Capitolo 11

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Misaki registrò con un momento di ritardo il fatto che Usami se l'era filata alla velocità della luce, lasciando come al solito a lui l'ingrato compito di gestire la patata bollente.

Per lo meno, quella volta si trattava di qualcosa che poteva controllare. Di certo, dopo aver dovuto affrontare i terrificanti risvegli di Usagi-san, le sue nottate infernali a sonno zero per terminare i lavori e le terribili sfuriate di Aikawa-san in modalità editor demoniaca quando il suddetto scrittore sforava le date di consegna dei manoscritti, quella in confronto era una passeggiata. Dopotutto, Usagi-san non aveva del tutto torto quando diceva che quello era il suo elemento. La cucina era il suo regno e grazie al suo adorabile nipotino aveva scoperto che con i bambini ci sapeva fare veramente.

Forse, rifletté il ragazzo, era dovuto al fatto che Usagi-san stesso il più delle volte si comportava come un viziatissimo bambino troppo cresciuto. Con tutto l'allenamento fatto per badare a lui, due neonati non gli avrebbero di certo creato alcun problema.

L'unica difficoltà in tutto ciò era il ragazzo che era rimasto in casa con lui. Cosa gli era saltato in mente a quei due di lasciarli lì soli? In fondo, non si conoscevano minimamente. Misaki si sentiva stranamente a disagio con lo sguardo di Shinobu puntato fisso sulla sua schiena come a volerlo perforare.

«Ehm, dunque...» balbettò imbarazzato.

«Dobbiamo controllare i bambini. Ti mostro dov'è la camera da letto» lo interruppe subito Shinobu.

Senza dargli tempo di ribattere, gli voltò le spalle e si diresse in soggiorno. Misaki non ebbe altra scelta che seguirlo.

La porta della stanza era ancora socchiusa come l'aveva lasciata Miyagi e all'interno regnava la penombra. L'unica luce era quella che proveniva dal corridoio.

Misaki entrò in punta di piedi, i passi attutiti dagli spessi calzini, con Shinobu alle calcagna.

Dal grande letto non proveniva alcun suono né movimento. Scostò appena la coperta e vide i due piccoli addormentati vicini esattamente come Hiroki li aveva lasciati, avvolti insieme in una pesante felpa che anche ad occhio sembrava troppo grande per il professore universitario, quindi Misaki dedusse che doveva appartenere a Nowaki.

Anche Shinobu si era chinato per guardare, ma si raddrizzò mentre Misaki rimboccava con cura la coperta e si rialzava.

«Sono minuscoli. Fanno davvero tenerezza» mormorò Misaki.

Il suo commento non ottenne risposta, ma non era nella sua natura abbattersi per quello.

«Quando hanno preso il latte l'ultima volta?» tentò di nuovo.

«Kamijo-sensei e io gliel'abbiamo dato circa due ore fa» rispose Shinobu, mantenendo a sua volta la voce bassa.

I due ragazzi tornarono in cucina. Misaki aveva avuto cura di lasciare le porte della camera e del soggiorno socchiuse, in modo da poter sentire se uno dei due si fosse messo a piangere.

«Allora, abbiamo circa un'ora prima che i bambini debbano mangiare ancora» disse a voce alta, anche se in realtà stava parlando più a sé stesso che a Shinobu. Si rimboccò le maniche. In una cucina organizzata come quella, riusciva a muoversi con naturalezza quasi come in quella a casa di Usagi-san. «Ho tutto il tempo che mi serve.»

Per prima cosa mise il riso nella vaporiera e riempì la caldaia con la giusta quantità d'acqua, azionando l'apparecchio. Estrasse poi un grande tagliere sul quale depositò le verdure che intendeva usare per preparare il curry.

Shinobu aveva seguito ogni sua mossa senza smettere di fissarlo neanche per un momento, al punto che Misaki tornò a sentirsi a disagio.

«Sto facendo qualcosa di sbagliato?» chiese infine.

Junjou in TroubleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora