Capitolo 5

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Fu la mezz'ora più lunga della sua vita. Cercò di non guardare troppo spesso l'orologio, ma era un impulso irresistibile perché il tempo gli sembrava non passare mai. Ogni volta, la lancetta dei minuti segnava soltanto uno o due minuti in più rispetto alla precedente, ma alla fine Nowaki terminò di aggiornare il collega che doveva subentrare per il turno notturno e fu libero di correre allo spogliatoio. Aveva già iniziato a togliersi il camice fin dal corridoio, così ci mise poco ad afferrare il giubbotto pesante, la sciarpa e la valigetta in cui, oltre ai vestiti di ricambio, aveva riposto anche lo stetoscopio.

A tempo record, si precipitò all'uscita del reparto con nulla più che un frettoloso saluto in direzione delle infermiere che lo fissavano allibite dal bancone della reception. Non era mai capitato che se ne andasse così di corsa, e le infermiere si scambiarono commenti preoccupati su cosa potesse essere successo di così grave per farlo scappare via a quel modo. Il suo viso evidentemente agitato parlava per lui.

L'ascensore gli sembrò mille volte più lento del solito, ma alla fine le porte si aprirono al piano terra e lui spiccò la corsa in direzione del cancello. Se si sbrigava, faceva in tempo a prendere il treno alla vicina stazione della metropolitana. Di solito tornava a casa a piedi, in fondo erano soltanto due fermate, ma quella sera aveva fretta.

Fu un miracolo che sentì la voce che lo chiamava, tanto era perso nei suoi tumultuosi pensieri.

Si bloccò, per un momento perplesso, quando una berlina grigia metallizzata gli si affiancò lungo il marciapiede, ma poi riconobbe il guidatore che l'aveva chiamato dal finestrino abbassato.

"Professor Miyagi-san?"

"Salta su, sbrigati" gli rispose lui.

Nowaki fece quanto gli era stato detto e non aveva ancora allacciato la cintura di sicurezza che l'altro era già ripartito.

"Hiro-san...?" non poté fare a meno di chiedere.

Cosa poteva essere successo perché quell'uomo fosse lì?

Ma il professore gli scoccò una rapida occhiata per rassicurarlo prima di riportare la sua attenzione alla strada su cui stava sfrecciando al massimo della velocità consentita.

"Kamijo ha la situazione sotto controllo. Ho lasciato Shinobu con lui perché lo aiutasse. Ho pensato che la cosa migliore fosse riportarti a casa il più in fretta possibile, Nowaki-kun, per questo sono venuto a prenderti in auto."

"La ringrazio infinitamente per tutto l'aiuto che ci ha dato, Miyagi-san."

"Non ho fatto niente di speciale. Come amico, non potevo certo rifiutare il mio sostegno in un momento simile."

Nowaki lo osservò aspirare una boccata di fumo dalla sigaretta accesa che teneva tra le dita, notando come l'uomo sembrasse assolutamente calmo e controllato.

Sì, lui e Hiro-san erano davvero fortunati ad avere un amico come lui e Nowaki, tra tutte le emozioni che gli si agitavano dentro il cuore, avvertì anche una punta di rimorso per essere sempre così geloso nei suoi confronti. In fondo, quell'uomo passava sempre più tempo di lui con Hiro-san e il suo Hiro-san ne parlava sempre con evidente rispetto.

Hiro-san... Il professor Miyagi aveva detto che in un modo o nell'altro era riuscito a gestire quella situazione, ma Nowaki era ancora sulle spine.

Chissà come l'avrebbe accolto una volta a casa.

Forse avrebbe creduto alla sua innocenza. O forse non gli avrebbe nemmeno dato il tempo di spiegare, buttandolo subito fuori dalla porta di casa. La seconda opzione gli sembrava quella più probabile ad ogni momento che passava.

Junjou in TroubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora