8.La visita

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La casa dello psichiatra si intravede benissimo dal balcone della casa di Mark; è enorme, composta da due piani e contornata da un giardino ben curato e sempre ricco di fiori.


Come detto la notte prima, Mark si incammina verso la grande dimora, intenzionato a parlargli e chiedergli spiegazioni. Vuole domandargli la situazione clinica di Sophie, del perché di quell'estremo e cosa ancor più importante, ciò che sapeva.


Sulla porta bianca e lavorata dell'abitazione, padroneggia una targa in bronzo scolpita dalle lettere che compongono il nome del medico: BRANDON FOSTER. Ai lati della porta, due piante lunghe e intrecciate intorno ad un bastone di legno, abbelliscono la visione.


Brandon vive da solo, non ha figli né moglie. Dedica la sua vita allo studio della psiche umana e girando ospedali su ospedali, cliniche su cliniche, curando giovani e persone adulte. Ultimamente la sua reputazione non è proprio delle migliori, dal momento che sul Web girano informazioni alquanto disgustose sul suo conto. Per tale motivo non lavora ormai quasi più, ma i suoi successi medici passati, le sue attenzioni nei confronti di coloro i quali aveva curato, hanno spinto Agatha ad affidare Sophie a lui.


Mark bussa la porta, e Brandon lo apre. Lo conosce benissimo. Quando Sophie era in cura molte volte si erano visti, e il ragazzo minacciava di dire tutto ai genitori di lei, ma si sa che le persone potenti hanno sempre la meglio. Ora che è morta vuole chiarire, scoprire i suoi segreti oscuri e parlarne con lui, senza minacce. Foster lo fa accomodare al piano di sotto, nello studio in cui riceve i pazienti; Mark lo conosce veramente bene. È un uomo orgoglioso dei suoi titoli di studio, tant'è che li ha tutti in bella vista. Non fanno altro che rendere l'atmosfera più cupa. Adora la psicologia e crede fermamente che il paziente vada messo a proprio agio. In una stanzetta piena di piante, titoli di studio e cose da medici, di certo la persona non si sente libera di esprimere se stessa, bensì oppressa.


In passato Brandon è stato accusato di omicidio e molestie sessuali, poi hanno scoperto che con l'omicidio non c'entrava assolutamente nulla, con le molestie sessuali invece, c'era dentro al massimo. Dopo queste notizie nessun servizio pubblico né tantomeno privato, si è preso la briga di chiamarlo più. Così ha iniziato a lavorare in proprio nella sua casa, ricevendo pazienti nella sua lussuosa dimora. Ma lui era un uomo diverso, che usava metodi poco ortodossi, e le persone anziché migliorare, peggioravano. Un esempio lampante è Sophie.


Mark comincia a parlare - i due si guardano con un odio non indifferente.


"Voglio sapere la verità!" - esclama lui.


"Ho utilizzato metodi diversi, è vero. Il mio era solo un esperimento."


"Vergognati. Utilizzi i pazienti come delle cavie."


"Sophie era una morta che camminava, il soggetto perfetto per una sperimentazione. Non sono stato io ad ucciderla, Mark. Lo ha fatto da sola."


Il ragazzo infuriato esce di casa lasciando sbattere la porta dietro di sé. Ne ha abbastanza di Brandon Foster, di Sophie, di questa storia. Ne ha abbastanza di tutto.


Così si butta in strada, cercando di farsi investire da qualche auto, ma quando essa si ferma per controllare il suo stato, realizza una cosa che per molto tempo ha ignorato: lui è ancora vivo. Lui è ancora vivo.







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