5.La scoperta

6 1 0
                                        


Ci mettono ore prima di individuare il luogo, e quando lo fanno è già mattino. I genitori non hanno dormito tutta la notte, incolpandosi per non averle sentite scappare. John, il papà di Sophie, urla contro la sua ex moglie, dicendo che solo una persona irresponsabile come lei non sentirebbe sua figlia scappare di casa nel cuore della notte. Ma in realtà non sa che qualche anno fa, quelli a scappare di casa di notte erano due, ovvero lei e suo fratello. Gli irresponsabili erano entrambi. Questo però non lo sa nessuno, nessuno sa della violenza subita, nessuno sa niente di niente, e tantomeno nessuno dei due genitori ha mai compreso Sophie. Hanno dato per scontato per anni il suo benessere psicofisico, fingendo di non percepire ogni campanello d’allarme dato spesso volontariamente dalla figlia per ricevere le loro attenzioni. Si sono messi nelle mani di un irresponsabile, ignorando il fatto che Sophie aveva bisogno d’amore, non di medici e pillole. Ora che è morta,  e i genitori non lo sanno ancora, si è realizzato il desiderio che aveva ormai da tempo: sparire, perché priva di comprensione. Vagava nel buio, nel tunnel nero, impaurita e reagendo d’istinto, perché troppo annebbiata dai ricordi. Tutto il gruppo è stato avvisato da Mark, nel cortile della scuola. Sono tutti scettici, ma Sarah lo è di più. La sera della scomparsa le ha viste andare via spiandole dall’alto. Sa benissimo che sono state loro a rompere il vetro della finestra della sua cameretta, riconoscendo persino la macchina. È di suo cugino, che non ne ha denunciato la scomparsa perché si trova all’estero per questioni di lavoro. La mattina dopo, Sarah avvolta dal dubbio, ha constatato che di fatto la macchina non si trovava più lì, nel luogo dove era solitamente parcheggiata. Non ha avvisato suo cugino, pensando che le sue amiche facessero solamente un giretto e dopo l’avrebbero riportata indietro. Decide di non farne parola col gruppo, pensando che se lo facesse gli altri sicuramente le darebbero la colpa di non averle fermate prima. I sensi di colpa le invadono la mente, come una macchina che sfreccia a tutta velocità, incurante dei pericoli che potrebbe trovare.  Se solo lo avesse saputo, forse le avrebbe impedito di continuare la loro “avventura”.
La polizia nel frattempo ha rintracciato il luogo, avvisando i genitori delle ragazze. Di norma non potrebbero seguirli, ma loro lo fanno, e gli agenti lo sanno ma fanno finta di niente. Si sono allontanate molto, nessuno sa ancora che potranno trovare il peggio, nessuno lo immagina.
Arrivati a destinazione, scendono, e la scena che gli si presenta davanti ai propri occhi è da brividi: Lucy accovacciata sul corpo dell’amica coperta solo dall’intimo; ha gli occhi rossi per il troppo pianto e le labbra viola.
“Sapete, quando l’ho trovata era fredda, così le ho messo una felpa. Col passare del tempo cominciava ad esserlo sempre di più, così mi sono tolta gli indumenti e gliel’ho messi, credendo che riscaldandola e tenendole la mano potesse ritornare in vita. Sono stata una stupida, l’ho creduto sul serio. La sua mano, le sue dita lunghe e magre, ad un certo punto hanno iniziato ad irrigidirsi. Ed anche le sue gambe e tutto il suo corpo hanno iniziato a farlo. Le ho accarezzato il volto, ho pianto per molto tempo avendo la mia guancia vicino alla sua, ma adesso non ci riesco. Sento di aver esaurito tutte le lacrime dentro di me.” – racconta Lucy guardando impassibile mamma Agatha, che nel frattempo urla e si dimena a terra. Vorrebbe andare e accarezzare per l’ultima volta sua figlia, ma una persona della polizia glielo impedisce, cercando di tranquillizzarla.
“Vieni qui tesoro. Devi indossare qualcosa, altrimenti morirai di freddo.” – le dice una donna con un’aria calmissima.
Lucy non si muove, adesso la osserva, la sua mano è ancora nella sua, in quella di Sophie. Tocca le trecce, le sue braccia sanguinanti. Non riesce a staccarsi da lei. La donna le tende la mano, ma lei la ignora, e quando due uomini si avvicinano a lei prendendola di peso per allontanarla dal corpo, ecco che le lacrime ritornano alla carica. Urla, pone calci a chiunque le si avvicini.
“La rivoglio, voglio lei.”
La donna, la porta vicino alla sua macchina, offrendole un bicchiere d’acqua e procurandole degli indumenti puliti, lasciando fare agli altri agenti il loro lavoro. Adesso arriva la parte più difficile: accertare il suicidio e interrogare Lucy sull’accaduto, appena si riprenderà dallo shock. Si avvicinano alla macchina, cercando di prelevare tutto quello che apparteneva a Sophie. Ma Lucy, senza farsi notare, prende la lettera e se la infila nelle tasche dei suoi nuovi jeans. Appena possibile, farà in modo che Mark la riceva. Deve conoscere la verità, lui ha il diritto di sapere.










Il Male DentroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora