Capitolo 19

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Le voci concitate di Miyagi e Shinobu che provenivano dal corridoio avevano tutto il sentore di una discussione in corso. La porta chiusa non gli permetteva di distinguere le parole del diverbio, ma dopo un ultimo scambio di battute i due tacquero.

Akihiko sospirò. Non bastavano i guai da neo genitori di Hiroki e del suo bel dottorino. Ci mancava solo il litigio da innamorati tra il professore e il suo cucciolo per concludere degnamente quella giornata complicata.

Il silenzio si prolungò e lo scrittore osò sperare che Miyagi e Shinobu-kun avessero risolto la questione.

Chiuse il portatile con un altro sospiro. Di concentrarsi sul suo manoscritto non se ne parlava proprio. Ci aveva provato, ma la sua mente continuava a focalizzarsi su un mucchio di altre cose, tra cui il suo Misaki che, seduto accanto a lui, si era assopito con la testa appoggiata alla sua spalla. A quanto pareva, era incapace di lavorare quando il ragazzo gli si trovava troppo vicino come in quel momento.

Ma guardarlo dormire, con quell'espressione così rilassata sul viso e le lunghe ciglia scure a ombreggiargli le guance, era uno spettacolo di cui Akihiko era certo non si sarebbe mai stancato.

La sua mano si mosse ad accarezzargli lentamente con la punta delle dita il profilo della mandibola dall'orecchio al mento, dove l'indice e il medio indugiarono mentre con il pollice disegnava il contorno delle labbra leggermente dischiuse.

Quelle labbra erano il suo tormento, rifletté.

Come se il corpo di Misaki non fosse già abbastanza seducente di per sé, così esile in confronto al suo eppure così ingenuamente peccaminoso e così acutamente sensibile al suo tocco... Come se i suoi grandi occhi verdi non fossero già sufficientemente affascinanti quando lo fissavano con nulla più che uno sguardo innocente... Quelle labbra così piene, carnose e allettanti, quasi femminili, lo provocavano al punto da sentire l'impulso irrefrenabile di baciarle ogni volta che le guardava.

Nonostante la sua carezza fosse stata lieve, appena sfiorata, bastò quel poco per far riscuotere Misaki che sollevò la testa dalla sua spalla, gli occhi ancora mezzi chiusi.

«Che succede, Usagi-san?» chiese, assonnato.

«Ti sei addormentato di botto appena ti sei seduto. Sei stanco?»

«No, credo, almeno non così tanto. Quanto ho dormito?»

«Circa mezz'ora. Sei sveglio o sei ancora nel mondo dei sogni?» chiese Usami.

In risposta, Misaki sbadigliò e Akihiko rise della sua espressione prima di avvicinare la bocca al suo orecchio.

«Hai sognato qualcosa di interessante, almeno? Qualcosa come... me?» mormorò, allusivo.

La domanda, ma soprattutto il tono in cui era stata formulata, ebbe l'effetto di svegliare del tutto Misaki più efficacemente di una secchiata d'acqua. Rendendosi conto del sottinteso, il ragazzo cominciò a balbettare qualcosa riguardo ad una tazza di caffè da preparare, ma Usami fu più veloce e ne impedì la fuga passandogli un braccio dietro la vita, trattenendolo contro il proprio fianco.

«Scappi sempre» gli fece notare. «Lo fai apposta perché sai che a me piace darti la caccia?»

Misaki scosse la testa in segno di diniego mentre il suo viso virava rapidamente verso una tonalità accesa di rosso e Usami sorrise prima di avvicinare le labbra alle sue per un bacio.

Fu però costretto a desistere dal suo intento perché Miyagi scelse proprio quel momento per aprire la porta e tornare in soggiorno. Alle sue spalle, Shinobu aveva gli occhi arrossati come se avesse appena finito di piangere, ma sia lui sia il professore sembravano rilassati, così Akihiko dedusse che erano riusciti ad appianare le loro divergenze, di qualunque cosa si fosse trattato.

Junjou in TroubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora