capito qualcosa «Continua a colpire il vetro!».

«Hai detto Ian?», domandò. Sentii una leggera mutazione nella sua voce. Sembrava quasi agitato

«Si». Risposi
Urlai appena colpì di nuovo il vetro

«Vattene, Fra!».

«Ha il mio quaderno degli appunti!», esclamai, «Non me ne vado senza il mio quaderno!».

«Non me ne frega un cazzo del tuo quaderno, vattene da lì, ora!».

«Io non..», sussurrai, vedendo il suo sorrisetto stampato sul viso «Stai al telefono con me, cazzo! Non azzardare a staccare, Alex!».

«Non lo farò, ma muoviti a venire qui, porca troia. O verrò io li!».

Girai la chiave numerose volte, ma ogni volta l'auto faceva lo stesso identico rumore
«Che diavolo ha che con va!», esclamai, facendomi prendere dal panico. La mia dannata auto non aveva intenzione di partire «Non si accende, Alex! Non si accende!».

«Resta li, non uscire dall'auto», Disse solamente, prima di staccare la chiamata

Restai con il telefono in mano, incapace di formulare una frase o fare qualcosa per mandare via quel depravato

«Che c'è, tesoro?», disse, attaccando alle mani al vetro «Non vuoi farmi entrare? Potremmo divertirci, lo sai», mi fece l'occhiolino, ghignando allegramente

«Vattene!», esclamai «Alex non sarà felice di vederti qui!».

«Alex non sarà felice di non vederti qui», sussurrò, attaccando il suo naso al finestrino «Non sarà felice di sapere che la sua fiamma è andata via, con me».

Him. Un Meraviglioso Errore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora