Capitolo 18

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Restai zitta, ogni parola che volevo dire, ogni domanda che volevo porgli erano completamente svanite
Cosa avrei dovuto dirgli, ora?
Come dovevo comportarmi, soprattutto
Sapevo che parole, a questo punto, non erano abbastanza e soprattutto, per la prima volta era stato capace a farmi stare zitta
La mia bocca era aperta, in cerca di parole da piazzare a casaccio, ma davvero non riuscivo a trovarne almeno una adeguata

Lo guardai nei suoi occhi verdi e, per la prima volta vidi e capii che era del tutto sincero, non stata mentendo.
Ero il suo punto debole e diamine, lo aveva appena affermato senza far giri di parole

Iniziai a sentire il suo respiro affannato, i suoi occhi fissi nei miei e la bocca semiaperta, cercando di respirare il più velocemente possibile
Era nervoso, non aveva idea di ciò che avrei risposto
E nemmeno io lo sapevo

«Io non..», riuscii a dire pateticamente «non so cosa dire, mi hai lasciata senza parole».

«So' che per te è difficile», disse immediatamente. Aveva uno sguardo spaventato, sembrava quasi un bambino che stava confidando qualcosa di importante ai propri genitori «So' che per te è difficile fidarsi di una persona, so' che non vuoi soffrire e soprattutto far soffrire. Lo so', Frances. E so' anche che non vuoi arrivare a star male per qualcuno, ma cazzo».

Lo guardai, capendo che non sapeva più che dire

«Le parole non sono il nostro forte», sussurrai, guardando ancora le nostre mani «Hai centrato il punto, Alex. Sai che non voglio soffrire e sai che non voglio affezionarmi».

«Ma va bene così».

Iniziai a scuotere la testa «No, non hai capito ciò che voglio dire», alzai lo sguardo su di lui «La vita va vissuta, va rischiata, no? Potrei, potremmo rischiare».

I suoi occhi si spalancarono immediatamente e un sorriso si creò sulle sue labbra, facendo sorridere anche me
Senza pensarci una volta in più, afferrai il suo collo con la mia mano libera e lo avvicinai al mio viso, appoggiando le sue labbra sulle mie
Avevano un sapore così familiare, stavo iniziando a studiare la forma delle sue labbra e qualcosa mi diceva che ero già a buon punto

***
«Cosa è successo?», domandò Meghan, appena varcammo la soglia di casa

La guardai stranita, poi mi ricordai Delo spiacevole incontro con Ian

«Meghan», sbuffò Maxwell, sedendosi sul divano «Puoi placare la tua curiosità per un secondo?».

«Che diavolo vuoi, tu! Alex è corso fuori casa come una lepre, non sono idiota! Ho capito che è successo qualcosa!».

«Ian Troy Slander», disse solamente Alex. Ma quei tre nomi fecero alzare immediatamente Maxwell

«Ti ha toccata?», chiese, iniziando a serrare i pugni «Quel verme schifoso dovrebbe marcire in un manicomio».

«No, non la ha toccata. Ma voleva farlo», ringhiò Alex, avvicinandosi a me «Ed è stupido dire che lo ho preso a pugni su quel viso di merda che ha al posto della faccia. Non oserà più avvicinarsi alla mia piccola, finché starà con me», appena pronunciò quella frase, sentii le mie guance andare a fuoco e iniziarono a tremarmi le ginocchia appena mi avvolse il corpo con un braccio

L'espressione di Meghan, in quel momento, valeva più di mille parole «La tua che?», chiese, iniziando a sorridere

«La mia piccola», ripeté, stampandomi un bacio sulla guancia

«Oh mio Dio!», urlò Madelene, correndo dalla cucina alla sala «Ho sentito bene?!».

Alex la guardò sbuffando «Si, idiota. È così brutto?».

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