James: Filo

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Erano passate due settimane da quando Sam aveva conosciuto Edward.
Le giornate erano passate tranquille e serene, le cose andavano bene anche se ancora attendevo quel famoso bacio e avevo paura che con Edward di mezzo, non sarebbe mai giunto il fatidico momento.
La mattina avevamo continuato a vederci con Edward e i pomeriggi li passavo solo con Sam, tra lo svago e gli studi.
Anche stamattina ci saremmo incontrati con Edward, come solito nostro davanti alle stalle.
Mi ero appena svegliato e la testa ancora vagava tra un pensiero ed un altro, senza un nesso logico.
Passavano i minuti e io rimanevo sdraiato sul letto senza la minima voglia di alzarmi.
In effetti era ancora presto e Sam sicuramente non era ancora sveglio così decisi, mi alzai e andai da Sam.
Volevo stare un po' solo con lui senza dovermi preoccupare sempre di occhi indiscreti.
Uscii dalla stanza e percorsi il corridoio.
Arrivato a metà strada sentii un grido soffocato dalle spesse mura.
Riconoscevo quella voce, poteva essere solo di Sam, ma cosa stava succedendo?
- no, smettila, smettila! - diceva Sam.
Mi fiondai sulla porta e aprii per fare luce su cosa stava succedendo. Mi ero preparato mentalmente a un po' tutto, da un aggressore a un semplice incubo ma non di certo alla scena che vidi, lì, sull'uscio della porta della camera di Sam.
Sam era riverso sul letto e sopra di lui a cavalcioni c'era Edward intento a fargli il solletico.
Entrambi si girarono subito sentendo la porta aprirsi di botto, i loro volti sorpresi.
Non so che faccia avessi avuto in quel momento, so soltanto che uscii senza dire una parola e senza chiudere la porta.
Mi odiavo per aver fatto conoscere a Sam quel dannato Edward. Era mio amico e ciò non toglieva comunque la possibilità a Sam di esserne amico a sua volta, però sentivo che Sam si stava allontanando da me.
Non volli saperne di alzarmi e così rimasi mezz'ora sul letto con la testa sotto i cuscini senza pensare a nulla in particolare.
Sentivo soltanto una strana sensazione, forse delusione oppure rabbia, non lo sapevo e non mi interessava saperlo.
Dopo un po' che mi ero perso nella nebbia confusa dei miei sentimenti, sentii bussare alla porta accompagnata dalla voce di Sam - James, vieni a fare colazione con noi dai. Guarda che se non vieni di sotto vengo dentro e ti riempio io di solletico e sai che non scherzo! - con tono dolce ma allo stesso provocatorio.
Decisi allora di cogliere al volo la sua provocazione - no Sam, ho sonno e non voglio scendere... -.
Non feci in tempo a finire la frase che Sam aveva già aperto la porta ed era entrato.
- cosa hai detto scusa?! - mi disse col sorriso.
-hai sentito bene... - gli dissi, la voce soffocata dai cuscini.
Sentii la pressione di Sam che si sedeva sopra il mio sedere e le sue dita sottili iniziare a solleticarmi le ascelle.
- no, no Sam no! - urlai, ma era troppo tardi. Iniziai a contorcermi mentre Sam ridendo continuava sempre più deciso.
- va bene, va bene! Scendo dubito! - urlai tra le risate.
- bravissimo - mi rispose lui, facendomi l'occhiolino.
- posso cambiarmi oppure devo venire giù seminudo? - avevo l'abitudine, anche in inverno, di dormire soltanto in mutande o a volte con una maglietta a maniche corte e fortunatamente oggi era una giornata di quelle.
- va bene, io allora ti aspetto di sotto - mi disse.
- guarda che puoi rimanere, mica mi vergogno! - gli dissi notando il suo imbarazzo.
- allora forza, sbrigati dormiglione! - mi canzonò, andando poi a sedersi sul letto.
Presi dall'armadio una maglietta e un maglione grigio e dei pantaloni della tuta neri, oggi volevo stare comodo.
Mi tolsi la maglietta e andai a prendere quella piegata posata da poco sul letto, accanto a Sam.
Prima di metterla notai lo sguardo di Sam, era tutto rosso e imbarazzato come mai lo avevo visto.
Mi venne spontaneo un piccolo sorriso malizioso. Con gesti lenti e decisi mi iniziai ad avvicinare a Sam il quale notò presto i miei spostamenti. Mi avvicinai abbastanza al suo viso e gli dissi - tutto apposto? - con la voce più
Innocente possibile.
- n...niente, notavolo solo cheee... Quanto ci metti a vestirti, dai! - mi disse, con le guancie tutte rosse.
Aveva una faccia così tenera quando si vergognava.
Senza aggiungere niente finii di vestirmi, tirandogli un sorriso divertito.
- andiamo! - dissi, non appena finii di allacciarmi le scarpe.
- era ora! - mi disse fingendosi scocciato.

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Finita la colazione andammo da Edward alle stalle.
- ciao Ed! - la voce di Sam precedette il nostro ingresso nella struttura in legno.
- ciao Sam! - rispose subito il biondino che notandomi disse - James! Stamattina potevi rimanere con noi, potevamo divertirci tutti insieme - con un po' di falso rammarico.
- ero un po' stralunato stamattina... - gli dissi, grattandomi con una mano il dietro della nuca.
- programmi per oggi? Io propongo una scampagnata con i cavalli! - disse Sam più energico del solito,  gli occhi verdi brillavano all'idea di una giornata in sella.
- scusate ragazzi, oggi non posso proprio. Dopo aver dato da mangiare ai cavalli e pulito la stalla devo tornare a casa da mia madre, è peggiorata... - ci disse Edward.
- come? Dopo uno dei primi giorni che era arrivato Sam mi avevi detto che era peggiorata ma poi mi avevi detto che si era stabilizzata... - dissi incredulo.
- lo so... Ma i medici si sbagliavano - disse piatto.
- bhe, ti aiutiamo noi qua alla stalla e poi andiamo tutti insieme da tua madre! - disse Sam.
Rimasi solpreso come al solito dal suo carattere. Era sempre così disponibile ad aiutare gli altri, metteva sempre il prossimo prima di sé. A me piaceva il suo comportamento così appoggiai la sua idea.
Facemmo tutto quello che c'era da fare nella stalla e dopo un 'oretta partimmo tutti impuzzoliti.
Mentre Edward chiudeva la stalla io e Sam lo aspettavano poco più avanti.
Sam si avvicinò delicatamente al mio orecchio e mi disse in un sussurro - ora capisco perché vi avevo trovati abbracciati quella volta.. - dandomi poi un lieve bacio sulla guancia.

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Arrivammo davanti alla casa di Edward. Non avevamo fatto poi così tanta strada quanto avessi immaginato.
Era un'abitazione niente male per le umili origini della famiglia del biondino.
Era una casa a due piani in pietra, si vedeva che era ben costruita e che avrebbe retto a molte generazioni che si sarebbero susseguite sotto quel tetto.
Stando dietro ad Edward, quasi timorosi di cosa avremmo potuto incontrare in quella casa, entrammo.
La porta scricchiolò lievemente. Entrammo, ci trovavamo in una saletta piccola, ben arredata, anche se poco luminosa.
- aspettatemi qui, vado ad avvisare mamma del vostro arrivo - ci disse Edward, allontanandosi e lasciandoci in piedi all'ingresso.
Salì le scale e scomparì.
Passarono un paio di minuti e non sentimmo alcun rumore provenire da sopra.
dalla stanza alla sinistra dell'ingresso sentimmo un bicchiere cadere a terra e frantumarsi in mille pezzi.
- merda... - sentimmo una voce provenire dalla stanza.
Sentimmo dei passi avvicinarsi alla porta e aprirla. Da lì ne uscì un ragazzo dai capelli neri e gli occhi marroni.
Notò subito la nostra presenza e ne rimase un attimo colpito.
Io non riuscivo a muovermi. Ero rimasto rapito dal suo sguardo. Doveva essere sicuramente il fratello di Edward, me ne aveva parlato un paio di volte. Se Edward aveva dei lineamenti angelici, lui era il contrario. Sembrava un angelo nero, bellissimo nella sua imperfezione.
- ciao! Siamo amici di Ed! Io sono Sam e lui è James, piacere! - disse Sam porgendogli la mano.
- piacere - disse, senza fare accenno a stringere la mano di Sam, passando con lo guardo da Sam per poi fissarsi un poco più a lungo su di me.
Senza aggiungere altro si allontanò verso l'interno della casa.
- che tipo! - disse Sam non appena si era allontano dalla nostra visuale.
A me piaceva, aveva un non so che di pragmatico nel suo modo di parlare e di muoversi.
- già... - dissi, accondiscendendo.
Sentimmo finalmente qualcosa smuoversi la sopra e sentimmo dei passi scendere le scale. Allo stesso tempo stava tornando il ragazzo di prima con in mano una scopa.
Ci ritrovammo così tutti e quattro riuniti in quello spazio angusto.
-  avete già fatto conoscenza, vedo - disse Edward.
- in realtà non sappiamo ancora il suo nome - disse Sam, rivolto al moro.
- Philos, mi chiamo Philos ma potete chiamarmi semplicemente Filo - disse senza staccare gli occhi dai miei.
- nostro padre è uno dei pochi filosofi della città delle stelle e ha deciso di chiamare mio fratello Philos, dal greco "amicizia", perché ritiene che sia l'unica cosa che salverà la gente di qui dall'egoismo che si è ormai radicato nei loro cuori - aggiunse subito Edward, andando a colmare l'attimo di silenzio che si era formato.
Era un nome davvero bello, pieno di significato e alla fin fine si addiceva a quel ragazzo dagli occhi marroni, aveva un qualcosa che richiamava in se l'antica Grecia.
- forza, se volete venire su tutti, nostra madre ci aspetta! - disse Edward, prima di condurci al piano superiore.

Abbracciami e Non Dire NienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora