Capitolo 43

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«Siamo così», disse dopo pochi istanti di silenzio, sprecati nel guardare il mio vestito, i miei capelli 'più lunghi' ma mai i miei occhi «Tu dici a me che sono un cafone, arrogante e stronzo, ed io dico a te che sei una rompi coglioni.», alzò la voce per farsi sentire meglio «E ora non ho paura di offenderti, tanto ti bastano cinque minuti per rifletterci su, offenderti, fare il broncio, ridere e poi passi alla rottura di coglioni successiva, inventandoti una scusa indecente.
Quindi non sarà facile, anzi sicuramente sarà molto difficile.
Ed io lo farò per te, perché io voglio te!.
Vuoi fare una cosa per me? Non vuoi stare con me perché sono troppo difficile? Okay, la passerò.
Ma non scegliere la strada più facile
Smettila di pensare a quello che voglio gli altri, a quello che voglio io. Sei tu a decidere, ora. Io, i miei errori li ho fatti e me ne pento come non mai. Ora la scelta è solo tua, tu che cosa vuoi fare?» disse tutto d'un fiato, senza soffermarsi una sola volta

Stava gesticolando, ciò vuol dire che era nervoso, non sapeva come avrei reagito
Ma sapeva benissimo che avrei ceduto, sapeva benissimo che lo avrei rincorso all'infinito
E forse questa era la mia punizione, era questo che mi rendeva debole

«Mi ha detto che la hai baciata di nuovo».

«Cosa? No, assolutamente no», sbottò «Sono stato per settimane chiuso in quella fottuta stanza come un rincoglionito, nemmeno mangiavo più. Secondo te sono uscito e sono andata a baciarla? Ma come le salta in mente?», sbuffò toccandosi i capelli con le mani. Alzò lo sguardo, incontrando i miei occhi «Ti voglio, Frances. Ti voglio così fottutamente tanto che non lo farei di nuovo, non voglio perderti ancora. Non voglio più rendermi conto di non averti più accanto a me perché ti voglio sempre con me!» urlò aprendo le braccia al petto

«Sei un dannato errore!», esclamai facendolo zittire all'istante «Sei un fottuto meraviglioso errore!».

Non badai a niente, non badai alle conseguenze

«Sei così stupida, devi credere a me! Non lo farei ancora», il suo sguardo mi supplicava

Lo guardai nuovamente e camminai diretta verso lui

«Ti prego, credimi», Mi misi sulle punte e mi aggrappai al suo collo, tirandolo verso me
Mise le mani su i miei fianchi, non sapendo come comportarsi, per la prima volta nell'arco di mesi

Era tutto nelle mie mani

Tirandolo ancora verso di me, poggiai le mie labbra sulle sue

Mi staccai tanto da poter parlare
« Probabilmente un giorno rimpiangerai i miei sbalzi d'umore, il mio "preoccuparmi troppo per te". Rimpiangerai le mie mani gelate, il broncio che ti mettevo quando litigavamo e persino la mia voce materna quando ti dicevo quanto fossi coglione. Rimpiangerai il mio fare, troppo infantile o troppo maturo. Quel giorno, forse solo allora, ti renderai conto di quanto io ti abbia amato, e di quanto tu abbia perso.
Ma questo non è quel giorno»
Sussurrai per poi tornare sulle sue labbra.

«Non mi lasciare», mi pregò ancora «non lo fare».

«Non lo farò».

Him. Un Meraviglioso Errore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora