Capitolo 17

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La mezzanotte era già passata quando il cellulare di Miyagi suonò,segnalando l'arrivo di un messaggio. Il professore mise da parte gli appunti che Hiroki aveva cominciato a preparare per il libro che dovevano scrivere e lesse le poche parole che il suo più giovane collega gli aveva inviato.

«È di Hiroki?»

«Sì. Dice che stanno uscendo adesso dall'ospedale.»

«Ci sono notizie della sorella di Nowaki-kun?» Akihiko sollevò per un momento lo sguardo dallo schermo del portatile cui stava lavorando da quando avevano terminato di sistemare tutte le cose che avevano comprato per i due bimbi.

«Sì. Hanno fatto in tempo ad arrivare e Nowaki-kun ha potuto parlarle.»

«Capisco.» Lo scrittore si tolse gli occhiali e si massaggiò con due dita la radice del naso. Appariva stanco, ma non tanto quanto il giovane accanto a lui. Dopo che aveva terminato di lavare i piatti e riordinare la cucina con l'aiuto di Shinobu, Misaki si era seduto sul divano accanto all'uomo e si era assopito quasi subito con la testa appoggiata alla sua spalla. Prima di ricominciare a battere sui tasti, Usami gli accarezzò i capelli con un gesto pieno di affetto e Miyagi non poté fare a meno di pensare che poteva capire perché l'altro si fosse innamorato del ragazzo. Oltre ad essere incredibilmente bravo in cucina, mentre dormiva era carino quasi quanto il suo Shinobu.

Ora che ci pensava, dov'era andato a finire Shinobu? Il suo piccolo terrorista sembrava sparito dalla circolazione. Un quarto d'ora prima gli aveva detto che andava a controllare i bambini, ma non era ancora tornato.

Vedere il gesto tenero dell'altro uomo gli aveva fatto provare acutamente il desiderio di avere accanto il suo amore, così Yo si alzò dal divano e andò ad affacciarsi alla porta della stanza da letto.

Nella semioscurità, Shinobu non era altro che un'ombra scura.

Senza fare rumore, il professore gli si avvicinò fino a che poté vedere, grazie alla fioca luce che entrava dal corridoio, che il ragazzo era in piedi con le braccia conserte appoggiate al bordo del lettino con le sbarre. Aveva appoggiato il mento sulle braccia e sembrava essere assorto a studiare i due neonati.

Miyagi gli cinse le spalle con il braccio. «Cosa fai qui così al buio, Shinobu-chin?» gli chiese dolcemente.

Un secondo più tardi percepì un brivido freddo percorrergli la schiena quando avvertì un singhiozzo scuotere il corpo del suo giovane compagno.

«Che cosa ti succede?»

In risposta, Shinobu si girò di scatto verso di lui, si aggrappò al colletto della camicia e affondò il viso contro il suo petto, scoppiando in un pianto dirotto, ma silenzioso. Tutto il suo corpo tremava contro quello di Yo nello sforzo di trattenere i singhiozzi.

«Shinobu, ti prego, dimmi cosa c'è che non va.»

Il professore era sempre più disorientato da quella reazione.

«Mi-miyagi!» singhiozzò Shinobu disperato. «I-io... mi di-dispiace... m-mi dispiace t-tanto!»

«Cos'hai combinato, Shinobu? Dimmelo subito!»

Il solo fatto che il ragazzo si scusasse a quel modo significava sicuramente che era successa una tragedia e, se poco prima era rabbrividito per il timore, in quel momento Miyagi gelò.

Tutta una serie di possibili scenari si spalancò come un abisso di sofferenza davanti ai suoi piedi, uno più terribile dell'altro, fino a che realizzò quale poteva essere il problema.

Junjou in TroubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora