Capitolo 01

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Il giovane professore universitario si avvolse più stretta la sciarpa al collo e affrettò il passo. La neve ghiacciata scricchiolava sotto le sue scarpe, punteggiando la sua avanzata con una sinfonia che non intaccava lo scorrere dei suoi pensieri.

Cambiò la mano con cui reggeva la borsa con gli acquisti per la cena e si avvicinò la prima alla bocca per alitarvi sopra nel tentativo di scaldarla almeno un po'.

L'anno nuovo era arrivato più veloce di un fulmine e Hiroki aveva già diverso lavoro da fare. Entro la fine del mese doveva assolutamente reperire tutto il materiale di ricerca per il nuovo progetto dell'università, un libro sulla storia della letteratura giapponese che avrebbe scritto a quattro mani con il professor Miyagi. Era un progetto audace per stile e contenuti e costituiva un importante punto di svolta per la sua carriera di professore universitario, nonché il fiore all'occhiello del suo notevole curriculum.

Il progetto lo galvanizzava e si era già dato molto da fare scandagliando in lungo e in largo la biblioteca dell'università fin nei suoi più reconditi anfratti, ma con l'arrivo delle festività natalizie aveva subìto una battuta d'arresto.

Al rientro, erano stati impegnati con gli appelli d'esame. Mancavano solo due giorni alla ripresa delle normali attività accademiche e allora, a parte le normali lezioni, lui e Miyagi avrebbero potuto riprendere a pieno ritmo.

Sbuffò, leggermente irritato, ripensando al comportamento del collega, ma poi sorrise. Poteva capire come l'altro, ad appena un anno dal burrascoso inizio della sua relazione con il giovane Shinobu, desiderasse trascorrere quanto più tempo possibile con il compagno. Lui stesso si era goduto il tempo libero in più con il suo Nowaki, anche se, fedele a se stesso, non aveva manifestato più di tanto il suo apprezzamento.

Così, decise, avrebbe aspettato ancora quei tre giorni. Quando Shinobu, che in realtà aveva già affrontato con ottimi risultati tutti gli esami del trimestre, avesse ripreso le lezioni, avrebbe ripreso anche lui a lavorare seriamente al progetto, costringendo Miyagi a collaborare come solo il diavolo Kamijo sapeva fare.

Immerso in quelle riflessioni si ritrovò davanti al condominio dove abitavano quasi senza accorgersene. Pigiò il pulsante numero 7 dell'ascensore e, con la mente impegnata a ricordare le istruzioni ricevute per preparare il curry per la cena, si frugò nelle tasche del cappotto in cerca delle chiavi. Percorse il corridoio esterno e finalmente si trovò davanti alla porta di casa. Si accorse della grande scatola di cartone che era stata lasciata davanti all'ingresso solo quando la urtò con il piede. Era stato tanto immerso nei suoi pensieri da non notarla prima.

Era una scatola anonima, di quelle usate per i traslochi, con solo una etichetta in un angolo delle alette superiori con scritto sopra il nome di Nowaki.

Non c'era l'etichetta postale, né il contrassegno di un corriere espresso, segno che era stata consegnata a mano.

Che fosse rimasta sul furgone durante il loro ultimo trasloco? In tal caso, com'era possibile che la ditta se ne accorgesse dopo tutto quel tempo? E poi, pensandoci bene, Nowaki non gli aveva mai detto che alcune delle sue cose mancavano all'appello.

Hiroki si strinse nelle spalle. Infilò la chiave nella serratura e aprì la porta. Depositò nell'ingresso la borsa della spesa e la sua valigetta del lavoro prima di tornare a prendere la scatola. Quando la sollevò, la trovò sorprendentemente leggera viste le sue dimensioni.

Era anche non sigillata. Non c'era traccia del nastro adesivo con cui di solito venivano chiuse. Sembrava essere stata lasciata così di proposito, con solo le alette incastrate l'una nell'altra. Nelle pareti laterali erano state ricavate con le forbici delle aperture simili a maniglie per poterla trasportare più facilmente, ma a parte quello la scatola sembrava intatta.

Ma, anche se non era sigillata, Hiroki non avrebbe mai sbirciato tra le cose del suo compagno. Depositò la scatola nell'ingresso, si sfilò le scarpe e si diresse in cucina per riporre la spesa nel frigorifero. Un momento più tardi, si infilò sotto la doccia e il pensiero della scatola era sparito dalla sua mente quando sedette al tavolino del soggiorno con il computer portatile aperto davanti.

Prima del ritorno a casa di Nowaki, aveva tutto il tempo per lavorare ancora un po' e si immerse nell'organizzazione delle lezioni del trimestre che stava per cominciare.



Meno di mezz'ora più tardi, Hiroki stava sorseggiando una tazza di caffè, quando all'improvviso gli parve di sentire un suono all'interno dell'appartamento altrimenti silenzioso.

Tese le orecchie per qualche istante, ma si rilassò quando non sentì nulla.

Fu certo di aver sentito qualcosa due minuti dopo. Era un suono lamentoso, come un piagnucolio. Ma non ci fece eccessivamente caso, dicendosi che forse era la bambina dei vicini che piangeva. A volte capitava di sentirla, anche se le pareti di casa erano ben isolate.

Scattò in piedi perplesso quando, qualche momento più tardi, il suono si fece più insistente e più forte. Indubbiamente, veniva da dentro casa e, più precisamente, dall'ingresso.

Collegare il fatto che il suono venisse dall'ingresso e che lì era proprio dove aveva lasciato la scatola misteriosa fu un tutt'uno.

«Ma che diavolo...?» si chiese, avviandosi in quella direzione.

Ormai ne era sicuro, il suono veniva proprio dalla scatola.

«Idiota di un Nowaki!» sbottò. «Qualcuno gli avrà raccontato di aver trovato dei gattini abbandonati e lui gli avrà detto che poteva occuparsene. Ah, ma questa volta mi sente! Un conto è fare la baby-sitter alla figlia dei vicini, ma non voglio assolutamente bestie pelose in giro per casa! Ma chi è che lascia dei gattini in una scatola fuori dalla porta della gente a gennaio, con il freddo che fa fuori? Dei veri malati di mente! Questa volta Nowaki non la passa liscia!»

Continuando a mugugnare, Hiroki raggiunse l'ingresso. Anche se, per quanto continuasse a ripetere che era tutta colpa del suo fin troppo generoso compagno, l'idea di avere in giro per casa una palla di pelo non gli dispiaceva così tanto. Non che l'avrebbe mai ammesso con Nowaki, naturalmente. Altrimenti era certo che entro sera se la sarebbe di sicuro trovata tra i piedi. Forse, e solo facendola passare come una grande concessione, avrebbero potuto tenerne uno.

Certo era che, per essere dei micetti, facevano dei miagolii davvero strani.

Sbuffando, si accovacciò accanto alla scatola incriminata. «Basta, state buoni. Adesso vi tiro fuori di lì.»

Si inginocchiò accanto alla scatola e sollevò le alette superiori.

L'istante successivo rimase pietrificato a fissarne il contenuto, desiderando con tutte le sue forze che si fosse trattato davvero di una dozzina di gattini miagolanti. Tutto, tranne... quello.

Junjou in TroubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora