Capitolo 22

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Non aveva parlato molto durante il tragitto verso casa, ma nemmeno Yo-san sembrava essere in vena di conversare, quindi si era rannicchiato sul suo sedile, con il viso rivolto verso il finestrino. Il buio dell'esterno non gli permetteva di vedere granché, in compenso rendeva il vetro simile ad uno specchio, così che in realtà guardava il proprio riflesso e quello di Miyagi vicino a lui.

Il professore era concentrato a guidare, lo sguardo fisso avanti, e Shinobu ne studiò per qualche secondo il profilo elegante. Teneva tra le labbra una sigaretta spenta e ci giocava distrattamente,spostandola in continuazione da un angolo all'altro. Shinobu sapeva che avrebbe voluto accenderla, ma che evitava di farlo per lui, perché gli aveva detto più volte che non gli piaceva l'odore del fumo in uno spazio ridotto come quello dell'abitacolo di un'automobile.

Chiuse gli occhi, appoggiando la testa contro il sedile. Era tardi e si sentiva stanco, ma non aveva ancora sonno.

Le luci dei lampioni che scorrevano accanto a loro avevano un che di ipnotico, al punto che Shinobu si rese conto di dove erano soltanto quando l'automobile imboccò la rampa in discesa per il parcheggio.

Miyagi fece manovra e spense il motore. Allungò una mano verso di lui e gli scompigliò i capelli nel suo solito modo per attirare la sua attenzione.

«Precedimi in casa. Io voglio fumare questa» gli disse, rigirando la sigaretta tra le dita e frugandosi nelle tasche alla ricerca dell'accendino.

Scesero entrambi dall'auto e Shinobu si avviò verso l'ascensore senza dire una parola. Faceva freddo, così si strinse di più nel cappotto mentre aspettava che arrivasse. Lanciò un'occhiata a Miyagi che, appoggiato alla portiera chiusa, aveva già aspirato la prima boccata di fumo. Come faceva a non avere freddo con il cappotto aperto era un mistero per il ragazzo. Lui già rabbrividiva nonostante l'avesse chiuso fin sotto il mento e avesse la sciarpa a coprirgli il naso.

Il professore alzò il viso verso l'alto ed espirò, anche se parve più un sospiro. Teneva gli occhi chiusi. Pareva stanco, il che poteva essere anche probabile, vista l'ora tarda. In fondo, quella mattinasi era pur sempre alzato presto e aveva lavorato fino al pomeriggio alle prove d'esame.

L'ascensore squillò sommessamente e le porte si aprirono, ma Shinobu esitò.

All'improvviso, l'idea di salire in casa non gli parve più così allettante, anche se significava entrare in un ambiente caldo. Senza Miyagi, la casa sarebbe stata troppo vuota e silenziosa. Il solo pensiero gli fece sentire un senso di abbandono tale da fargli salire le lacrime agli occhi.

Cosa gli stava succedendo quella sera?

Non si era mai sentito a disagio per una sciocchezza come la solitudine. Forse era lo strascico emotivo della discussione che avevano avuto? Anche se avevano chiarito i reciproci punti di vista riguardo ai rispettivi desideri di paternità, e giungendo alla conclusione che quelli di entrambi combaciavano, la piccola diatriba sembrava aver lasciato dietro di sè una scia di imbarazzo difficile da superare.

Perché? Non era cambiato niente, eppure la constatazione che erano d'accordo sull'argomento sembrava aver avuto l'effetto opposto e, invece di avvicinarli di più, li aveva allontanati.

Perché Miyagi appariva ancora così inquieto e taciturno? Shinobu non credeva che gli avesse mentito. Allora cosa lo tormentava ancora? Non pensava che non sapere cosa si agitava nella mente di Yo-san lo indispettisse e mettesse tanto in ansia.

Le porte dell'ascensore si richiusero alle sue spalle prima che si fosse deciso ad entrare.

La sigaretta di Miyagi si era consumata soltanto per metà quando Shinobu prese la sua decisione. Tornò sui suoi passi e, ignorando lo sguardo sorpreso di Yo-san, andò a gettarsi dritto tra le sue braccia, stringendolo forte come se non volesse più staccarsi.

Junjou in TroubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora