9.L'addio

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Dopo la morte di una persona cara, ti senti crollare letteralmente il mondo addosso. Le fasi, la depressione, frasi come "perché proprio lei?", sono tipiche, ma anche se ci sembra impossibile, lo stare bene e la rassegnazione arrivano sempre e comunque. È il caso di Mark, che anche se dopo tanto tempo ha deciso che non è più il caso di soffrire per questo lutto. Ha passato la notte in bianco, con le lacrime agli occhi intrappolato dai ricordi, così ha scritto una mail da inoltrare a tutti gli amici:



Cari amici,


dirvi questo è la cosa più difficile che abbia mai fatto, ma devo. Sono stanco di vivere per Sophie, in funzione di Sophie, sempre e comunque col pensiero costante di Sophie. Sono un po' di giorni che ci penso. Penso a quello che mi ha detto nella sua lettera: lasciare Chicago, farmi una vita altrove, dimenticare il passato. Così qualche giorno fa quando ho chiamato Hope, le ho chiesto di informarsi riguardo un mio possibile trasferimento lì; la scuola più vicina all'abitazione, quella migliore, e soprattutto un lavoretto. Farò l'ultimo anno di High School lì. A sedici anni si è abbastanza grandi per poter lavorare, ed io non voglio in nessun modo che mia sorella si faccia carico di spese che non le riguardano. Con il mio lavoro pagheremo l'affitto e faremo la spesa, con il suo le varie spese di casa.


Adesso vive con una sua amica e dividono le uscite, ma quando la raggiungerò, la compagna andrà via e ci penserò io.


Volevo evitare questa soluzione, poiché non stimo mia sorella e la sua carriera, ma non ho scelta.


Questa realtà mi sta distruggendo, non sono più io. Quando lei è morta, ho cercato in tutti i modi di comprenderne la ragione, di mettermi nei suoi panni, nella sua mente. Poi però ieri ho capito una cosa fondamentale: lei è stata egoista. Ha ragionato da persona tale, dimenticandosi di tutta la gente che le voleva bene, di tutti quelli che avevano provato ad aiutarla, di tutte le persone che avrebbero pianto al suo funerale. Ha pensato solo a se stessa, e questa cosa non le fa onore. Ci ha lasciati con un vuoto dentro che noi tutti credevamo incolmabile, poi però ho capito che in questa vita nessuno è indispensabile. Mi ha tenuto fuori da ogni cosa, anche da nostro figlio. Io ce l'avrei fatta a superare tutto, ce l'avrei fatta ad amarlo con tutto il cuore; lei però me l'ha portato via. Lei ha portato via una parte di me, una parte di noi. È vero, eravamo fratelli, ma prima di tutto ciò siamo state due persone che si sono amate alla follia, pronte ad essere lì l'una per l'altra. Ho vissuto nella menzogna per tantissimo tempo, ora voglio lasciare tutto, anche se questo significa lasciarvi. Sapete, io non parto per andare via da voi, assolutamente. Parto per andare via dalla situazione. Magari potreste definirmi come un incapace, un ragazzo che preferisce scappare piuttosto che affrontare tutto. No, non è così. Il mio essere non è altro che la conseguenza di vecchie delusioni. Tutto quel che sono, lo devo a tutto ciò che da piccolo e da adolescente ho passato: la morte di mia madre, le violenze psicologiche di mio padre, la scoperta di non essere figlio a lui, la scoperta che la ragazza che amavo non era altro che mia sorella, la scoperta che se lei fosse ancora viva, tra qualche mese sarei papà. Queste ferite, mi hanno reso il Mark che sono adesso. Voi direte che il vero Mark non scappa, io vi rispondo che non è facile dal momento che ogni cosa mi ricorda Sophie. Anche a scuola, quando osservo il suo posto mi viene in mente lei. Quando mi volto sperando di ritrovarla ancora tra quei banchi, mentre prende appunti o scarabocchia chissà cosa; quando al mattino si sedeva sui gradini di scuola, in attesa del suono della campanella con una sigaretta tra le dita; quando imbarazzata dal mangiare in pubblico arrossiva e preferiva lasciare il cibo nel piatto, piuttosto che essere osservata. Mi manca tutto questo e so che mi mancherà per il resto dei giorni, ma quando il cuore riceve troppe delusioni, troppe batoste, allora si auto seda e comincia ad avvertire le scosse sempre meno frequentemente. Dopo anni ho imparato a far entrare il meno possibile tutto ciò che di negativo mi circondava, e a trarre giovamento dalle cose belle della vita. Soffrire non serve a nulla, e so che solo dimenticandola riuscirò a buttarmi alle spalle questa brutta esperienza.


Ho sempre sofferto per Sophie; ricordo che qualche anno fa si era messa in un brutto giro, allora provai a parlarle, a capire cosa la spingeva a fare quelle cose, che lei non aveva bisogno di frequentare quelle persone per sentirsi fiera. Mi rispose che quello per lei era vivere: provare emozioni forti, seppur negative, le permetteva di sentirsi completamente viva. Ecco perché quei furti, quegli atti di vandalismo durante la notte, con quelle persone molto più grandi di lei. Allora ho capito, a distanza di anni, che quella gente le dava attenzioni, anche se sbagliate. Sophie è sempre stata una ragazza che amava giocare, mettersi in mostra e rischiare grosso, per il semplice scopo di provare forti emozioni. Mi sentivo male per lei, lo sono stato fino al giorno della sua morte, mi domandavo il perché di tante cose e perché proprio Lucy c'era con lei quella notte. È stata l'ultima persona ad averla vista viva e questo per me significava tanto. Poi ho smesso di domandarmi tante cose, sapevo che le risposte non sarebbero mai arrivate. Quando sono andato a casa di Brandon Foster, ero esausto. Sapevo che quella per me sarebbe stata la fine, la mia fine, ma così non è stato. Ho cercato di uccidermi, ma ne sono uscito solo lievemente ferito, con qualche graffio e qualche livido sparso sul corpo. Ho realizzato una cosa che non avevo compreso sin dal giorno della sua morte, ed è stato come svegliarsi da un brutto sogno. Lei è morta, si è uccisa, l'ha voluto lei. Ma io no. Io sono ancora vivo.



- Mark.



Scrivere quella mail è stato come togliersi un grosso sasso dallo stomaco. Sophie è morta suicida, ha sconvolto le loro vite, lasciando un alone indelebile dentro di loro.


Quando gli amici ricevono il messaggio, è già mattino. Mentre leggono quelle parole, nella loro mente si attivano tutti i ricordi che riguardano le fasi secondo loro più significative della vita di Sophie. È come un album digitale di fotografie, che scorre veloce avanti agli occhi senza dare il tempo di vederle tutte per bene. Quando è stata ricoverata per via della Ketamina, quando hanno saputo dello stupro, quando le stavano vicino per cercare di aiutarla, quando insieme le tendevano la mano per assicurarle un futuro migliore. Ricordi che scorrono così come scorrono le ore passate a divertirsi, veloci come il vento.


Delle lacrime disegnano il loro viso, mentre sono spiaccicati al computer per leggere la mail, ed intenti a ricordare.


Dall'altra parte della città Mark sta prendendo il volo per New York, che lo porterà da sua sorella Hope. Vuole dimenticare il passato e vivere una vita migliore. Sophie è nel cuore di tutti, e lì rimarrà per sempre, custodita da uno scrigno speciale, ma la vita continua ... la strada della rassegnazione è vicina.


E tutti pensano la stessa cosa, a tutti viene in mente la stessa parola: rassegnazione.


Tutto il tempo si sono preoccupati del perché di quel gesto, cercando risposte e disperandosi. Insieme devono superare questo lutto, stare vicini e condividere le debolezze che possono incontrare nel superamento di un'assenza così grande. E per quanto possa sembrare cattivo, è l'unico modo che hanno per continuare a vivere.



Fine.





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