Capitolo 29

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Gli occhi non facevano che cercarsi, volevano dire ciò che le parole non erano in grado di spiegare. Parole mai dette, morte in gola.
Parole severe, inopportune o opportune, giuste o sbagliate, cattive o non.
Ciò che comunichiamo parlando non è minimamente paragonabile a ciò che esprimiamo in ogni momento della giornata. Non sempre usiamo le parole nel giusto modo, spiegando ciò che in realtà vogliamo dire.
Forse è per questo che gli occhi vengono chiamati "lo specchio dell'anima".
A volte non si è nemmeno consapevoli di usare gli occhi al posto delle parole.
A volte pensiamo che la persona davanti a noi sia capace di leggere i nostri pensieri attraverso i nostri occhi, ignari che ad alcune persone, non interessa capire ciò che realmente vorresti dire, ciò che provi.
Con i nostri occhi possiamo esprimere qualunque sentimento: odio, amore, tristezza, stanchezza, dolore, amarezza.
Non a caso si da' questo consiglio "fa' che i tuoi occhi penetrino nei suoi e che il tuo sguardo sia una dichiarazione, poiché spesso il muto sguardo convince più delle parole".

Ed in questo momento mi ritrovo a pensare se tutto ciò che volevo dirgli gli sia arrivato comunque, guardandomi negli occhi
Ero sicura che tutto ciò di cui aveva bisogno; certezze e desiderio fossero racchiuse nei miei occhi
Tutto ciò di cui non ero capace di spiegare a parole , lo avevo spiegato tramite essi.
Ora non so se quando restava per minuti interi a guardare in queste iridi verdi, era riuscito a scorgere ogni cosa

Erano passate due settimane dall'incontro con Amanda nel mio appartamento e, in queste settimane non avevo fatto altro che chiedergli cosa lei intendesse con quelle parole
Ma ogni volta che domandavo, lui si irrigidiva e cambiava discorso, lasciandomi mille domande senza risposta
Così, provai a domandare a Maxwell, ma tutto ciò che mi disse fu: "Se lo stai chiedendo a me perché lui non ti vuole dare una risposta, non posso dirti nulla. Ma tutto ciò che posso dirti è che l'ultima volta che l'ho visto così preso non fu con Amanda, ma con la sua vera ex ragazza."
Ovviamente nemmeno questo riuscì in qualche modo a sollevarmi il morale, niente era in grado di darmi una risposta. Solo Alex poteva riuscirci, ma non aveva la minima intenzione di dirmelo.

«A cosa stai pensando?», la voce tranquillizzante di Meghan mi strappò dai miei mille pensieri, facendomi tornare alla verità
La guardai, cercando di capire cosa avesse intuito «Ti conosco abbastanza bene da capire che stavi pensando a qualcosa di importante. Mi hai detto di versarti del vino nel bicchiere e sono passati venti minuti. Non lo hai nemmeno toccato».

Spostai lo sguardo verso il bicchiere posto sul tavolino, iniziando a straziarmi le dita delle mani
Mi ero completamente scordata del vino.
Restai zitta, lasciando che il silenzio diventasse la cosa più fastidiosa in quel momento

«Non lasciare che Amanda diventi un tormento, Frances. Non si merita nemmeno di essere pensata da qualcuno».

«Vorrei vivere in uno dei miei pensieri. Sarebbe tutto più facile. Pensi sia possibile?».

Storse il naso «No, non è possibile. Ma è ciò che viviamo ogni giorno- le emozioni che ci travolgono appena lo vediamo- che ci rendono partecipi e realmente vivi nella nostra vita. Dicono che non ci sia cosa più bella di questo periodo della vita, perché dipende da quello che siamo oggi ciò che saremo tra anni».

Piombò di nuovo il silenzio nella sala di casa sua, ma i nostri occhi parlarono ancora e ancora, per ore e ore.

***

Mi svegliai già imprecando di prima mattina per via dei vari richiami di Meghan

«Cazzo, svegliati!», esclamò, agitando il mio corpo in avanti e indietro

Sbuffai, mettendomi a sedere sul mio materasso comodo
Mi sfilai dalle coperte, incapace di aprire gli occhi

«Che ore sono?», domandai, cercando di aprire i miei occhi sigillati ancora dal sonno

«Le nove e mezza. Ma non è importante l'ora! Dobbiamo andare al Beach».

