James: sotto le stelle

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Erano passati 3 giorni da quando Sam era andata via.
Sarebbe davvero tornata prima o poi? Non sapevo neanche se volevo davvero rivederla o meno oramai.
Avrei creduto fino ad oggi impossibile odiare la persona che si amava eppure era così, ero diviso dal senso di appartenenza e di rinnego nei suoi confronti.
Io la amavo, era vero, ma la amavo interiormente.
Sembrava che avremmo potuto superare qualsiasi ostacolo insieme, eppure...
Adesso volevo soltanto parlarle ma non sapevo che dirle, volevo soltanto guardarla senza dire niente, soltanto stringerla tra le mie braccia.
Ma il mio sarebbe stato l'abbraccio di un amico o della persona che si ama? Questo non lo sapevo.
Era impossibile leggere ciò che il mio cuore voleva veramente, era semplicemente impossibile distinguere cosa voleva il mio cuore da ciò che voleva la mia testa.
Da quando Sam non c'era più le mie giornate erano diventate vuote e senza significato, non sapevo più con chi condividere le mie gioie e i miei dolori perché da quando Sam era entrata nella mia vita, ero diventato fragile, dipendente dalla sua presenza.
Lei che credeva gli avessi fatto un favore a farla entrare nella mia vita, non si rendeva conto di quanto fosse stata invece importante lei per me, un giorno glielo avrei detto.
Tre giorni erano passati ed era da tre giorni che avevo praticamente smesso di mangiare e uscire dalla mia camera. Il fatto che i miei genitori vivessero come se io non esistessi aveva facilitato le cose.
Soltanto la prima sera ero uscito dopo la mezzanotte per fare una passeggiata.
Oggi il tempo era passato lentamente ed ora era il tramonto.
Ero stato tutto il giorno sul letto in uno stato di catalessi.
Quasi inconsciamente decisi di uscire e andare in un posto segreto che nessuno conosceva.
Mi alzai e uscii dalla stanza.
Tutto tacieva e quando uscii fuori sentii lo sbadiglio del sonnolento mondo che si preparava a dormire; gli uccelli intonavano l'ultimo canto mentre pallide luci bianche si accendevano in direzione della città.
Holder era chiamata la città delle stelle proprio per le luci utilizzate per illuminare la notte.
Era stata inventata prima della grande guerra una tecnologia autosufficiente che permetteva di produrre luce all'infinito, necessitando solo di una manutenzione costante delle strutture a lampione che illuminavano la città.
Questi lampioni non facevano molta luce perciò ne serviva un grande quantitativo e l'effetto che la città dava vista da lontano era di un cielo stellato.
Rimasi ammaliato come sempre da quello spettacolo fatto dalla mano sapiente dell'uomo.
Anche nelle notti più cupe e senza luna, le luci della città brillavano, sembrando pallidi fuochi di candele alla mercé del vento.
Mi incamminai per una stradina poco illuminata e nascosta. Camminando per dieci minuti arrivai davanti ad un piccolo boschetto.
Entrato nella radura ritrovai il piccolo sentiero che avevo tracciato e che mi condusse in uno spiazzo erboso senza alberi da cui si poteva ammirare il riflesso delle stelle su uno specchio d'acqua.
Il laghetto era placido e silenzioso e soltanto il rumore di qualche animale del sottobosco mentre si abbeverava, disturbava la quiete che si era andata a legare profondamente con il posto.
Mi sedetti e respirai l'aria muschiosa e fredda della notte.
Era l'unico posto dove riuscivo a liberare la mente e a evadere dalla realtà.
Guardando il lago protendersi oltre il piccolo fascio lunare che illuminava lo spiazzo, proseguendo fin oltre dove il mio occhio poteva vedere, non potei fare a meno di ripensare a quella sera passata nella biblioteca con Sam mentre lei mi parlava di distese di acqua infinite e di grandi avventure che avremmo vissuto insieme un giorno.
Avevamo passato così tanto tempo insieme che ora tutto quello che vedevo aveva in qualche modo intrecciato un legame intimo con lei e mi era impossibile girarmi dall'altra parte senza che i miei occhi e il mio cuore non cadessero in qualche dettaglio che non fosse legato a Sam, facendomi rivivere coi sensi qualche vecchia emozione, con l'amaro del presente in bocca.
Sentii il rumore di un rametto spezzarsi un centinaio di metri alle mie spalle, sicuramente un animale notturno assetato.
Alcune volte ero riuscito a vedere da vicino un cerbiatto mentre si abbeverava al laghetto così resistetti alla tentazione di girarmi e rimasi immobile a osservare il riflesso degli alberi sul lago.
- posso sedermi accanto a te? -  mi disse una voce alle spalle.
Mi girai solpreso, riconoscendo subito quella voce che soltanto una volta avevo sentito.
Era Filo, che ci faceva qui? Come aveva fatto a trovarmi? La risposta ai quesiti su cui mi stavo interrogando venne poco dopo.
- la sera mi piace venire a rilassarmi qui. Quasi un anno fa avevo scoperto un piccolo sentiero nel bosco e curioso ero arrivato fin qui... ora so chi ringraziare per aver tracciato la strada e avermi fatto conoscere questo piccolo paradido - mi disse sorridendomi.
Quel suo volto da angelo nero mi distrasse dalle sue parole per qualche attimo.
- ehmm... Allora posso sedermi vicino a te? - mi disse, sentendo imbarazzante il silenzio che si era creato.
-ah, ehm... Certo, certo! Accomodati pure - gli dissi, accarezzando con la mano la porzione di terra accanto a me alla mia destra.
Con il suo passo lento e controllato mi raggiunse e si sedette delicatamente accanto a me.
Come la volta prima, non potei fare a meno di rimanere ammaliato dai suoi movimenti aggraziati e allo stesso tempo così naturali.
Rimasi seduto, con le braccia attorno alle ginocchia e la testa appoggiata tra le due ad osservare l'acqua del lago.
Intanto sentii il sospiro di lui mentre si sdraiava.
- sdraiati con me a osservare le stelle, sono così belle stasera - mi invitò Filo.
Taciturno acconsentii ma non potei fare a meno di fare una piccola esclamazione osservando il cielo stellato.
Era più brillante di prima ed era diviso a metà dalla via lattea che raramente si riusciva a vedere.
- è bellissimo... - dissi infine, con gli occhi ancora rapiti dal cielo notturno.
Non notai neanche i movimenti di lui finché non mi fu a cavalcioni sopra.
I suoi occhi calmi e risoluti sui miei.
Mi osservò qualche secondo quasi volendo vedere la mia reazione.
Io, semplicemente non reagii.
Così, si chinò lentamente avvicinando le sue labbra alle mie.
Ci baciammo e quello fu il bacio più bello della mia vita.
L'incontro delle nostre bocche e l'esplosione di senzazioni che provai mi travolsero come un fiume in piena.
Per un secondo mi venne in mente Sam ma scacciai subito quel pensiero lasciandomi andare a quel bacio.
- mi piaci - furono le uniche parole del moro appena riprese fiato, prima di stendersi dolcemente accanto a me, scaldando le mie membra intorpidite.
Rimanemmo il resto della serata abbracciati, due sconosciuti che si piacevano sotto il pigro occhio delle stelle, indolenti al susseguirsi delle vite umane.

La situazione tra Sam e James si è fatta davvero pesante e non è da biasimare ciò che è appena successo.
James non trova soluzione al problema legato alla scoperta del sesso di Sam e forse non c'è cosa migliore se non dimenticare il tutto provando una nuova relazione con Filo... Che ne pensate?

Abbracciami e Non Dire NienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora