Mi svegliai in una soffice nuvola di seta rossa. Tutto intorno a me era sfocato e ci misi un paio di minuti per capire che mi trovavo in una stanza e non in paradiso. Era ammobiliata con pochi oggetti di valore.
Alla sinistra del letto c'era un enorme armadio di un legno pregiato che io non avevo mai visto e dello stesso materiale era fatta la libreria alla mia destra e i due comodini a lato del letto. Ogni mobile era decorato con motivi antichi risalenti all'ante guerra, molto curati nel dettaglio. Il ripiano superiore dei comodini era intarsiato e rappresentava uno stemma che io già avevo visto più volte però sentivo la testa leggera e faticavo semplicemente a ragionare così non provai nemmeno a ricordarmi a cosa fosse legato e rimasi lì sdraiato su quel morbido letto dal profumo inebriante per quella che sembrò un'eternità, finché una porta davanti al baldacchino si aprì ed entrò un ragazzo. Era più alto di me, ben piazzato, spalle larghe, mento alto e un passo di chi era sicuro di sè. Aveva gli occhi e i capelli castani. Il suo viso aveva lineamenti fini e ben curati. Indossava una maglietta bianca con sotto dei jeans neri. Mi si avvicinò lentamente con la curiosità propria soltanto di chi non si conosce.
- Chi sei?! -gli chiesi in tono brusco, anche se poi me ne pentii ricordandomi che se adesso ero vivo era proprio grazie a quell'individuo che ora si trovava di fianco al mio letto.
- ti trovo abbastanza in forma - mi disse ignorando la mia domanda e poi proseguì - mi chiamo James e sono il figlio unico e primogenito della casata Wood, detta anche casata d'inverno-.
Anche un ignorante come me sapeva chi si trovava davanti e ricollegai lo stemma che avevo da poco visto a una tra le quattro famiglie aristocratiche più importanti della città.
Vedendo il mio sguardo vacillare lasciò da parte la pomposità e l'eleganza che tanto spavaldamente pavoneggiava per dirmi in un tono più dolce e rassicurante- hai fame? è mattina inoltrata e tra poco sarà pranzo ma abbiamo giusto il tempo per fare un salto in cucina e mostrarti un po' com'è la mia modesta casa-.
Aveva una voce dal tono molto caldo e dolce ma io ero abituato a non farmi persuadere tanto facilmente da chiunque.
- Non so se te lo ricordi ma ho una gamba rotta - gli risposi acidamente. lui allora quasi se ne fosse dimenticato mi disse - allora non ti farai problemi ad aspettarmi qui solo un momento, no? - detto questo si allontanò di gran corsa dalla stanza.Tornò dopo 5 minuti con una carrozzina e con un inchino elegante mi invitò a salire.
- Perché mi tratti così? ti diverti forse a giocare con l'insulsa vita di un contadinello? - dicendo questo lo guardai consapevole che i miei occhi stillavano veleno che forse non meritava.
-In realtà non so neanch'io perché.. probabilmente sarà perché hai un bel viso quando ti arrabbi - mi rispose con un piccolo sorriso malizioso.
Inizialmente pensai che questo era tutto scemo, poi ragionandoci sopra gli chiesi se gentilmente mi poteva passare una mia scarpa da sotto il letto per potergliela tirare ma quando lui mi rispose che le aveva buttate perché ormai erano nient'altro che cenci io mi arrabbiai e gli chiesi con una crescente paura se aveva buttato anche il mio mantello.
- Non preoccuparti, vedendo quanto salde erano le tue mani al mantello mentre ti portavo svenuto qui, ho immaginato che fosse importante per te, così ho dato ordine alla lavanderia ai piani inferiori di lavarlo-.
Questa situazione buffa non faceva altro che continuare a diventare sempre più strana e decisi che avrei smesso di provare a capirci qualcosa.
- Allora "insulso contadino" andiamo a fare colazione? Abbiamo zolle di tutti i gusti e dimensioni ma se non ti bastasse potresti mangiare l'umile cibo della mia casa. Abbiamo tutti i giorni pane fresco, ricotta e miele-. Sentendo nominare tutto quel ben di Dio, sentii il solito vuoto aprirsi nello stomaco . Non ci fu bisogno che rispondessi perché fu il mio stomaco con un languorino a dargli conferma. Non potei fare altro allora che dirgli di sì e farmi aiutare a salire sulla carrozzina. Così mi prese e mi sollevò delicatamente ma con forza e mi mise sulla sedia a rotelle stando attento a non rovinare la maglietta verde e i pantaloni marroni che magicamente mi erano apparsi addosso.
-Mi dica.. preferisce utilizzare le sue mani da zappatore per muoversi o preferisce che la spinga? - mi disse con un sorriso innocente il ragazzo castano scuro.
- Faccio da solo grazie - gli dissi, urtato dalle sue parole, ma lui quasi fosse diventata un'abitudine ignorare le mie parole, prese a spingermi. Io allora non dissi niente e mi lasciai trasportare lungo i vari piani sfarzosi di quella che lui usava chiamare "casa".
STAI LEGGENDO
Abbracciami e Non Dire Niente
RomanceUn intrigo amoroso che va oltre la semplice attrazione sessuale. Un libro pieno di suspence, che ti farà divorare le pagine dalla curiosità, che ribalterà la tua concezione di giusto e sbagliato in un battito di ciglia, con eventi che faranno da sfo...