«Perché?», finalmente aprii le palpebre, chiudendole subito dopo per il dolore della luce al contatto con i miei occhi.
Misi una mano davanti al mio viso, coprendomi dai raggi del sole che filtravano dalla finestra

«Come perché?», borbottò, gettandomi addosso un jeans e un maglioncino grigio «Non ti ricordi che dobbiamo sostituire quelle due ragazze?».

Mi mangiucchiai un labbro, mentre cercavo di ricordare il momento in cui acconsentii a fare una cosa così idiota.
Poi lo ricordai: volevo far arrabbiare Amanda e attirare l'attenzione di Alex ancora di più su di me.

Borbottai tra me e me mentre camminavo verso il mio bagno, sentendo una risatina leggera scappare dalle labbra carnose di Meghan

***

Camminammo lungo il viale prima di arrivare ad una struttura molto grande, all'apparenza priva di finestre
Un'entrata enorme era l'unica cosa che riuscivo a notare dalla lontananza da cui guardavamo
Appena fummo più vicine, vidi un uomo molto alto, parlare con una ragazzina dai capelli rosa legati in una coda alta

«Ma hanno tutte i capelli colorati?», esclamò Meghan seguendomi velocemente

Appena arrivate all'entrata, superai il gradino che ci separava da quell'uomo
Dopo qualche secondo, girò lo sguardo verso di noi, squadrandoci dalla testa ai piedi
Un ghigno divertito spuntò sulle sue labbra
Inarcò le sopracciglia in attesa che prendessimo parola
Ma non dissi nemmeno "a", poiché ero troppo intimorita dalla sua altezza esagerata e lui se ne accorse

«Che vuoi? Dobbiamo entrare», disse Meghan a denti stretti

L'uomo spalancò gli occhi sorpreso dal tono di voce della mia amica, poi aprì le labbra in un sorriso ancora più divertito
«voi?».

«Vedi qualcun altro qui?», disse Meghan ironicamente «io no. Quindi, ciao», cercò di superarlo, ma l'uomo le agguantò l'avambraccio, riportandola indietro

«Non penso abbiate l'invito».

Aprii la bocca per ribattere, quando la porta alle sue spalle si aprì, rivelando quella strega mal vestita

«Jason, loro sono con me, purtroppo», ridacchiò Amanda, mostrando un sudicio sorriso allo scimmione davanti a noi

Meghan gli sorrise, mostrandogli il dito medio subito dopo
Gli diede uno spintone mentre gli passava affianco, facendomi ridere sonoramente
Notai un sorrisino compiaciuto sulle labbra di Amanda, ma subito dopo si trasformò nella solita espressione disgustata di sempre

***

«Allora, l'apertura del locale è alle undici per la gente dei tavoli, alle undici e mezza per le prevendite e a mezzanotte per quelli che devono entrare in lista. Qualche domanda?», disse Chris mentre si sedeva su uno dei cubi
Tutte scossero la testa, compresa me
«Appena sono entrati tutti, il dj metterà qualcosa alla console mentre voi finite di prepararvi e infine entrerete voi e inizierete a ballare sui cubi.».

«Cosa dobbiamo indossare?», domandò Meghan

«Ci sono i loro vestiti nei camerini, ma non so se vi entreranno», disse Amanda sorridendo

Aprii la bocca per ribattere ma invece girai lo sguardo per vedere chi fosse entrato, poiché sentimmo la porta d'ingresso sbattere

«Ma porca troia, prima o poi lo ammazzo quel Jason di merda», borbottò il primo ragazzo «Ancora si ostina a dire che non sono più il benvenuto qui. Se parla ancora glielo tiro in faccia il non-benvenuto».

Un ciuffò castano apparì dalla soglia della grande sala e subito, i suoi occhi si catapultarono su di me
La sua espressione era un misto di sorpresa e fastidio

Restò in silenzio finché arrivò vicino a noi, poi si sedette di fianco a me e si avvicinò al mio orecchio
Sentivo il suo fiato sul collo
«Cosa ci fai qui?», sussurrò, posandomi un bacio sul collo

«Mh, dobbiamo sostituire quelle due ragazze», risposi titubante

Strabuzzò gli occhi, alzandosi di scatto

«No», borbottò «non se ne parla».

Him. Un Meraviglioso Errore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora