James: 38 giorni, una vita senza te

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- 38 giorni... - dissi sospirando. Davanti a me soltanto un foglio di carta stropicciato e tra le mie mani una penna.
- che cos'è? - chiese Filo, mentre lo prendeva da dietro e lo abbracciava.
- ah... Nulla, davvero niente di che... - dissi rimettendo il foglio nel cassetto del tavolo da cui lo avevo preso.
Da quando Sam era partita io avevo iniziato a segnare ogni singolo giorno senza di lei su quel foglietto.
Ero disperato, perso senza di lei e questo Filo ormai lo aveva capito e lo vedevo impotente mentre scivolavo lentamente dalle sue mani.
Avevo perso il senso del tempo e quel foglio era davvero importante per me.
Senza Sam i secondi erano diventati ore e i giorni anni interi; questa era la pena per me che avevo permesso che mi scivolasse via come sabbia tra le mani.
Era pomeriggio inoltrato e a breve sarebbe tramontato il sole.
Filo si staccò delicatamente da me e solo allora mi resi conto di essermi perso per l'ennesima volta tra i miei pensieri.
Si allontanò due passi da me come per uscire ma all'ultimo si girò verso di me.
- stai pensando ancora a lei? - mi disse. Il suo sguardo indecifrabile incontrava il mio, limpido e fin troppo sincero.
- io... Io... Semplicement... -
- io, io, sempre io... C'è mai stato un noi in tutta questa storia? - mi disse infuriato.
Era la prima volta che lo vedevo così arrabbiato e rimasi un attimo colpito.
Non seppi rispondere alla sua domanda e davanti al mio silenzio lui prese e sbatté la porta dietro di sé.
Ero rimasto solo, al centro della stanza. Non mossi un passo verso la porta, privo della minima intenzione di andargli dietro e spiegargli, non avrei saputo che dire.
Passò così ancora qualche minuto, mentre, perso nella mia testa, fissavo un punto indefinito.
A un tratto sentii un formicolio alla gamba e scrollando le spalle mi decisi a muovermi.
Mi avvicinai alla porta ed aprii. Rimasi paralizzato. Il corridoio era buio ma ero sicuro di quello che avevo visto. Non poteva essere vero, avevo smesso di crederci.
- James... Scusa se -
Sam non ebbe modo di finire perché mi fiondai addosso a lei e la strinsi tra le mie braccia.
La sua voce... Quanto amavo la sua voce.
Rimanemmo per un tempo indefinito l'uno tra le braccia dell'altra finché lei non iniziò a singhiozzare.
- Hey... - le dissi, ma ciò contribui solo ad aumentare i singhiozzi.
Sentii la sua presa farsi più salda e la sua testa premere contro il mio petto.
Con la mano destra iniziai ad accarezzarle dolcemente la schiena e poco dopo la presi da dietro, sollevandola e portando il suo viso accanto al mio.
Solo allora notai che le erano cresciuti i capelli.
In quei 38 giorni io non ero riuscito ad arrivare ad una conclusione su come avrei potuto amare una ragazza ma davanti a lei, ora, tutto mi era più chiaro.
La portai dolcemente dentro la mia stanza.
Percorremmo la strada esattamente così, lei tra le mie braccia mentre il suo corpo sobbalzava leggermente ad ogni passo.
I suoi singhiozzi erano spariti e al suo posto la sentivo ogni tanto tirare su col naso.
Arrivato davanti alla mia stanza aprii la porta e la adagiai delicatamente su letto.
Era bellissima, con i capelli lunghi un po arruffati tra le soffici coperte bianche del mio letto, i suoi occhi risaltati da un timido raggio di sole che era riflesso sullo specchio.
Non ci fu bisogno che i nostri sguardi si incrociassero.
Mi misi a cavalcioni su di lei e iniziai a baciarla, un bacio lungo e passionale mentre le mie mani si perdevano tra le sue curve fino ad arrivare al bottone dei jeans.
- non lasciarmi più, ti prego... - furono le mie ultime parole prima che ci lasciassimo travolgere dalla passione.

La storia sta volgendo alla fine e sembra ormai ben delineata la piega che prenderà la vicenda. Cosa ne pensate, risultato scontato e banale o giusto e meritato?
A voi i commenti

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