Capitolo 17

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Alexander's Pov

Appena chiamai Frances, notai subito qualcosa nel suo tono di voce; era palesemente agitata e, appena mi disse il nome di Ian, mi agitai come fece lei.

Quello sporco bastardo non doveva toccarla neanche con un dito, cazzo.
Ciò che è mio è mio, cazzo.

Non volevo sapere che Frances sarebbe stata la prossima "vittima", di quello sporco bastardo, aveva già violentato altre ragazze, facendola franca con il suo fottuto visino da "sono il figlio dello sceriffo della città".
Fottuti Slander.

Rischiai di prendere qualche multa, durante il piccolo tragitto da casa mia all'università di Frances.
Ma non poteva fregarmene di meno.
Era lì con Ian e, tutto ciò che dovevo fare era andare a prenderla. La sua dannata macchina la avremmo presa un altro giorno.

Ci misi ben dieci minuti, poi finalmente, passai l'enorme cancello con scritto in caratteri cubitali "Università Letteratura storica"
Appena arrivai al parcheggio, notai subito la sua 500 bordeaux
Velocemente, piazzai la mia auto davanti alla sua e senza spegnere il motore, sganciai la cintura e balzai fuori dall'auto
Mi diressi velocemente verso Ian, prendendolo per il colletto della sua t-shirt nera

«Azzardati a posarle un tuo dito sporco di merda su di lei, e giuro che il prossimo posto in cui andrai sarà l'ospedale», dissi minacciosamente, fissandolo negli occhi «Non lo dirò una seconda volta, e sai benissimo che un mio avviso vale solo una volta sola, Ian».

Lui mantenne lo sguardo fisso nel mio, senza abbassare lo sguardo
Sorrise arrogantemente, togliendo le mie mani dalla sua maglietta

«Ti devo presentare mio padre, Alexander?».

«Non me ne frega un cazzo di tuo padre, lurido bastardo», ringhiai «tu osa solo guardarla, parlarle o toccarla e giuro su Dio che ti faccio fuori, una volta per tutte».

Rimase zitto, ed era meglio per lui.
Se solo avesse spiaccicato mezza parola, gli avrei rovinato quella faccia di merda che si trovava

Nel frattempo, senza accorgermene, Frances era scesa dalla sua auto, chiudendola a chiave e aveva preso il suo fottuto quaderno degli appunti

Mi voltai verso di lei, vedendo che già mi stava guardando
Era spaventata, lo leggevo nei suoi occhi azzurri.
Si avvicinò tremando e si aggrappò al mio braccio, stringendolo in cerca di conforto
La guardai dall'alto, dicendole in un sussurro che sarebbe andato tutto liscio come l'olio

Mentre camminavamo verso la mia auto, quel verme schifoso osò dire quelle paroline che fecero scattare qualcosa in me

«Devo dire che ha un bel culo però, Parks. Capisco perché te la vuoi scopare», rise «Però non te la darà, è una stronza figa di legno».

Mi fermai di botto, facendo sussultare Frances

«Non dargli retta, ti prego», mi pregò lei, cercando di farsi guardare in faccia «Lo sta facendo apposta, vuole istigarti».

«Ascolta quella puttanella! Non darmi retta!», scoppiò a ridere di nuovo

Serrai immediatamente la mascella, sentendo quasi del dolore all'interno della mia bocca
Le mie mani si chiusero, creando dei pugni ben stretti

Mi voltai, volendo strappargli dalla faccia quel cazzo di sorriso

Frances's Pov

Cercai di trattenerlo, ma appena si girò, iniziò a camminare velocemente verso Ian

Misi una mano davanti alla mia bocca appena Alex alzò un braccio, caricando il pugno che subito dopo avrebbe colpito Ian sul volto

«Smettila!», urlai, avanzando verso di loro

Ian barcollò all'indietro, ma cadde per terra appena Alex gli sferrò un altro pugno

Corsi verso di lui, prendendolo per il braccio destro

«Alex! Basta, ti prego!», urlai, tirandolo verso di me

Alex si chinò su Ian, fissandolo truce
«Osa dire cose del genere ancora, fottuto Slander e giuro che ti ammazzo».

«Basta, ti prego!», esclamai ancora, riuscendo a farlo girare verso di me
All'iniziò non volle incontrare i miei occhi, ma alla fine lo fece
La sua mascella si rilassò immediatamente e i suoi pugni si aprirono, facendo riprendere colore alle sue nocche
«Andiamocene», gli dissi, tirandolo per un braccio

Dopo qualche secondo annuì, entrando in macchina

***

Appena parcheggiò davanti a casa sua, iniziò a dire qualche parola

«Non..non volevo vedessi queste cose, Frances», disse, senza guardarmi «Mi ha fatto fottutamente incazzare, anche se le cose che disse non dovevano minimamente toccarmi».
Restò in silenzio per qualche secondo «Ma porca troia mi ha fatto incazzare, non riuscivo a controllarmi.
Non pensavo a nulla, tranne al fatto di volergli spaccare la faccia.
Non doveva dire che sei una puttana, perché non lo sei! Dannazione se non lo sei!».

«Grazie», dissi, posando una mano sulla sua. Sobbalzò al contatto «Ma non capisco perché tu abbia reagito in quel modo, non avrebbe dovuto toccarti minimamente».

«Ha centrato il punto debole».

«Sarebbe?», domandai, senza togliere la mano dalla sua

Alex guardò le nostre mani, girando la sua, facendo si che i polpastrelli si toccassero
Poi, fece incrociare le nostre dita e subito una scarica di brividi mi percorsero la schiena

«Tu, brutta stronza», disse, ancora guardando le nostre mani «Tutta te stessa è il mio punto debole», e finalmente incontrò i miei occhi

Him. Un Meraviglioso Errore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora