Sam: cuore confuso

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Ero sdraiato sul letto di una delle tante stanze degli ospiti. Era praticamente uguale a quella di James e questo mi fece piacere, facendomi sentire un po' più a casa.
Oggi era stata la prima volta nella vita che mi ero veramente divertito senza avere alcuna preoccupazione per la testa.
Era veramente bello non doversi preoccupare di procurarsi da mangiare o semplicemente di chiedersi se avresti mangiato quella sera.
Non avevo mai avuto nella mia vita una persona che mi avesse trattato come mi aveva trattato oggi James. Era bello avere un rapporto umano, che ti permetteva di essere libero di essere te stesso e di dire senza restrizioni quello che pensavi.
Fino ad adesso non avevo dato importanza a quella che era la mia opinione semplicemente perché nessuno me l'aveva mai chiesta e trovarmi davanti una persona che mi ascoltava per puro interesse mi aveva reso felice. Forse per questo tutte le barriere che avevo costruito nell'arco di sedici anni della mia vita erano crollate così, semplicemente, quando James vi si era accostato dolcemente come una carezza al viso, perché era questo l'effetto che mi facevano i suoi occhi sui miei o la sua voce alle mie orecchie.
Oggi mi ero divertito un mondo a visitare quella enorme villa. Era un posto magnifico dal quale non si sarebbe più voluti uscire una volta entrati.
Stamattina avevamo visitato le cucine. Avevano un pavimento di mattonelle rosse e le pareti piastrellate di bianco, avevano mestoli e coperchi appesi ovunque, ricordandomi un po' il cucinotto decisamente più piccolo e accogliente dei Rose.
In casa si era già sparsa la voce di un poveraccio trovato per strada e salvato dal figlio del Signore e della signora Wood.
Così tutti i servi che incontravo per strada mi tiravano occhiatacce e bisbigliavano alle mie spalle. Mentre James era andato a prendere il cibo per la colazione, tre servi si erano avvicinati a me additandomi e chiamandomi "il cagnolino del Signorino Wood".
Mi sentivo diverso perché io fino al giorno prima avevo vissuto nelle loro stesse condizioni e sentivo di non aver fatto nulla per meritarmi così tanto. Tornato James, eravamo usciti ed avevamo mangiato insieme quel cibo veramente divino e per non dispiacerlo non gli dissi niente di quanto successo poco prima. Dopo, eravamo saliti nella biblioteca personale della sua famiglia e letto una tragedia su due giovani amanti. James mi aveva promesso che domani avremmo finito di leggerlo perché dopo aver letto una cinquantina di pagine eravamo scesi al piano terra e avevamo mangiato in una sala da pranzo enorme e per le mie modeste origini, troppo sfarzosa. Poi c'eravamo rincorsi nei corridoi del piano superiore e poi James mi aveva portato sulle spalle a vedere il tramonto fuori e poi ci eravamo rotolati nell 'erba e poi ci eravamo fatti il solletico... era stata la giornata più bella della mia vita.
Per quanto avessi sempre visto quello stesso sole che avevo guardato anche stasera, non mi ero mai reso realmente conto di quanto fosse bello e di come quell'infinità di colori caldi sparsi nel cielo si mescolava al colore del mio cuore. Per non parlare poi di James e del suo sguardo così magnetico. Ogni tanto mi giravo e lo trovavo a fissarmi imbambolato, per poi riprendersi e tirarmi un tenero sorriso.
Era la prima volta che non riuscivo a capire quello che mi era dettato dal cuore.
Sentivo una strana attrazione verso quel ragazzo ma avevo paura che quello che sentivo dipendesse dal fatto che era ricco e che tutto ciò che mi aveva mostrato oggi un giorno sarebbe stato suo.
Ma quegli occhi e quel sorriso erano la dimostr... E poi cascai nel mondo dei sogni, portato mano nella mano dal ragazzo dai capelli castani.

Abbracciami e Non Dire NienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora