Capitolo 23

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Hiroki smise di battere sui tasti del portatile e allungò la mano verso la tazza di caffè che si era preparato. Bevve un sorso, poi rilesse attentamente ciò che aveva scritto, cercando di individuare eventuali errori di battitura. Miyagi lo avrebbe preso in giro fino alla morte se ne avesse trovati e il suo orgoglio gli impediva di offrire al professore un simile spunto con un lavoro meno che perfetto.

Non trovandone nessuno, sospirò compiaciuto e cliccò per salvare il documento. Fino a quel momento poteva dirsi soddisfatto. Il loro libro sulla letteratura era ancora allo stadio di bozza, ma il lavoro procedeva bene e, grazie a lui, speditamente come da previsione.

Se avesse lasciato fare a Miyagi l'ingente lavoro di ricerca preliminare, a quell'ora sarebbero stati molto più indietro. Vero era che l'idea per quel libro era partita dal professore e che il loro innovativo approccio era interamente merito suo, ma conosceva da anni il suo collega e sapeva che non era per niente affidabile quandosi trattava di rispettare una tabella di marcia, data la sua tendenza a procrastinare qualunque lavoro. Da quel punto di vista, lui e Usami si assomigliavano in tutto e per tutto e Hiroki aveva il sospetto non troppo infondato che si sarebbe ritrovato a fare da babysitter ad un altro scrittore geniale, ma completamente irresponsabile. Se Miyagi non gli avesse chiesto di collaborare con lui alla pari in quel progetto, la povera Aikawa-san sarebbe impazzita, o quanto meno invecchiata prima del tempo, per affannarsi a stargli dietro.

Avrebbero dovuto dare un sostanzioso compenso a quella donna. O, quanto meno, cercare di limitare il sadismo del direttore Isaka-san nell'affidare a lei quel progetto, visto che la poveretta aveva già in carico quello scriteriato sociopatico di Usami. Dover far da balia ad un altro scrittore pazzo sarebbe stato davvero troppo per lei, dal momento che Miyagi sembrava immune alla sua modalità editor demoniaca. Perciò, mosso a compassione, Hiroki non solo si era occupato delle ricerche, ma aveva anche acconsentito a collaborare con l'esigente editor ben più di quanto avesse inizialmente programmato, visto che sapeva bene come convincere quello scansafatiche di Miyagi-sensei a darsi da fare. All'università, nessuno aveva l'ardire di contraddirlo quando sfoderava il suo collaudatissimo ma pur sempre terrificante sguardo da Diavolo Kamijo e, all'occorrenza, poteva ricorrere al suo asso nella manica segreto... ovvero minacciare il collega di riferire tutto a Shinobu-kun.

Era incredibile come quel ragazzino sapesse tenere al guinzaglio un uomo con quasi il doppio dei suoi anni, ma era un dato di fatto innegabile che il professore non avrebbe mai fatto niente che potesse dispiacere al suo baby fidanzato. Se una simile minaccia poteva servire da sprone per raggiungere il suo scopo, ossia di farlo lavorare a pieno ritmo, Hiroki non si sarebbe fatto tanti scrupoli a servirsene e non si sarebbe fatto rodere dai sensi di colpa per quello.

Certo, era grato a Miyagi per l'aiuto che gli aveva dato il giorno prima e probabilmente avrebbe dovuto pensare a qualcosa per sdebitarsi con lui, ma dopotutto il lavoro era lavoro e in quel campo non conosceva pietà.

Hiroki si tolse gli occhiali da lettura che indossava sempre quando doveva lavorare a lungo al computer e abbassò lo sguardo sui due pargoletti addormentati lì accanto.

Dopo avergli dato il latte, li aveva sistemati nelle due sdraiette a dondolo che Miyagi e Akihiko avevano comprato insieme a tutte le altre cose nel loro giro di shopping sfrenato per i bebè. Hiroki era ancora scioccato dalla quantità di denaro che quei due folli avevano speso. Avevano acquistato un numero impressionante di vestitini, al punto che lui dubitava sarebbero riusciti a farglieli indossare tutti prima che diventassero inevitabilmente troppo piccoli, a meno di cambiarli più volte al giorno. Ma almeno quei dondoli si erano rivelati utili.

Hiroki li aveva ninnati lentamente con il piede mentre lavorava e loro si erano addormentati dopo appena qualche minuto.

Appoggiando il mento sul palmo della mano, lanciò un'occhiata all'orologio da parete. Erano soltanto le sei e mezza. Probabilmente Nowaki avrebbe dormito fino a tardi. Quando l'aveva raggiunto a letto, quella notte, l'aveva trovato già profondamente addormentato, quindi Hiroki si era infilato silenziosamente sotto la trapunta, facendo attenzione a non svegliarlo. Sapeva che il sonno del compagno era leggero, ma lui doveva essere stato stanco ben oltre il solito perchè non si era mosso di un millimetro. Non si era accorto di niente nemmeno quandosi era alzato quasi un'ora prima per accudire i bambini.

Junjou in TroubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora