A Nowaki sembrava di camminare come in una sorta di strano e vivido sogno. Forse era lo shock. Forse era davvero solo un sogno, anche se la mano di Hiro-san che stringeva la sua era ferma e calda.
Per una volta, Hiroki non si curò delle apparenze e non lo lasciò per un solo momento durante il breve tragitto in taxi. Quando l'auto si fermò davanti all'ospedale, Hiroki allungò alcune banconote al conducente poi lo spinse fuori dall'abitacolo.
Il freddo intenso lo investì e il respiro gli uscì di bocca in una nuvoletta di vapore.
«Muoviti, Nowaki» lo chiamò Hiroki, scuotendolo per il braccio e tirandolo verso le porte automatiche dell'ingresso.
«Non penso che sia una buona idea, Hiro-san.»
La sua voce suonò strana persino alle sue orecchie. Erano le prime parole che pronunciava da quando erano usciti di corsa di casa e gli sembrò di fare uno sforzo enorme.
«Non essere idiota.» La risposta era come il suo sguardo, decisa e tagliente come quella del solito Hiro-san cui era abituato e suo malgrado questo lo stava aiutando a ritrovare il suo equilibrio. «Datti una mossa ed entriamo, prima che si faccia troppo tardi. Qui fuori si congela.»
«Non so neanche se mi vorrà vedere.»
«Ma che accidenti vai dicendo? Ti pare che una persona che ti scrive una lettera del genere non ti voglia vedere?»
«Non so.»
Hiroki si passò una mano fra i capelli, spazientito, poi sospirò. «Nowaki, posso capire che sei ancora sconvolto da tutto quello che è successo e hai saputo, ma ti prego di reagire. Non sei più tu, perciò sbrigati a tornare in te perché non ti voglio più vedere in questo stato. Si tratta pur sempre di tua sorella, dannazione!»
A quelle parole, Nowaki sussultò. Ovviamente Hiro-san aveva ragione. Era perspicace come sempre. Sapeva sempre cosa pensava e aveva capito che se non fosse venuto lì se lo sarebbe rimproverato per il resto della vita, come aveva anche capito che aveva bisogno del suo sostegno al pari dell'aria che respirava. Lo dimostrava la mano che ancora gli stringeva forte.
Le sue dita si mossero come guidate da una loro propria volontà, intrecciandosi con quelle di Hiroki, al quale bastò uno sguardo per capire la sua risposta. Senza aggiungere altro, varcarono le porte automatiche.
Il portiere al banco della reception lo riconobbe all'istante. Non appena si accorse del suo ingresso, gli rivolse un piccolo inchino. «Buonasera, Kusama-sensei» salutò. Se rimase sorpreso nel vederlo tenere per mano un uomo, non lo diede a vedere. «Non è andato a casa poco fa? È stato richiamato per un'emergenza?»
«Purtroppo sì, ma si tratta di una persona di famiglia, non di un paziente» rispose Nowaki.
«Oh, mi dispiace, sensei. Posso esserle utile in qualche modo?»
«Sì. Potrebbe indicarmi la stanza di Hanako Sakuragi?»
Qualche momento più tardi, Nowaki e Hiroki erano in ascensore. La stretta sulle sue dita era forte e cominciava ad avere la mano indolenzita, ma il giovane medico non l'avrebbe lasciata per nulla al mondo.
Quando le porte dell'ascensore si aprirono al piano giusto, si trovarono in un corridoio illuminato solo dalle luci notturne, come di consueto a quell'ora di sera. Consultando l'orologio, si era reso conto che erano già le dieci passate e, al di fuori dell'orario di visita, l'ospedale era stranamente silenzioso.
STAI LEGGENDO
Junjou in Trouble
FanfictionAmanti dello yaoi d'Italia! Alzi la mano chi non conosce il manga (e relativo anime!) "Junjou Romantica" di Shungiku Nakamura! Ecco, questa è una fanfiction che ho scritto prendendo in prestito i personaggi che ho amato di più di questa storia, ai q...