"Un, due, tre, quattro. Un, due, tre, quattro. Un, due, tre, quattro. Un, due, tre, quattro. Forza, muovete quelle cosce e non lamentatevi. È questo il prezzo da pagare per un corpo perfetto.'' Cavolo! Le parole dell'allenatrice mi risuonano nella testa e non faccio altro che ripetermi nella mente che devo fare quegli sforzi. "Un corpo perfetto''. La mamma dice che potrei benissimo evitare quegli allenamenti, ma non voglio, anzi, non posso. Ballo in uno dei teatri più conosciuti, antichi e ambiti di tutta Chicago. Ballare lì, è quasi il sogno di tutte le ballerine e possono buttarmi fuori in qualsiasi momento, come ben mi ricorda sempre la mia insegnante. Se dovessi perdere quel posto, che ripeto, è tanto ambito, di certo a loro non cambierebbe la vita. Là fuori è pieno di gente che vorrebbe essere qui. Per questo motivo non è solo importante avere talento, bensì anche un bel fisico, e cosa ancora più assurda, avere una buona media scolastica. Ora spiegatemi voi, cosa c'entra la danza con la scuola? Eppure è così. Sono stressatissima. I corsi che seguo in palestra mi aiutano solo a tenermi in forma. Posso dire di prendere la cosa con tanta serenità, poiché la danza classica è praticamente la mia vita. L'idea di essere cacciata dal teatro per colpa del mio fisico non mi va a genio, e oltretutto sapevo già che questa situazione mi sarebbe costata sacrifici.
La mia sfortuna, anzi chiamiamola fortuna, poiché nelle mie condizioni mi è molto d'aiuto, è la mia mamma. È sempre stata una donna super- ossessionata dal fisico, il mio. Si è sempre impegnata affinché avessi un bel corpo. C'è stato un periodo della mia infanzia, in cui ero persino in sovrappeso; potevo avere circa sei o sette anni, e mia madre mi portò da un dietologo. Mi disse che ero sovrappeso di quattro chili, e mi prescrisse una dieta. La seguii per due anni, che furono per me molto lunghi da passare giacché non mi permetteva di toccare dolci, e nell'arco di quel tempo non li mangiai per niente. La mamma mi fece giurare di mantenere il controllo su tutto quello che mangiavo, io da buona figlia lo feci, ma ne fui altamente pentita. Una volta io e papà andammo a fare la spesa, come tutte le bambine della mia età credeva che desiderassi un bel gelato. Rifiutai per via della dieta. I miei mi consideravano una figlia perfetta quando ero piccola, andavo così bene a scuola che le mamme delle mie amichette mi contendevano per farmi studiare con le mie compagne di classe. Ero alle elementari, ora è cambiato tutto; non che io non vada più bene a scuola, anzi, è solo che non sono più la figlia perfetta, e la mia mamma purtroppo non fa altro che ripetermelo. È in casi come questi che mio padre mi manca da morire. Lavora in Germania ormai da molti anni e lo sento di rado, poiché mia madre me lo impedisce. Lo sento circa ogni due settimane quando esco da scuola. I miei avevano problemi tra loro, così papà ha deciso di andarsene a lavorare fuori. È la peggior mamma del mondo per questo, se fosse normale, non vorrebbe che interrompessi i miei rapporti con lui solo per i suoi stupidi capricci. Per anni ho cercato di capire il motivo della loro rottura, ma invano.
Sono figlia unica, questo non fa altro che spingere mamma a starmi addosso tutto il giorno, a dire che dovrei abbandonare la palestra, che c'è già la danza e che basta e avanza, giacché quest'ultima mi tiene impegnata tutti i giorni, per tre ore. La mia sveglia suona ogni mattina alle 7:00, vado in cucina e bevo del latte, ma prima rimango nella mia stanza per un po' a fare due serie da cinquanta di addominali. Mi lavo, esco e aspetto i miei compagni di scuola, nonché miei amici di fronte la cioccolateria più famosa di Chicago. Ci dirigiamo a scuola e seguiamo insieme le lezioni; tra una lezione e un'altra abbiamo un quarto d'ora per cambiare aula, e in quel lasso succede di tutto: atti di bullismo, sesso nei bagni di scuola, consumo di alcol e droghe e visione di materiale pornografico, che occhio, nella nostra scuola è ASSOLUTAMENTE vietato. Così com'è vietato fare sesso con i prof, usare il cellulare e chiacchierare durante le lezioni. È vietato venire a scuola con tanto trucco, con pantaloncini o abiti che non arrivino almeno al ginocchio, bruciare qualcosa ed è vietato consumare bevande (che non siano l'acqua) durante le lezioni. Questo schema di cose proibite, ci è stato chiaramente imposto dalla direttrice, il primo giorno di scuola, e lo ripete ogni anno ogni primo giorno di scuola. Sono fermamente convinta che la regola del "vietato fare sesso con i professori a scuola", non vada solamente ricordata a noi, ma anche ai prof, perché lo sappiamo tutti, che Christian fa sesso con la nostra prof di psicologia. Da quel che lui racconta, l'hanno fatto per la prima volta nella sua macchina, e dopo hanno iniziato sempre più frequentemente a farlo in palestra, nella mezz'ora di pausa che abbiamo per pranzare. La cosa che mi colpisce sempre di più, è che lei è una donna sulla quarantina, e Christian come tutti noi, è solo un sedicenne che dovrebbe avere voglie con altrettante adolescenti, non con una persona che potrebbe essere benissimo sua madre. E non è il primo, né l'ultimo ragazzo che vedrò avere voglie così distorte.
La scuola è in assoluto il posto in cui sto più volentieri in tutta la giornata. Al suo termine, circa alle 15:30, ho allenamento al teatro fino alle 18:30. Torno a casa, mangio qualcosa, se ho compiti da fare li faccio, e alle 21:00 fino alle 22:00 ho allenamento in palestra. Nella mia scuola, ma come in quasi tutte le scuole americane, non si studia quasi mai a casa, ad eccezione delle materie a scelta, come francese, psicologia e biologia, nel mio caso. Le altre materie, a parte qualche relazione tre volte l'anno, non m'impegnano mai fuori scuola. Sono avvantaggiata per questo, perché con tutti quegli impegni rischierei seriamente di non farcela se così non fosse.
Per quanto riguarda il teatro, come ho detto prima, mi sento molto fortunata a farne parte, ma quando sono lì, mi sento oppressa. Tante volte ho maturato l'idea di abbandonare, di prendere la danza come un hobby piuttosto che come un dovere, ma sono sicura che mia madre non sia d'accordo. In fondo credo sia solo un modo per far sì che lei mi accetti di più, che lei mi veda come "la figlia perfetta'' di tanti anni fa. Io sono tutto ciò che avrebbe sempre voluto essere, e se non c'è riuscita, è solo perché mia nonna (sua madre), non gliel'ha permesso. Da donna più che saggia, ha sempre creduto che la danza fosse cosa bella fin quando chi la pratica lo faccia per hobby, ma nel momento in cui questa diventa un dovere, in alcuni casi anche un vero e proprio lavoro, ecco che ci si casca. È un mondo fatto di regole durissime, di oppressioni, di proibizioni. Ti manda la vita sociale a puttane e spesso si finisce per cadere in ossessioni, e quando ci si cade, non è mai una cosa positiva. Sono infelice. Avevo un ragazzo tempo fa, ma mi ha lasciato perché pensavo più la danza che lui. È un mio compagno di classe e si chiama Mark. È un ragazzo d'oro, non nascondo che quando è andato via ci sono rimasta malissimo, e ci son rimasta ancora più male quando ho notato che ci provava (e ci prova ancora) con Sophie ma detto tra noi, non se lo fila proprio. Lei a volte è una buona amica, ma è parecchio strafottente e si chiude in se stessa. Tutti abbiamo capito che ha problemi e abbiamo anche provato a parlarle, ma lei si rifiuta e continua a fare la stronza. Conoscendola meglio, verrebbe da dire che non è altro che una troia strafottente. Sì, perché non fa altro che ''servizi completi'' con David (un nostro compagno di classe), nonostante tutti sappiamo benissimo che lo fa chiaramente per ingelosire Mark, che poverino, ci prova tantissimo. Deve essere proprio innamorato lui, se dopo tutti quei rifiuti e tutte quelle umiliazioni, sta ancora lì a farle la corte. L'amore a volte è così ingiusto.
La mia storia con Mark era stupenda, almeno per me. È vero, stavamo poco tempo insieme, ma io lo amavo veramente, così come sono molto sicura che anche lui amasse me. La mia sicurezza a riguardo diminuisce quando vedo che lui ci prova con Sophie. Sono certa che nonostante loro non abbiano avuto una storia, lui la ama più di quanto lui mi abbia mai amato e la cosa m'infastidisce; insomma, io sono stata mesi cercando di dimenticarlo e non ci sono ancora riuscita, lui invece l'ha già fatto. Mi ricordo che una volta avevo una voglia matta di farci l'amore, ma lui rifiutò, e quel rifiuto è avvenuto una volta, poi ancora, e un'altra volta ancora. Sono arrivata al punto di aver perso il conto di quante volte sia stata rifiutata la mia proposta. Continuo a pensare che sia un ragazzo senza palle; mi ha lasciata con un messaggino e da allora non ha voluto più sapere nulla di noi due come coppia. Nel messaggio diceva che lui odiava che proponevo di continuo di fare l'amore, che quelle erano cose che dovevano venire spontaneamente. Odiava che lo trascuravo per gli allenamenti. Odiava che appena mettevo anche solo dieci grammi, doveva sentirmi fare prediche per una settimana. Sapeva che ogni volta che mangiavo qualcosa, diventavo ansiosa. Non facevo altro che domandarmi se avessi realmente fame o no, perché ormai non lo capivo più. Diceva che avevo perso il gusto di vivere, e finchè non l'avrei ritrovato sarei stata un'eterna infelice che finge di essere felice. Forse aveva ragione, forse no. Forse voleva spronarmi, o forse voleva farmi cadere. Volevo buttarmi, rinunciare a quella vita, essere felice come tutte le ragazze della mia età. Mi rendevo conto che la mia felicità si era ridotta a dei numeri, e mi rendo ancora conto che la mia felicità sono dei numeri. La situazione non è cambiata, sono la stessa di qualche mese fa. Erano stati giorni felici, aspettare che le ossa uscissero come fiori che si aprono al mattino. C'ero quasi, stavo per spiccare il volo. Ero leggerissima, una libellula. Ero quasi perfetta.
La voglia di mangiare è tanta, ma quella di dimagrire di più. Temo che non riuscirò mai a vedermi abbastanza magra, abbastanza bella, abbastanza giusta, abbastanza amata, abbastanza e basta. Ho preso peso da quando mi sono lasciata, e non mi vedo più quasi perfetta. Vedere il cibo che si trasforma in numeri è una sfida per me. Voglio essere felice, ma quanti chili pesa la felicità?
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Il Male Dentro
JugendliteraturOtto ragazzi, otto storie da raccontare. Nella magica e bella Chicago, la città dei grattacieli, Mary, Christian, Sophie, Mark, Sarah, Lucy, David e Giusy, vi raccontano storie ed emozioni tipiche dell'adolescenza. Insieme si riuniscono e sfuggono a...