Samantha: Mary e Pierre

282 34 7
                                    

James dovevo partire per salvare il salvabile. Non avevo una casa e così quando uscii dalla proprietà Wood mi diressi verso l'unico posto che potevo chiamare casa, così, mi diressi dai Rose.
Passando per la strada principale ai bordi della strada non riconobbi dove ero svenuta la volta che James mi trovò. Mi dispiacque, era stato lì il nostro primo incontro.
Camminai qualche oretta finché non riconobbi la vecchi solita stradina che portava alla casa dei Rose.
Riconobbi il fienile e la stalla e il piccolo magazzino ergersi vicino alla casa.
Mi avvicinai alla vecchia stalla tendendo l'orecchio al solito muggito delle vacche e lo scalpitio dei tori.
Silenzio. Era strano, quasi mai c'era così tanta pace nella stalla.
Decisi allora di entrare. Una volta spalancata la porta vidi uno spettacolo a cui mai avrei creduto potessi partecipare, la stalla era praticamente deserta, vuota. Soltanto due vecchie vacche erano rimaste nei loro vecchi puzzolenti box. Non era possibile, il signor Rose non avrebbe mai venduto le sue care vacche, a meno che... Mi precipitai fuori dalla stalla e mi diressi nella casa.
No, il signor Rose non poteva essere morto, il mio unico "padre", una delle poche persone che mi aveva amato in fondo.
Percorrendo la strada mi ricordai delle sporadiche volte in cui mi aveva sorriso o mi aveva abbracciato. Era un brav'uomo sotto sotto.
Spalancai la porta ed entrai. Soltanto il mio fiatone riecheggiava nella sala.
- chi va la?! - disse una voce rauca. Era una voce vecchia e arrugginita ma sapevo a chi appartenesse.
- signor Rose, sono io, Samantha! - gli dissi trattenendo a stento il sollievo e la gioia nel risentire la sua voce.
Dal corridoio si sentì arrivare a passo lento e zoppicante un vecchio uomo, era lui anche se in quel poco tempo era invecchiato molto.
Vedendomi gli si illuminarono gli occhi e vidi il suo volto cambiare da uno sguardo commosso a furibondo.
- tu, sei stato tu! - mi urlò, puntandomi contro il bastone con il quale si reggeva.
- tu hai ucciso la mia Mary! Tu!!! Piccola bastarda! - continuò a urarmi, avvicinandosi sempre di più, il bastone ancora alzato e gli occhi, seppur velati dalle lacrime, colmi di rabbia.
La signora Rose era morta? No, non era possibile. Eppure, guardandomi attorno non la trovai.
Quando il signor Rose fu ad un metro da me accelerò il passo arrancato.
- è colpa tua, tua!!! Lei ti amava e per questo è morta! - le lacrime iniziavano a rigargli il volto.
Alzò il braccio e tirò una bastonata. Mentre abbassava il braccio e io mi preparavo a evitare il colpo, lui inciampò.
Rapidamente, feci un passo verso di lui e fermai la sua caduta.
Ci un fu un lungo attimo di pausa che si interruppe soltanto con il rumore sordo del bastone del signor Rose mentre cadeva a terra.
L'uomo spostò il viso stanco verso il mio petto e cominciò a singhiozzare.
Sentii anche i miei occhi velarsi dalle lacrime. La signora Rose era morta. Mamma, mamma era morta. Adesso chi mi avrebbe abbracciato come solo lei sapeva fare, chi mi avrebbe insegnato i segreti per essere una donna e una futura madre?
Piangemmo per un tempo che ci parve infinito, condividendo il nostro dolore.

-----   -----   -----   -----   -----   -----   -----

- scusa.. - sentii la voce del signor Rose soffocata dalla lana del mio maglione.
Alzò il volto e mi fissò negli occhi.
I suoi occhi marroni erano profondi e segnati dalla vita.
- scusa Sam... Lo so che non è mai stata colpa tua ma non mi è stato semplice accettarlo - si interruppe per riprendere fiato.
- quando Mary tornò dal cimitero e gli raccontai quanto successo, uscì di casa senza degnarmi di uno sguardo e andò nella strada principale a chiedere di te e a cercarti. Io venni con lei e quando cominciò a fare buio riuscii a convincerla a tornare a casa. Ogni tanto qualche mattina notavo Mary guardare fuori dalla finestra e cercare te con lo sguardo. Tu non tornasti più e dovemmo accettare la tua morte.
Lei dal giorno che tu andasti via, cambiò. Non era più la mia Mary, era spenta e senza vitalità. Non mi accusò mai della tua morte, anzi mi disse che non dovevo incolparmene.
Ma come non potevo non sentirmi in colpa? Se ora Mary non era più la mia dolce e amata Mary era solo a causa mia. Quel giorno avrei dovuto accompagnati alla città. Dopo poco più di un mese morì tra le candide coperte del nostro letto matrimoniale.
Si spense piano piano e la sua morte non fu altro che un soffio che portava via l'ultima debole fiamma che aveva posato nel suo petto.
Io decisi di vendere tutti i miei animali e di usare i soldi per vivere i miei ultimi anni di vita nella pace della mia proprietà dato che non c'erano eredi a cui dare i nostri beni e tu eri morta -
Rimasi scioccata.
- Pierre, anche fossi morta non sarebbe stata colpa tua... - gli dissi dal profondo del cuore.
Guardai i suoi occhi riacquistare un barlume di vita e mi abbracciò forte a sé.
- la mia Samantha... Quanto sei cresciuta.   I tuoi dolci occhi verdi li sognavo ogni notte. Adesso potrò dormire sogni tranquilli e un giorno potrò abbracciare la mia Mary senza sentire la colpa per ciò che ho fatto, grazie...-
Rimanemmo fermi ad abbracciarci nel vecchio salotto della casa, della mia casa.

Padre e figlia si riuniscono nel dolore per la perdita comune. Mary è morta soffrendo della mancanza di Sam, credendola morta.
Per me è stato un capitolo duro da scrivere... E per voi che lo avete letto?

Abbracciami e Non Dire NienteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora