James: emozioni contorte

900 82 9
                                    

Il ragazzo che avevo trovato sulla strada per la città delle stelle era messo veramente male. Vedendolo svenire mi dimenticai quasi subito del motivo per cui ero uscito in strada e mi avvicinai per vedere cos'era successo. Non era certo la prima volta che mi capitava di vedere una persona conciata così. Da come era posizionata la gamba destra aveva probabilmente un ginocchio rotto. Aveva inoltre un labbro spaccato e segni di evidenti contusioni sotto il torace a partire dalla schiena. Non capivo perché però sentivo di doverlo aiutare. Sarebbe stato probabilmente uno spreco di denaro tentare di salvare qualcuno che si trovava già con un piede nella fossa eppure non riuscivo a desistere all'idea di provarci comunque. Questa mattina avevo visto quegli stessi occhi verdi ora chiusi, guardarmi impauriti e pieni di dolore, toccandomi in un punto intimo del cuore. Trasportai sulle spalle, per il breve tragitto che ci separava da casa, il ragazzo. Feci chiamare dalla servitù il medico più  importante e prestigioso direttamente da Holder e nell'attesa mi feci aiutare da qualche garzone a posizionare il giovane sul letto nelle mie stanze, lontano da occhi indiscreti, dicendo ai due aiutanti di spargere la voce tra i servitori che chiunque avesse informato i miei genitori di questo giovane malandato, sarebbe stato cacciato da me in persona da questa casa. Non sapendo cosa fare presi un panno e una bacinella con acqua calda e iniziai delicatamente a pulire il suo viso incrostato di sangue. Aveva una pelle particolarmente rosea e liscia e finito di pulirlo mi ritrovai non so come, con la mano ad accarezzare quel tenero volto. Il dottore arrivò verso il tramonto su una carrozza che io stesso avevo inviato in città appositamente per lui. Fu gentilmente scortato dalla servitù dall'ingresso fino al primo piano dove si trovavano tutte le stanze dei vari membri della prestigiosa famiglia che governava la casa. Prima di andare,  i servi non riuscirono a fare a meno di tirare un'occhiata dentro la stanza incuriositi, ma non fu necessario nulla più che una mia occhiataccia per fargli abbassare gli occhi e allontanarsi. Nel frattempo un dottore piuttosto giovane dal volto esperto, di chi conosce da anni il proprio mestiere, entrò nella stanza. Portava un lungo camice bianco, indossava un paio di occhiali che nascondevano degli occhi azzurri, il tutto contornato da capelli neri e un sottile strato di barba ben curata, appena cresciuta. Dal momento dell'arrivo stesso fino a notte inoltrata non smise un attimo di lavorare. Lo vidi armeggiare con sicurezza vari utensili passando da spugne a siringhe piene di liquidi trasparenti, fino ad arrivare a usare pezze e garze, febbrilmente, senza staccare un attimo gli occhi dal malato. Io intanto mi ero seduto sulla sedia accanto al letto e semi sconvolto non dissi  nient'altro durante la serata al di fuori delle presentazioni che feci all'arrivo del giovane in camice. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quel volto così adulto e misterioso che i miei occhi avevano conosciuto stamattina, e  sentivo un misto di  felicità e preoccupazione nel vedere il suo volto così sereno tra le morbide pieghe del letto e mi chiesi più e più volte se non fosse già morto. Eppure il medico continuava a lavorare e sapevo che non c'era motivo quindi, di preoccuparmi. C'era qualcosa in quel ragazzo che mi impediva di ragionare lucidamente e quando mi fu chiesto di uscire dalla stanza perché il medico doveva spogliare il paziente, sentii un tuffo al cuore per quella persona di cui non sapevo ancora neanche il nome.
Mi voltai così prima di chiudere la porta, guardando ancora una volta il suo tenero viso.

Abbracciami e Non Dire NienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora