Capitolo 42

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Le lacrime scendevano a goccioloni, ma non le sentivo

Non mi accorgevo del trucco colato, delle gambe tremanti e dei brividi, non di freddo

«Ma ora, non dovrei neanche pensarci, no? Non siamo più quello che eravamo prima, è finito tutto e dovrei accettare il fatto di diventare sue amica»

«Amici?»  Meghan rise «Ma voi due non sarete mai amici. Non possono essere amici due che si guardano in quel modo, che si perdono di continuo e poi si ritrovano. Non possono essere amici due che devono sempre stare attenti ai passi falsi, che basta una paura di troppo per innamorarsi. Non possono essere amici due come voi, che vi cercate con gli occhi, e con le mani, che avete voglia di fare l'amore ogni volta che siete insieme e se non siete insieme, sognate di esserlo.
Non siete amici, per quanto vogliate credere a questa bugia per non farvi male. Perché lo capisco, non siete amici e non volete ammettere di essere innamorati perché non potrà essere facile. Voi siete tutto ma non siete niente.
Ma mia cara, io vi vedo e lo capisco. Vi volete, in qualche modo assurdo e strano, contro ogni logica.
Perché siete e sarete sempre una questione irrisolta»

«Dovrò dimenticarlo e lui dovrà dimenticare me. Ci stiamo facendo solo del male»

Non mi accorgevo degli occhi di tutti puntati su di me e non mi accorgevo del suo sguardo scioccato

«Cosa?» disse, piano, quasi in un sussurro

Lo guardai, cercando disperatamente di asciugare le lacrime sul mio volto

«Hai sentito» disse Maxwell, afferrando i fianchi di Meghan da dietro

Lo guardai boccheggiando, in disperata ricerca di qualcosa a cui aggrapparmi

Rimase immobile, fissandomi con sguardo perso, in cerca di spiegazioni

«Si, hai sentito» dissi «sei tutto ciò di cui ho bisogno, dannazione! Come fai a non accorgertene? Sei talmente stupido, infantile, dio mio!» urlai «come fai a non renderti conto di quando io abbia bisogno del tuo sorriso dedicato a me, solo a me.» urlai
Venne di corsa da me e mi prese in braccio, facendomi urlare ancora di più
Max spalancò la porta e ci fece uscire, poiché stavo attirando troppe attenzioni

Ma che diavolo me ne importa!

Quando mi mise giù, continuai ad urlare
«Come fai a non renderti conto di quanto io voglia essere tua?
Come fai a non renderti conto di quando io voglia abbracciarti, stringerti e baciarti?
Come fai!?
Spiegami» mi strinsi più forte tra le mie braccia «ti odio così tanto! Ti odio perché mi rendi unica, ti odio perché mi rendi felice!
Ti odio perché mi baci, mi abbracci come solo sai fare tu!
Ti odio perché mi vuoi tua, ma non lo ammetti!
Ti odio perché non vuoi dirmi ciò che provi!
Ti odio perché hai baciato Amanda, e poi me!
Ma non ti senti in colpa? Sono un pochino?
Non capisci,
Non capisci niente, ti odio, ti odio, ti odio!»

Urlai, le lacrime non volevano saperne di smettere di uscire, di cadere sul pavimento freddo

«Perché dici queste cose?» boccheggiò «proprio ora?
Io so cosa provo per te, e lo sto ammettendo! Non ti voglio perdere, sei l'unica cosa che ho, l'unica cosa che voglio! Cazzo!. »
Urlò, gesticolando come un pazzo

Lo colpii al petto, facendolo indietreggiare lentamente

«Ti ho lasciato credere che ti ho dimenticato per stare bene, per convincermi, per andare avanti anche io.
Ma la verità è che io non sono mai andata avanti.
Ho conosciuto nuove persone, fatto nuove esperienze, ho cercato nuovi amori. Ma tu rimanevi sempre.
Rimani sempre.
Come ci si dimentica di chi un tempo ci ha salvato?»
Dissi, asciugandomi le lacrime

Him. Un Meraviglioso Errore Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora