Con una lattina tra le mani, Hiroki si lasciò cadere stancamente su una delle poltroncine dell'area ristoro.
Era la prima volta che rimaneva veramente da solo dal pomeriggio. I pensieri che aveva relegato fino a quel momento in un angolo della mente approfittarono della solitudine per tornare alla ribalta.
E la prima cosa che pensò fu che, in un certo qual modo, era sollevato. A dispetto di quanto aveva detto a Miyagi, il dubbio che Nowaki fosse veramente coinvolto nella venuta al mondo dei bambini lo aveva toccato davvero e la paura lo aveva paralizzato. Quando si era fatto forza e aveva preso in braccio i due neonati, aveva studiato con ansia i loro lineamenti, cercando e temendo di trovare qualche tratto conosciuto nella forma della bocca o del naso.
A parte i capelli neri, non aveva potuto stabilire nessuna somiglianza certa,ma la rassicurazione di Nowaki al telefono quando lo aveva chiamato non era stata sufficiente fino alla successiva conferma di Hanako nella sua lettera, la quale gli aveva tolto un enorme peso dal cuore.
«Sono proprio un disastro» borbottò tra sé, rigirandosi la lattina intatta tra le mani.
Si sentì in colpa. Il suo primo egoista pensiero era stato intriso dalla paura tremenda di perdere il suo Nowaki, nonostante sapesse che era la persona più fedele del mondo. Non aveva avuto abbastanza fiducia in lui.
Il solo pensare a Nowaki glielo fece rivedere come l'aveva lasciato pochi minuti prima accanto alla sorella morente.
Non avrebbe voluto allontanarsi da lui, ma sentiva di doverlo fare. Quella era la sua ultima possibilità di recuperare almeno in parte il tempo in cui aveva creduto che Hanako lo odiasse per ciò che era e Hiroki si era sentito di troppo.
Guardò l'orologio, constatando che era passato solo un quarto d'ora. Era ancora presto per tornare indietro. Sospirò, passandosi una mano trai capelli.
Il telefono scelse proprio quel momento per vibrare, facendolo sobbalzare. Si affrettò a tirarlo fuori dalla tasca pensando che fosse una chiamata di Nowaki, ma in realtà si trattava di un messaggio di Akihiko. Lo scrittore lo avvertiva che a casa era tutto tranquillo, che i bambini avevano preso di nuovo il latte e che poi si erano riaddormentati quasi subito.
Digitò velocemente un breve messaggio in risposta prima di riporre il cellulare.
Hiroki sospirò di nuovo. Era fortunato ad avere lui e Miyagi per amici. I due uomini non si erano tirati indietro nel momento del bisogno ed era sicuro che anche in futuro su di loro avrebbe sempre potuto contare.
«Kamijo-san?»
Sussultò, colto di sorpresa, quando si sentì chiamare da una voce maschile. Un istante più tardi realizzò di non essere più solo nell'area ristoro.
Un uomo in camice bianco stava in piedi sulla porta, fissandolo con un'espressione stupita, e il giovane professore lo riconobbe immediatamente. In fondo, come avrebbe mai potuto dimenticare il viso del collega di Nowaki, dopo che li aveva trovati addormentati mezzi nudi sul pavimento di casa sua? Anche se non era successo niente di cui preoccuparsi, la rabbia che aveva provato in quel momento bruciava ancora come sale su una ferita aperta.
«Tsumori-sensei» riuscì a formulare nella parvenza di un civile saluto. Era una delle ultime persone che avrebbe voluto vedere in quel momento.
Ma il medico pareva genuinamente preoccupato dal fatto di averlo incontrato proprio in quel luogo a quell'ora così tarda.
«Kamijo-san, è successo qualcosa?» chiese, avvicinandosi. «Sei qui da solo o con Kusama-sensei?»
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Junjou in Trouble
FanfictionAmanti dello yaoi d'Italia! Alzi la mano chi non conosce il manga (e relativo anime!) "Junjou Romantica" di Shungiku Nakamura! Ecco, questa è una fanfiction che ho scritto prendendo in prestito i personaggi che ho amato di più di questa storia, ai q...