Non era stato necessario parlare per capirsi. Nel momento in cui erano usciti dalle porte dell'ospedale, lui e Nowaki si erano avviati a piedi verso casa. Nessuno dei due aveva nemmeno pensato di chiamare un taxi.
Dopo tutto quello che era successo, ciascuno dei due aveva provato il desiderio di stare finalmente un po' da soli. Persino la presenza muta di un autista era parsa di troppo.
Hiroki sollevò lo sguardo verso il cielo coperto da spesse nuvole e una folata di vento più forte delle altre si insinuò sotto il suo cappotto, facendolo rabbrividire. Non avendo portato con sè una sciarpa, sollevò di più il bavero attorno al collo per ripararsi meglio.
Nowaki non disse niente, ma gli si fece più vicino, al punto che le loro spalle si sfioravano ad ogni passo.
Preoccuparsi per il suo benessere era diventata un'abitudine di Nowaki sulla quale Hiroki aveva iniziato a fare tanto affidamento al punto da rendersi conto soltanto cercando nelle tasche, e non trovandoli, che nella fretta di uscire si era dimenticato a casa anche i guanti. Perciò al giovane professore non restò altro da fare che alitare sulle proprie dita fredde per cercare di riscaldarle un poco.
«Hiro-san» lo chiamò Nowaki, attirando la sua attenzione sulla mano che gli porgeva. «Le mie mani sono calde.»
Era vero. Anche nella notte invernale più gelida, le mani del suo Nowaki erano sempre state lì per lui, pronte a riscaldarlo.
Quando Hiroki la afferrò, Nowaki gliele fece gentilmente infilare entrambe nell'ampia tasca del suo cappotto, facendo finta di non notare il rossore che gli era comparso sugli zigomi. Oltre al complesso per la propria altezza, Hiroki era infastidito anche dal fatto che le sue mani erano notevolmente più piccole delle sue, ma la sua espressione lievemente imbarazzata gli strappò ugualmente un piccolo sorriso, che nascose alzando anche lui lo sguardo verso il cielo coperto.
«Pare che stia per nevicare ancora» commentò.
«Sbrighiamoci, allora. Così riusciremo ad arrivare a casa prima che inizi.»
«Non sarebbe tanto male passeggiare sotto la neve con te, Hiro-san. Non c'è stata mai occasione per farlo prima. E poi, non capita spesso di poterti tenere così per mano.»
«Beh, è solo perché non c'è in giro nessuno, perciò non ti ci abituare» replicò Hiroki, guardando in un'altra direzione.
Sapeva che Nowaki lo stava fissando con quel suo solito sorriso da cucciolo felice che lo faceva arrossire e sentire imbranato come un timido adolescente, così Hiroki tentò di sviare la sua attenzione.
«Quanti altri fratelli nascosti hai?» chiese, un poco più bruscamente di quanto avrebbe voluto in realtà. «E quanti di loro mi vorranno prendere a pugni come Tadashi?»
«Mi dispiace, Hiro-san. Non avevo proprio pensato alla possibilità che stanotte avresti potuto incontrare la mia famiglia d'adozione. In realtà siamo solo noi, i bambini di Kusama-sama che non sono mai stati adottati. Lei ha fatto in modo che ci considerassimo l'un l'altro come fratelli in modo da avere comunque una sorta di famiglia su cui poter contare in futuro.»
«È stato solo a causa di Hanako che hai tentato di tagliare i ponti con loro?»
Nowaki scosse la testa. «Direi piuttosto che Hanako è stata la scusa che mi ha permesso di farlo» confessò poi. «Volevo a tutti i costi essere indipendente, contare solo sulle mie forze. Ma a quanto pare mi sbagliavo a voler rifiutare il legame con loro e con... mia madre.»
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Junjou in Trouble
FanfictionAmanti dello yaoi d'Italia! Alzi la mano chi non conosce il manga (e relativo anime!) "Junjou Romantica" di Shungiku Nakamura! Ecco, questa è una fanfiction che ho scritto prendendo in prestito i personaggi che ho amato di più di questa storia, ai q...