3. Lucy convive col dolore

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''Lei è entrata nella bassissima percentuale di persone che soffrono di menopausa precoce. Mi dispiace.'' Le parole del medico non fanno altro che risuonare minacciose nella mente di Lucy. Si è recata da lui qualche giorno fa dopo essersi accorta di un ampio ritardo, ma credeva che dentro di lei stesse crescendo una vita, visto il lavoro che svolge, ma la notizia è stata straziante. Sedici anni, prostituta, padre malato gravemente, conto in banca al verde, madre disoccupata. Ci pensa tutti i giorni alla sua brutta vita, alla sua vita sbagliata, e si chiede cos'ha fatto di male per meritare una cosa simile, o meglio si chiedeva. Ma un giorno ha smesso di farlo, perché ha capito che la risposta non sarebbe mai arrivata. Probabilmente è troppo fragile per capire che in realtà avere una vita complicata non significa affatto aver fatto qualcosa di male, forse è solo che in qualche modo la vita stessa vuole metterci alla prova per vedere fino a che punto riusciamo a resistere, e Lucy ha tutte le qualità per affrontare una sfida del genere, ma adesso è confusa e l'unica cosa che vorrebbe fare è quella di tornare a casa e confidare questa cosa terribile a sua madre. Cammina e riflette, ripensa alla sua situazione, alla sua dignità, alla sua vita; pensa che deve essere forte per affrontarla e che nessuno può in nessun modo cercare di alleviarle il dolore e la sofferenza, a malincuore deve ingoiare la pillola. Cammina e cammina, aumentando il passo sempre di più, questa volta non è solo addolorata, ma arrabbiata, perché pensa di non meritare quella vita. Cammina e immagina un futuro, che per suo grande dolore è immaginabile: nella sua mente solo un tunnel nero, nessun futuro per una sedicenne. Cammina e alza lo sguardo al cielo, per un attimo dimentica tutto, o meglio cerca di farlo. Per qualche secondo ci riesce e prova ad immedesimarsi negli uccellini che rendono ancor più magica la visuale - beati loro -, pensa. Possono volare e scappare da qualcosa di spiacevole, sono creature deliziose a cui non è chiesto di avere nessun tipo di responsabilità sproporzionata per la loro età, a differenza sua. Cammina ed è sempre più vicino casa. Si siede su una panchina e respira profondamente, pensa le parole giuste per dire a sua madre del problema più grande di lei che ha appena scoperto: "volevo dirti che da oggi in poi non ci sarà il rischio che io possa rimanere incinta, niente più dolori mestruali e niente più giorni particolari, sono entrata in menopausa mamma." No, non va bene, troppo diretto. Allora ci pensa un altro po' e le viene da piangere, ma non può ricaderci ancora, quindi si alza e continua a camminare: dirà ciò che sente al momento, senza giri di parole. La sua vita è già tanto incasinata per pensare anche alle parole giuste con cui rivolgersi a sua madre. Così, decisa riguardo la sua decisione, compie gli ultimi passi che la conducono a casa. Le apre la porta una mamma delusa, triste, piena di lacrime in viso. Non ha il coraggio di confessarle una cosa così grande e col cuore spezzato lascia a Lucy la forza di scoprire con i suoi occhi la triste verità; ma ha già capito qualcosa, quando entra in stanza e si lascia sfuggire un urlo straziante. Sotto shock tende la mano al padre, che non risponde al gesto, dato che non può farlo. Allora la prende lei e resta ferma a piangere silenziosamente, ripensando a tutti quei momenti passati insieme. La malattia se l'è portato via, ma i ricordi no. I ricordi resteranno per sempre custoditi nel cuore di Lucy e di tutti quelli che l'hanno voluto bene, ed incurante della situazione nel resto della casa, gli parla col cuore in mano di tutti i momenti più belli passati insieme, completamente inconsapevole del tempo che scorre.


''Papà, ti ricordi quando mi hai insegnato ad andare in bici? Sarò caduta una decina di volte, io volevo mollare, ma tu non facevi altro che incoraggiarmi. Quell'insegnamento mi è servito molto durante l'ultimo periodo, quando volevo solo morire ma tu mi dicevi di andare avanti perché il sole sarebbe arrivato. Non è arrivato il sole papà, non è arrivato. Saperti vivo per ancora molto tempo è l'unica cosa che mi ha dato la forza di continuare a fare ciò che facevo. Era il mio obiettivo, esattamente come l'andare in bicicletta.'' Ma il papà non può rispondere, e se potesse farlo le direbbe sicuramente che non ha scelto lui di morire. Nel frattempo le persone arrivano, e dispiaciute guardano Lucy intenta a ragionare col padre; ha smesso di piangere, la consola la falsa illusione che lui possa sentire ciò che ora lei sta dicendo. A quel triste scenario di persone piangenti con la faccia compiaciuta davanti quella scena padre - figlia, lei reagisce cambiando aria. Abbandona la stanza incamminandosi verso il corridoio. Sul mobile che lo abbellisce trova un libro ''lettera a un bambino mai nato''. Ha sentito parlare della grande Oriana a scuola, ma non ha mai avuto occasione di leggere un suo libro, così incurante delle parole della gente, che magari la stanno additando come quella che le è appena morto il padre e va in camera sua a leggere, trova sfogo nelle parole altrui. Fa sempre così quando arrivano i momenti difficili, si chiude nella stanza e legge. "Non è un libro molto grande" pensa, ma questo non le fa avere alcun tipo di pregiudizio, perché si sa ''mai giudicare un libro dalla copertina'' e lei aggiunge anche "mai giudicare un libro dal numero di pagine". Legge la dedica e le vengono i brividi, ma non sa il perché:


''A chi non teme il dubbio


A chi si chiede i perché


Senza stancarsi e a costo


Di soffrire di morire


A chi si pone il dilemma


Di dare la vita o negarla


Questo libro è dedicato


Da una donna


Per tutte le donne''.


Presa dalla commuovente dedica, gira la pagina e comincia a leggere il primo capitolo:


''Stanotte ho saputo che c'eri: una goccia di vita scappata dal nulla. Me ne stavo con gli occhi spalancati nel buio e d'un tratto, in quel buio, s'è acceso un lampo di certezza: si, c'eri. (...) Mi son sempre posta l'atroce domanda: e se nascere non ti piacesse?''


E le pagine non fanno altro che scorrere, Lucy è rinchiusa in un mondo tutto suo, presa dalle parole di quella donna coraggiosa, che si interroga, si domanda cosa sia la cosa giusta per il suo bambino. Una donna con la testa sulle spalle.


''Sarai un uomo o una donna? Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d'accordo con la mia mamma quando dice che nascere donna sia una disgrazia. (...) Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per cominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una ragazza. Avrai da batterti per dimostrare che dietro il tuo corpo liscio e rotondo c'è un'intelligenza che chiede di essere ascoltata. Essere mamma non è un mestiere. Non è neanche un dovere. È solo un diritto fra tanti diritti. (...) Non badare se ti chiamo bambino. E spero che tu non dica mai ciò che dice mia madre. Io non l'ho mai detto.''


Una donna fiera di esserlo, ma spaventata allo stesso tempo di essere madre. Preoccupata di partorire un bambino in un mondo crudele. Lucy legge e ripensa che non si porrà una domanda del genere, perché non avrà mai un bambino. È lesbica e pensare di essere incinta per lei è praticamente impossibile, ma questa mattina, quando ha saputo della menopausa, si è sentita male ed invecchiata precocemente. Continua a leggere restando affascinata da quel libricino che nonostante le poche pagine nasconde un grido di insicurezza, un mucchio di domande. Quando alla fine legge che purtroppo il bambino non ce l'ha fatta, percepisce una donna straziata. ''Ci rendiamo conto di ciò che abbiamo perso quando non lo abbiamo più'', ed è proprio vero. Non ricorda dove ha sentito questa frase, ma le ritorna subito alla mente. Leggere quel libro le ha permesso di riflettere sulla vita: veniamo al mondo da un atto. Un giorno le nostre mamme realizzano che noi siamo dentro di loro, e sono felici o tristi, a seconda dei casi. Ci formiamo nove mesi in grembo e quando arriva il momento di nascere, nasciamo. Ma nessuno ha mai chiesto il permesso a qualcuno di venire al mondo. Nessuno si è mai posto il problema se vivere potesse piacerci o meno, è impossibile. Lucy crede che vivere debba piacere a prescindere, perché parliamoci chiaro, vivere è bello. Poi vengono momenti in cui la vita stessa ci mette alla prova, proprio come nel suo caso, ma ciò non significa che sia tutto brutto. Vivere è un diritto, tutti i bambini dovrebbero nascere. È immensamente grata a sua madre per la vita che le ha donato, ma non gliel'ha mai detto, immediatamente pensa che dovrebbe farlo. Forse anche lei si è sentita così quando ha capito che nel giro di nove mesi sarebbe arrivata lei, in un mare di incertezze e paure, terrorizzata dal fatto che avrebbe presto messo al mondo una bambina. Probabilmente non sapeva come comportarsi, nessuna mamma nasce mamma. Nessuna mamma mette al mondo una figlia, sapendo che a sedici anni sarà costretta a prostituirsi. Nessuna mamma mette al mondo una figlia, sapendo che a sedici anni sarebbe diventata orfana di padre, facendole perdere una parte fondamentale del suo percorso di crescita. Se avesse saputo la crudele realtà che avrebbe dovuto affrontare, probabilmente si sarebbe comportata diversamente. Rilegge ancora la fine del libro: "La vita non ha bisogno né di te né di me. Tu sei morto. Ora muoio anch'io. Ma non conta. Perché la vita non muore.'' Nonostante questa terribile tragedia, la vita va avanti. La morte del padre non la ostacolerà, perché avrebbe voluto il meglio per lei, ma non è semplice reagire, non è semplice non cadere nel dolore e nelle lacrime. Avrebbe voluto confidarsi con sua madre riguardo quella notizia che stamattina le ha spezzato il cuore, ma è tornata a casa e ne ha ricevuto un'altra peggiore. Oltre alla menopausa precoce, c'è un lutto da elaborare, ma una cosa è sicura: si toglierà dalla strada.


***"Lettera a un bambino mai nato'' Oriana Fallaci.




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